Strasburgo, 17 settembre 2024. L'ex primo ministro italiano Mario presenta il report sul futuro della competitività europea. Epa/Teresa Suarez
Strasburgo, 17 settembre 2024. L'ex primo ministro italiano Mario presenta il report sul futuro della competitività europea. Epa/Teresa Suarez

Pfas cancerogeni, ma per Mario Draghi servono alla transizione verde

L'ex primo ministro italiano Mario Draghi si è detto contrario alla messa al bando dei pfas in Europa, ritenendoli necessari per la produzione di tecnologie green come le batterie per le auto elettriche. Intanto negli scarichi industriali dello stabilimento Syensqo Solvay di Alessandria, si teme la presenza di nuovi composti tossici

Laura Fazzini

Laura FazziniGiornalista

18 settembre 2024

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Nell’ultimo report sulla competitività industriale per l’Europa, presentato dall’ex primo ministro italiano Mario Draghi, è emerso il solito dilemma salute o lavoro, ma con nuovo protagonista: i pfas. Sostanze tossiche per l’uomo e per l’ambiente, sono stata indicate come indispensabili per la transizione verde, il processo che, almeno nelle intenzione, punta a liberare il pianeta dai combustibili fossili attraverso lo sviluppo di tecnologie green. “Un possibile divieto imminente di una serie di sostanze pfas – ha detto l’ex premier ed ex presidente della Banca centrale europea – avrebbe un impatto sull'uso di sostanze necessarie per la produzione di tecnologie pulite (batterie ed elettrolizzatori), per le quali attualmente non esistono alternative”.

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Pfas, la competitività prima della salute

Le parole di Draghi si riferiscono alla possibile restrizione richiesta da cinque paesi europei (Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia), che dal 2022 stanno lavorando per mettere al bando la produzione e l’utilizzo di questi composti cancerogeni, come ha dimostrato l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc).

Per Draghi quindi pfas come l’Aquivion – prodotto da Syensqo Solvay e destinato all’idrogeno verde – devono continuare a essere prodotti, in quanto non esistono composti chimici alternativi che consentano all’Europa di competere ad armi pari con la Cina, dove non vi è alcuna restrizione sulla produzione di pfas. La posizione di Draghi è condivisa dal governo guidato da Giorgia Meloni, che alla fine del 2023, attraverso il ministero del Made in Italy, ha destinato circa 3 milioni di euro al polo chimico di Spinetta Marengo, una frazione di Alessandria.

Per Draghi pfas come l’Aquivion devono continuare a essere prodotti, perché non esistono composti chimici alternativi che consentano all’Europa di competere ad armi pari con la Cina

Poco importa che nel torrente Bormida i ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) abbiano riscontrato tracce di Aquivion: il progresso viene prima di tutto, anche se mette a repentaglio la salute dei cittadini. Nel frattempo, per cercare di tamponare la situazione il dirigente del Dipartimento Igiene alimenti e nutrizione dell’Asl di Alessandria, Paolo Merlo, ha proposto di estendere un’ordinanza comunale per vietare l’uso dei pozzi privati per scopo irriguo.

Pfas: le promesse della Regione Piemonte

Mercoledì 11 settembre, durante il tavolo tecnico sui pfas convocato al Comune di Alessandria, la relazione del Cnr ha evidenziato la probabile presenza di nuovi pfas nello scarico industriale Solvay. Si tratterebbe di sostanze rilasciate durante il processo di produzione di Aquivion, il composto chimico di punta di Syensqo Solvay. Per avere la certezza che si tratti proprio di quei composti, serve però che l’azienda produttrice fornisca del materiale di riferimento, così da potere eseguire una comparazione con i campioni sospetti.

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“Al momento cerchiamo i composti che la ditta ha dichiarato di produrre, degli altri non possiamo occuparcene”, spiega Marta Scrivanti, direttrice di Arpa Alessandria, che ha poi specificato di non poter chiedere direttamente alla ditta questi standard.

Pfas: in Piemonte una task force per monitorare i cittadini

Pochi giorni dopo l’annuncio di Draghi e il tavolo tecnico dove è emersa la presenza di possibili, nuovi pfas, il 12 settembre la Regione Piemonte ha organizzato una conferenza stampa presieduta dal neo assessore alla Sanità Federico Riboldi, che ha annunciato la creazione di una task force che analizzi periodicamente il sangue delle persone che risiedono nei pressi dello stabilimento Solvay, nonché l’eventuale presenza di sostanze tossiche nell’aria e negli alimenti. Per la task force la Regione ha stanziato 3 milioni di euro e nei prossimi 36 mesi verranno eseguite le analisi del sangue alle persone che vivono entro i 10 chilometri dal polo chimico.

Caso Solvay, c'è Pfas nel sangue dei residenti

“Sono qui per metterci la faccia, da ex sindaco di Casale Monferrato so cosa vuol dire ammalarsi per esposizione a sostanze pericolose. Non vi lasceremo da soli”, ha detto Riboldi, di fatto il primo esponente della Regione che dialoga con il territorio. L’assemblea era stata chiesta a gran voce dalle associazioni ambientaliste e sociali, che a giugno avevano spedito una pec per un incontro con il governatore Alberto Cirio e l’assessorato alla Sanità.

Pfas: dati ambientali e sanitari, una contaminazione evidente

Durante l’incontro con la Regione, sono stati presentati i dati del sangue raccolti nel primo biomonitoraggio regionale. “Solo 29 persone hanno risposto alla chiamata di febbraio 2024, un campione molto piccolo che mostra però in tutti i soggetti  analizzati la presenza di pfas”, ha spiegato Enrico Bergamaschi, ordinario di medicina del lavoro all’Università di Torino, che ha elaborato le analisi. Bergamaschi si è concentrato sui composti presenti nel territorio, soprattutto i due pfas prodotti esclusivamente da Solvay, il cC6O4 e la miscela ADV.

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“La ricerca ha portato la mediana a 22 microgrammi per litro, quando abbiamo escluso ADV e cC6O4 abbiamo ottenuto una mediana di 11 microgrammi”. I valori riscontrati sono stati incorniciati nei limiti posti dalla comunità europea, che ha fissato come soglia di pre-allerta sanitaria i 20 microgrammi per litro: oltre questo valore, aumenta il rischio di contrarre patologie quali tumori al rene e al testicolo, colite ulcerosa e ipertensione. In sei persone facenti parte del campione oggetto di analisi, i valori soglia risultano superati e per questo motivo sono stati invitati a rivolgersi al medico di base ed eseguire delle visite specialistiche.

Pfas oltre i valori limite aumentano il rischio di contrarre patologie quali tumori al rene e al testicolo, colite ulcerosa e ipertensione

Bergamaschi ha confrontato i suoi dati con quelli raccolti nell’agosto 2023, in modo indipendente, da una televisione belga e da tre associazioni del territorio (Stop Solvay,Anemos e Greenpeace). Bergamaschi ha aggiunto che “il pfoa ritrovato nel nostro campionamento, cancerogeno dal 2023,  ha valori simili anche nei due studi. La mediana è di 7 microgrammi per litro, ma chissà quanto era negli anni precedenti, visto che ogni tre anni si dimezza nel sangue”.

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Il problema principale adesso è capire la pericolosità dei due prodotti di Solvay Syensqo. “Su Adv e cC6O4 non abbiamo letteratura scientifica sufficiente per capirne la pericolosità. C’è un studio della clinica del lavoro di Milano sugli operai Solvay, che dimostra come tra i lavoratori ci siano impatti per i lipidi e le piastrine”, ha osservato Bergamaschi. Una correlazione quindi con il sistema metabolico che la letteratura scientifica già da dieci anni conferma essere il sistema bersaglio di queste sostanze.

Pfas nell’aria: le associazioni chiedono alla Regione di fissare dei limiti

Nel corso dell’assemblea la presidente di Legambiente Ovada, Michela Sericano, ha chiesto all’assessore di intervenire per arginare i pfas presenti nell’aria. “Sappiamo che la nostra esposizione è dovuta alle sostanze emesse dai camini, la Regione ha tutte le facoltà per stabilire dei limiti”.

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Sulla stessa linea l’associazione Anemos, con il portavoce Riccardo Ferri che ha ricordato come “la Regione ha convocato questa assemblea scrivendo che si sarebbe discusso dell’eventuale contaminazione da pfas, ma il termine ‘eventuale’ non è esatto perché siamo esposti da decenni a questi contaminanti, tant’è che li abbiamo nel sangue. Finora abbiamo speso i nostri soldi per sapere come stiamo”.

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