1 maggio 2024
"Mi è capitato più volte di parlare dell’importanza del voto con i miei studenti di quinta, di ricordare loro che si tratta di un diritto e un dovere civico. In quelle occasioni mi sono sentita in imbarazzo, perché spesso mi trovo costretta a rinunciare a quel diritto". Egle Potena, 36 anni, insegna storia e filosofia in un liceo scientifico di Brescia. È originaria di Larino, in provincia di Campobasso, e lì ha mantenuto la residenza perché – spiega a lavialibera – "non so per quanto tempo ancora resterò a Brescia". Per questo non è sicura di riuscire a recarsi alle urne per le europee dell’8 e 9 giugno: "Per raggiungere Larino ci vogliono nove ore di treno, altrettante per tornare qui. Per di più è il periodo della fine dell’anno scolastico, in cui i docenti sono impegnati tra scrutini ed esami". Potena fa parte dei quasi cinque milioni di italiani fuori sede, ovvero i cittadini che per motivi di lavoro o studio abitano in una provincia diversa da quella di residenza. Secondo lo studio sull’astensionismo commissionato dal governo Draghi e pubblicato nell’aprile 2022, si tratta di 4,3 milioni di lavoratori e 591mila studenti: una platea che corrisponde al 10 per cento del corpo elettorale e che, in assenza di una riforma dei meccanismi di accesso al voto, rischia di nutrire il cosiddetto "astensionismo involontario", quello di chi vorrebbe recarsi alle urne ma non può.
Puoi votare alle elezioni europee dell'8 e del 9 giugno 2024 se sei uno studente fuorisede che abita per un periodo di almeno tre mesi in un Comune fuori dalla propria Regione di residenza.
Importantissimo! Per potere votare, devi inviare al tuo comune di residenza il modulo (puoi scaricarlo qui) entro domenica 5 maggio. Puoi inviare il modulo via posta elettronica ordinaria o via posta certificata (pec), oppure tramite una persona delegata.
Non dimenticare di allegare:
Entro martedì 4 giugno 2024, il comune in cui abiti temporaneamente, ovvero comune capoluogo della regione in cui è situato il comune di temporaneo domicilio, rilascerà (anche in via telematica) un’attestazione di ammissione al voto con l’indicazione del numero e dell’indirizzo della sezione dove dovrai andare a votare. Al seggio, dovrai mostrare questa attestazione insieme a un documento d'identità e alla tua tessera elettorale.
Ricorda anche che se invece vuoi rientrare nel tuo comune di residenza per votare, ha diritto ad alcuni sconti per il viaggio.
Su questo fronte, l’Italia è parecchio indietro rispetto ai vicini: secondo uno studio realizzato da Open Evidence per la Commissione europea, nel 2018 il nostro e altri tre Stati membri (Malta, Cipro e Portogallo) erano gli unici a non offrire alternative al voto fisico nel luogo di residenza, se non l’allestimento di seggi speciali negli ospedali e negli istituti penitenziari. A maggio 2023, però, il Portogallo si è sfilato dalla lista, approvando una legge che permette di recarsi alle urne in qualunque seggio sul territorio nazionale. La maggior parte degli altri paesi europei offre diverse opzioni alternative al voto fisico nel luogo di residenza. In Spagna, per esempio, è possibile votare per posta gratuitamente: basta fare richiesta online o in ufficio postale indicando l’indirizzo desiderato. In Francia e Belgio è invece attivo il voto per procura, che permette all’elettore che non può recarsi al seggio di iscrizione di delegare qualcun altro perché lo faccia al posto suo. L’Estonia consente addirittura il voto online: alle politiche dell’anno scorso, per la prima volta al mondo, più della metà degli elettori ha scelto questa modalità.
In realtà, anche in Italia un passo avanti è stato fatto, ma solo per gli studenti e solo per le prossime europee: lo scorso 21 marzo, la Camera ha approvato in via definitiva il decreto legge che definisce le "disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell’anno 2024". Tra le misure, la "disciplina sperimentale per l’esercizio del diritto di voto da parte degli studenti fuori sede" in occasione delle europee dell’8 e 9 di giugno. Il testo prevede che i cittadini italiani, che per motivi di studio vivono in una regione diversa da quella in cui è registrata la residenza, possano partecipare alle consultazioni secondo due modalità: si potrà votare nel comune di domicilio temporaneo se questo si trova nella stessa circoscrizione elettorale di quello di residenza, dato che le schede sono identiche. Altrimenti, bisognerà spostarsi in seggi speciali allestiti nel capoluogo di regione, dove l’elettore troverà la scheda con i candidati che corrono per la circoscrizione nella quale è iscritto.
Elezioni 2024, Rosy Bindi: "L'Europa a un bivio storico"
La sperimentazione approvata riguarda solo i 600mila studenti fuori sede e solo le prossime europee. Restano esclusi 4,3 milioni di lavoratori
"È un primo, piccolo passo avanti che finalmente permetterà a quasi 600mila cittadini di esercitare un loro diritto – dice a lavialibera Thomas Osborn, uno dei portavoce del comitato Voto dove vivo –. Rimangono però alcuni problemi. Il primo è che il 10 giugno ci ritroveremo nella stessa situazione di prima, senza una legge sul voto fuorisede. Secondo: questa sperimentazione riguarda solo gli studenti, che rappresentano solo un quinto di tutti i cittadini fuori sede. Terzo: le modalità di accesso al voto non sono semplicissime, e la finestra per fare richiesta è breve. Speriamo venga avviata immediatamente una campagna di informazione per far conoscere a tutti gli elettori interessati questa possibilità".
Il decreto ha fissato al 4 maggio il termine per inviare la domanda al comune di iscrizione elettorale, il quale entro il 19 dello stesso mese dovrà verificare il rispetto dei requisiti e trasmettere la richiesta al comune di domicilio temporaneo o al capoluogo di regione. Questi dovranno rilasciare all’elettore fuori sede un’attestazione di ammissione al voto, con l’indicazione del seggio a cui recarsi "entro il quinto giorno antecedente la data della consultazione", ovvero lunedì 3 giugno. Per i capoluoghi si aggiunge l’onere di disporre seggi speciali dove far trovare le schede destinate agli elettori iscritti in altre circoscrizioni. Una sfida non da poco per comuni come Bologna, primo in Italia per numero di studenti fuori sede e capoluogo di una regione che ne ospita in tutto 80mila. Contattato da lavialibera, l’ufficio elettorale della città emiliana dichiarava a inizio aprile di aspettarsi numeri nell’ordine delle migliaia, ma di non aver ricevuto indicazioni operative dal ministero dell’Interno.
Fantapolitica! Giovani che sognano un'altra politica
Non potrà in ogni caso sfruttare questo meccanismo Federica Taibi, studentessa di ingegneria meccanica all’università di Palermo originaria di Ravanusa, nell’agrigentino: la sperimentazione, infatti, non si applica ai fuori sede che abitano nella stessa regione del comune di residenza. Così rinuncerà al voto: "Ci vogliono tre ore ad andare e altrettante a tornare – spiega –. Non posso permettermi di perdere una giornata proprio all’inizio della sessione di esami". Insomma, le condizioni di accesso al nuovo meccanismo non favoriscono di certo la partecipazione di chi è già lontano dalla politica.
Non è più rosea la situazione degli italiani residenti all’estero: il voto per corrispondenza previsto per le politiche e i referendum non è attivo per le europee, mentre potrà votare nelle ambasciate e nei consolati soltanto chi risiede in Stati membri dell’Unione. Ai quasi tre milioni di connazionali aventi diritto e residenti al di fuori dell’Ue rimangono quindi due opzioni: accollarsi i costi del rientro in Italia per votare nel comune di iscrizione elettorale o rinunciare a un proprio diritto. Anche in questo caso, non facciamo buona figura a confronto dei vicini: secondo i dati raccolti dal Servizio ricerca del parlamento europeo lo scorso febbraio, l’Italia è l’unico Stato membro insieme alla Bulgaria (e il solo tra i fondatori) a consentire il voto all’estero solo ai connazionali che risiedono in Ue. Peggio di noi solo Repubblica Ceca, Irlanda, Malta e Slovacchia, che non contemplano in alcun modo il voto al di fuori dei propri confini.
Elezioni: occasione per ripensare il futuro dell'Unione
Claudio Ceruti, 39 anni, lavora come ricercatore a Londra. Originario della provincia di Bergamo, si è trasferito nel Regno Unito nel 2018, due anni dopo il referendum sulla Brexit e due anni prima dell’effettiva uscita del Paese dall’Unione. A lavialibera racconta come aver vissuto da vicino questo passaggio abbia rafforzato in lui l’attaccamento al progetto europeo. Eppure non potrà dire la sua quando, il prossimo giugno, gli oltre 400 milioni di elettori dell’Unione saranno chiamati alle urne per rinnovare il parlamento: "Ho sempre votato e vorrei farlo anche questa volta perché so quanto sia importante, ma dovrò rinunciare perché non riesco a tornare in Italia". Amici e colleghi nella sua stessa situazione ma provenienti da altri paesi Ue potranno partecipare alle consultazioni senza muoversi dal Regno Unito, chi per corrispondenza, chi delegando un conoscente, chi recandosi in ambasciata o consolato. In occasione delle politiche e dei referendum del 2022, Claudio ha potuto votare per posta da Londra. "Non capisco perché questa possibilità venga negata alle europee".
Per politiche e referendum, i residenti all'estero possono votare per corrispondenza. Per le europee verranno disposti seggi nei consolati, ma solo nei paesi Ue, escludendo 3 milioni di italiani
Lo scorso marzo, la maggioranza ha respinto un emendamento al "decreto elezioni" che avrebbe impegnato il governo "ad adottare le opportune iniziative normative" per permettere il voto dai paesi extra-Ue a partire dalle elezioni europee successive a quelle di giugno. Il governo l’ha poi accettato come ordine del giorno non vincolante, ma modificandolo con la più vaga formula "si impegna a valutare l’opportunità di adottare eventuali iniziative".
La stessa Commissione europea, nelle sue raccomandazioni in vista del voto pubblicate lo scorso dicembre, invitava gli Stati membri a "proporre strumenti accessibili e di facile uso per l’iscrizione dei candidati e degli elettori, tenendo conto delle esigenze dei diversi gruppi, compresi i cittadini residenti all’estero, anche consentendo l’accesso a specifici meccanismi di voto, per via elettronica, al fine di sostenere un’elevata affluenza alle urne e la piena partecipazione dei cittadini al processo democratico". "Ora serve una legge definitiva valida per tutte le elezioni e per tutti i fuorisede – riprende Osborn –. Noi abbiamo proposto la formula del voto anticipato presidiato per chiunque si trovi in un comune diverso da quello di residenza per motivi di studio, lavoro o cura".
Votare a 16 anni? L'opinione di Rosy Bindi
La proposta ha messo d’accordo tutte le forze di opposizione, che l’hanno presentata alla Camera nell’aprile del 2023. La maggioranza ha però stravolto il testo, trasformandolo in una legge-delega che impegnava il governo a legiferare sulla materia entro 18 mesi, ma solo per le elezioni europee e i referendum. Il portavoce di Voto dove vivo vede il bicchiere mezzo pieno: "Ora che anche il centrodestra sembra riconoscere l’importanza della questione, chiediamo che tutte le forze politiche si siedano a un tavolo per arrivare a una proposta condivisa. Sarebbe un bel segnale per la nostra democrazia".
La tua donazione ci servirà a mantenere il sito accessibile a tutti
Record di presenze negli istituti penali e di provvedimenti di pubblica sicurezza: i dati inediti raccolti da lavialibera mostrano un'impennata nelle misure punitive nei confronti dei minori. "Una retromarcia decisa e spericolata", denuncia Luigi Ciotti
La tua donazione ci servirà a mantenere il sito accessibile a tutti