Abuso di farmaci, il primario Paolo Cotogni. Foto: M. Panzarella
Abuso di farmaci, il primario Paolo Cotogni. Foto: M. Panzarella

Abuso di medicine, l'esperto: "Non demonizziamo i farmaci"

L'abuso di certe medicine può dare effetti negativi. Ma assumerne una che dà assuefazione "non significa diventare farmacodipendente". Intervista a Paolo Cotogni, direttore della struttura complessa di Terapia del dolore e Cure palliative all'ospedale Molinette di Torino

Marco Panzarella

Marco PanzarellaRedattore lavialibera

1 luglio 2024

C'è il paziente che si opera al setto nasale e non riesce a interrompere l’assunzione dell’antidolorifico prescritto per il dolore post operatorio, un farmaco con codeina, sostanza che nel fegato si trasforma in morfina. La persona che soffre di mal di schiena e cerca dosi sempre maggiori di oppiacei, perché non hanno un effetto analgesico sufficiente. E ancora, chi attraversa un momento complicato e trova sollievo inghiottendo più volte la pastiglia di ansiolitico. Le cause che sottendono alla farmacodipendenza – il bisogno di utilizzare un farmaco in maniera compulsiva, ripetuta ed eccessiva rispetto alla prescrizione medica – sono molte e possono avere un’origine sia fisica sia psicologica, il che rende complesso il processo di disintossicazione. "Antidolorifici, sonniferi, stimolanti, antidepressivi, barbiturici e ansiolitici sono i farmaci che più di altri possono dare dipendenza – spiega Paolo Cotogni, direttore della struttura complessa di Terapia del dolore e Cure palliative all’ospedale Molinette di Torino –. Non deve sorprendere che in Italia si registri in media un consumo elevato di benzodiazepine, intesi come ansiolitici, ipnotici e sedativi, di oltre 50 dosi giornaliere ogni mille abitanti". 

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