Schiuma nel torrente Bormida, in prossimità della Solvay Syensqo di Spinetta Marengo
Schiuma nel torrente Bormida, in prossimità della Solvay Syensqo di Spinetta Marengo

Pfas, l'acqua sotto la Solvay è la più contaminata d'Europa

Nella falda sottostante lo stabilimento di Alessandria misurati livelli fuori norma di cC6O4, composto prodotto soltanto dalla multinazionale belga. La notizia è emersa durante la riunione del tavolo tecnico tra enti pubblici. Ora la fabbrica rischia di chiudere

Laura Fazzini

Laura FazziniGiornalista

16 aprile 2024

Le acque di falda che scorrono sotto lo stabilimento Solvay (oggi Syensqo) di Spinetta Marengo sono le più contaminate d’Europa, con valori altissimi del composto pfas cC6O4 – oltre 220mila microgrammi per litro – prodotto esclusivamente dalla multinazionale belga operante nel settore chimico e delle plastiche.

Ammissione di colpa

La notizia è emersa questa mattina durante la riunione del tavolo tecnico permanente che coinvolge gli enti pubblici del territorio – non era presente per motivi di salute il sindaco di Alessandria Giorgio Abonante – ed è “certificata” da un documento ufficiale redatto da Solvay Syensqo. Un’autodenuncia recapitata il 20 marzo al Servizio tutela dell’ambiente del Comune di Alessandria, con l’azienda che denuncia “il rilevamento di concentrazioni estremamente elevate” del suo pfas cC6O4 nell’area interna al sito industriale dove è attiva la Mipre (Messa in sicurezza preventiva), un sistema che serve a ripulire l’acqua utilizzata dallo stabilimento durante la produzione delle sostanze chimiche, che finisce poi nella falda sottostante il polo chimico.

Al tavolo tecnico non ha partecipato il sindaco di Alessandria Giorgio Abonante, che ha giustificato la sua assenza con motivi di salute

Il direttore del Servizio di tutela ambientale ha inviato l’autodenuncia agli enti territoriali preposti al monitoraggio ambientale e sanitario – Arpa Alessandria e Asl – includendo anche la Provincia, il Comune, la prefettura e la stessa Solvay Syensqo. Per capire meglio l’entità del danno ambientale – i pfas una volta immessi nell’ambiente sono difficili da bonificare –, basti pensare che già nel marzo del 2023 Arpa Alessandria aveva riscontrato nello stesso punto oltre 2mila microgrammi per litro di cC6O4, quando il valore soglia fissato nel 2016 dall’Istituto superiore di sanità per il pfhxa (che ha una struttura simile al cC6O4) è pari a 1 microgrammo per litro, ossia 2mila volte inferiore a quello misurato da Arpa Alessandria.

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Un ulteriore paragone si può fare con lo scarico dell’altra produttrice di pfas in Italia, la vicentina Miteni, fallita nel 2018. Nel 2013 l’azienda veneta scaricava il pfoa a 2mila 953 microgrammi per litro nella fognatura, un valore fuorilegge ma comunque 100 volte inferiore al cC6O4 trovato a marzo 2024 nella falda alessandrina. Nella nota di marzo 2024 Solvay Syensqo ha avvisato il Comune di aver sospeso precauzionalmente la produzione di pfas attraverso il reattore E, proprio per approfondire le cause dei valori fuori controllo di cC6O4.

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“Si richiede – si legge – come siano garantite le condizioni di sicurezza presso altre parti di impianto, qualora potenzialmente interessate da un evento accidentale, al momento non individuato”. Solvay Syensqo ha chiuso il reattore E mentre il Comune di Alessandria ha chiesto alla Provincia di compiere “tutte le valutazioni del caso circa l’opportunità di mantenere in atto la produzione In attesa degli aggiornamenti succitati, da trasmettersi nel minor tempo tecnico possibile non appena disponibili”.

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Secondo i referenti di Arpa presenti oggi al tavolo tecnico, a causare la contaminazione sarebbe stato il deterioramento della canaletta di scarico delle acque di produzione, che finiscono poi nel torrente Bormida. Per Arpa e Solvay Syensqo il danno coinciderebbe con la rottura di due valvole del reattore E, necessarie a trattare le acque contaminate da pfas, avvenuta a fine marzo in coincidenza del cattivo tempo.

Secondo Arpa a causare la contaminazione sarebbe stato il deterioramento della canaletta di scarico delle acque di produzione, che finiscono poi nel torrente Bormida

Nei giorni scorsi il Comune di Alessandria ha chiesto ad Arpa di eseguire dei controlli mirati sui pozzi destinati alla pulizia dell’acqua utilizzata nella produzione, includendo anche analisi sui pozzi esterni, così da individuare possibili contaminazioni esterne. Il 13 aprile, inoltre, è stata trovata della schiuma nel Bormida, proprio in prossimità dello scarico Solvay Syensqo, raccolta dai tecnici Arpa. Una schiuma simile è stata rinvenuta nella vasca interna a Solvay Syensqo, destinata alla gestione delle acque di scarico post produzione dei pfas.

Le giustificazioni della multinazionale

Sempre nella mattinata odierna il Comune di Alessandria ha ricevuto una delegazione di Solvay Syensqo, chiamata a relazionare su questi eventi straordinari. La società di consulenza esterna che si occupa dei pozzi necessari a ripulire le acque contaminate dai pfas per conto della multinazionale ha confermato la presenza oltre i limiti di cC6O4, spiegando che ciò sarebbe dovuto alle piogge intense che hanno interessato la zona nei giorni scorsi, che avrebbero fatto alzare la falda, a sua volta già contaminata del terreno impregnato di pfas. I tecnici di Solvay Syensqo hanno, inoltre, spiegato che la schiuma raccolta da Arpa nei pressi dello scarico non è dovuta al rilascio industriale, ma probabilmente a una contaminazione a monte del polo chimico.

Biomonitoraggio e dati dell’aria

Oltre ai dati ambientali, durante il tavolo tecnico di questa mattina l’Asl di Alessandria ha annunciato di aver terminato l’elaborazione dei dati relativi al primo biomonitoraggio rivolto ai cittadini che avevano consegnato alimenti risultati positivi ai pfas. Non ci sono ancora numeri certi, ma in molti campioni è stata riscontrata la presenza di Adv - una miscela di composti pfas – e del composto cC6O4, entrambi di produzione Solvay.

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Nello stesso tavolo tecnico Arpa Alessandria ha presentato una prima parte dei valori di cC6O4 e Adv nel deposimetro in centro ad Alessandria, vicino all’Istituto tecnico Alessandro Volta. Malgrado i dati non siano ancora ufficiali, Arpa ha confermato che le due sostanze sono presenti nell’aria con concentrazioni elevate. Presenza inferiore, invece, è stata registrata nel deposimetro posto sempre da Arpa a Montecastello, piccolo comune dell’Alessandrino, dove a giugno 2020 il sindaco è stato costretto a chiudere il pozzo di acqua potabile per concentrazioni di cC6O4 oltre i 500 nanogrammi per litro.

Le possibili conseguenze

Alla luce dei nuovi dati il sindaco di Alessandria Giorgio Abonante, nelle vesti di ufficiale sanitario, sarebbe legittimato ad arrestare temporaneamente la produzione degli impianti, ma oggi il primo cittadino era assente e non è dato sapere al momento se deciderà per lo stop. La Provincia di Alessandria, in quanto ente preposto a rilasciare le autorizzazioni integrate ambientali, ha invece la possibilità di sospendere le attività, sempre in via precauzionale, per seguire le prescrizioni necessarie a fermare l’inquinamento.

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Oggi, però, i tecnici della Provincia non hanno proposto nessuna azione che vada in questa direzione. Ci sono poi il ministero dell’Ambiente, la procura e la prefettura, che possono ordinare una chiusura straordinaria del sito, con il sequestro preventivo, ma al momento dagli uffici non è partito alcun provvedimento.

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