18 gennaio 2024
“Al momento le persone stanno rispondendo bene, l’obiettivo è di contattare e prenotare tutti i soggetti potenzialmente interessati nel corso delle prossime settimane. Dovremmo fare abbastanza in fretta”. Così un referente dell’Asl Alessandria, dove da martedì 16 gennaio il personale sanitario ha cominciato a eseguire gli esami del sangue alle persone – che hanno aderito su base volontaria – residenti nei pressi della Solvay Solexis (dall’8 dicembre 2023 Syensqo) di Spinetta Marengo, frazione di Alessandria, la multinazionale che produce composti perfluoroalchilici meglio conosciuti come Pfas, dannosi per la salute umana.
Solvay di Spinetta Marengo: Pfas nel sangue dei residenti
Dopo il parere favorevole del Comitato etico della Regione Piemonte, arrivato lo scorso 21 dicembre, l’Asl di Alessandria può adesso certificare l’esposizione sanitaria ai Pfas, il cui capostipite Pfoa è considerato cancerogeno da parte dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc).
Non potendo visionare direttamente il Piano, che al momento la Regione Piemonte non rende consultabile, proviamo a ricostruire i passaggi più importanti della vicenda attraverso le voci dei protagonisti. Il dipartimento Sanità ha spiegato che saranno circa 130 gli individui che si sottoporranno agli esami, su una popolazione potenziale di 25mila persone.
Uno studio conferma: "Pfoa cancerogeno e tossico"
L’obiettivo è cercare nel loro sangue tracce di 14 Pfas, tra cui il cC6O4 e la miscela Adv, due composti brevettati e prodotti esclusivamente da Solvay, già trovati nei due campionamenti alimentari iniziati tre anni fa. L’Adv, mai autodenunciato dalla ditta fino al 2020, è una miscela di composti Pfas, una struttura di fluoro e carbonio di più coppie che può essere paragonato come persistenza nell’ambiente al Pfoa, considerato cancerogeno e vietato dal 2013. Cavoli, uova e latte prodotti entro i cinque chilometri dall’azienda, hanno dimostrato valori alti di Adv e cC6O4 per due tornate di analisi, cominciate nel 2021 e tuttora in corso, con una terza raccolta iniziata poche settimane fa.
I valori scendono allontanandosi dalla fonte di emissione, anche se le ricadute rimangono fino a 25 chilometri di distanza verso sud-ovest. I responsabili del Piano spiegano che per risalire alla via principale di assunzione dei composti tossici, si è preferito analizzare il sangue di chi mangia e coltiva questi prodotti. Gli alimenti, circa 30 campioni, sono stati raccolti nella zona di massima ricaduta dei Pfas Solvay seguendo i dati di Arpa Alessandria, che dal 2021 cerca in atmosfera questi composti.
Pfas Solvay: chiesto rinvio a giudizio per dirigenti
La contaminazione da Pfas nell’Alessandrino è dovuta prevalentemente all’emissione in aria dei camini Solvay: l’Asl di Alessandria chiamerà direttamente chi ha offerto gli ortaggi ma gli esami del sangue sarà estesi all’intero nucleo familiare esposto. Un questionario telefonico dovrebbe, infatti, includere la famiglia che si alimenta di quell’ortaggio o di quelle uova. Il dipartimento Sanità spiega che sarà presa in carico l’intera famiglia, portando a una presenza di giovani e anziani omogenea. Saranno inclusi anche i lavoratori Solvay, nell’eventualità che questi ricadano nelle analisi alimentari.
La difficoltà principale del Piano è risalire alla via di esposizione, dopo che nel 2013 in Veneto l’emergenza era scattata a seguito del ritrovamento nelle acque potabili di centinaia di nanogrammi di Pfas. I veneti, oltre 350 mila esposti, sono stati costretti a non utilizzare l’acqua del rubinetto e, a partire dal 2017, vengono chiamati periodicamente dal laboratorio Pfas regionale per sottoporsi a esami che cercano i composti nel sangue.
In Piemonte, la difficoltà principale del Piano regionale è risalire alla via di esposizione: nel 2013 in Veneto l’emergenza era scattata dopo il ritrovamento nelle acque potabili di centinaia di nanogrammi di Pfas
Una presa in carico enorme, che a oggi è costata alla Regione 4 milioni di euro, che si basa sulla presenza di Pfas nell’acqua, la matrice studiata a livello mondiale da tutti gli enti di ricerca e prevenzione. In Piemonte, Alessandria ha davanti a sé una sfida nuova: l’aria. Finora solo l’industria produttrice, Solvay Solexis, ha prodotti studi al riguardo: nel 2002 aveva analizzato il Pfoa nell’atmosfera degli ambienti di lavoro dello stabilimento, uno studio voluto dal medico interno dell’azienda Miteni di Trissino, in provincia di Vicenza, che ha gestito fino a pochi anni fa l’esposizione dei lavoratori alessandrini.
Processo Pfas, censure di Miteni all'Istituto superiore di sanità
Inoltre, Solvay Solexis ha l’obbligo di consegnare ogni anno allo Spresal – l’ufficio sanitario locale che si occupa dei lavoratori esposti a sostanze chimiche – le analisi sanitarie dei propri dipendenti. Dati esclusivi di Solvay consultabili solo dagli organi istituzionali, che non sono stati richiesti per costruire il Piano di biomonitoraggio sugli spinettesi esposti.
A gennaio 2023 l’epidemiologo Dario Consonni, dal 2008 assistente del medico interno di Miteni per i Pfas, ha pubblicato i dati degli operai Solvay esposti ai composti Pfoa, cC6O4 e Adv. Il medico è docente al Policlinico di Milano, clinica del lavoro di Solvay dal 2014. Nel periodo tra il 2004 e il 2021 lo studio indica come valore massimo del cancerogeno Pfoa 1.900 microgrammi per litro (la soglia tollerabile per l’Istituto superiore di sanità (Iss) è 0,008 microgrammi per litro), mentre per l’Adv è di 486 microgrammi.
Nelle discariche di Torino ci sono Pfas della Solvay
Lo studio si conclude con i dati più recenti, che dimostrano un dimezzamento costante dei valori, arrivati a 14 microgrammi per il Pfoa e 86 per l’Adv. Il cC6O4, prodotto dal 2013 dalla ditta e denunciato solo nel 2019, cresce invece da 3 a 16 microgrammi per litro. Il composto, malgrado non ci siano studi di tossicità prodotti da organi esterni qual è l’Istituto superiore di sanità, ha ottenuto un ampliamento della produzione nel 2021.
Consonni scrive che il dimezzamento del Pfoa e Adv è dovuto all’aumento della protezione individuale dei singoli operai. Ma come fanno i residenti ad aumentare la protezione se questi composti fuoriescono dai camini e ricadono nel suolo? Il Dipartimento di Sanità non ha potuto visionare gli studi di tossicità dell’Adv e del cC6O4 della ditta, non ha chiesto pareri sulla tossicità dei due Pfas, ma si basa sulle pubblicazioni scientifiche che dimostrano un’emivita breve nel sangue del cC6O4, che scompare in poche settimane, “mentre per l’ADV sappiamo che è una miscela di Pfas corti e lunghi, li faremo cercare tutti e ricadranno nella somma di Pfas trovati”, spiegano.
Le associazioni di cittadini locali, come Anemos e Comitato Stop Solvay, chiedono da giorni di visionare il Piano di biomonitoraggio e una presentazione ufficiale da parte delle istituzioni, ma il dialogo, purtroppo, è sempre mancato. Dalla sentenza per disastro ambientale emessa contro Solvay nel 2019, non c’è mai stato un incontro aperto al pubblico con la Regione Piemonte.
Ad Alessandria, le associazioni di cittadini locali chiedono di visionare il Piano di biomonitoraggio e una presentazione ufficiale da parte delle istituzioni, ma il dialogo purtroppo è sempre mancato
Nel 2017 la Regione Veneto costruì, invece, un percorso di informazione tramite serate organizzate nei comuni coinvolti, coinvolgendo sindaci, associazioni e medici. I soli dati che hanno in mano i residenti alessandrini sono le analisi del sangue prodotte dall’università di Liegi, che nel settembre 2023 per conto della televisione belga Rtfb. ha cercato alcuni Pfas, tra cui il Pfoa, nel sangue di 51 residenti.
“Sono dati importanti che prendiamo in considerazione, in quanto confermano che l’esposizione esiste”, spiega il Dipartimento Sanità della Regione Piemonte – che per questo primo piano di biomonitoraggio ha stanziato 70mila euro –, aggiungendo che “chi di queste 51 persone supera i 20 microgrammi per litro di Pfas (10 casi), sarà segnalato ai medici di base. Stiamo cercando i finanziamenti per analisi specifiche su alcuni organi”.
Di queste 51 persone che in Belgio, su base volontaria, si sono sottoposte alle analisi non si saprà il valore nel sangue dei due composti più diffusi in ambiente e nei vegetali. Un grande ostacolo finora per la ricerca nel sangue è l’opposizione totale della multinazionale a cercare nella matrice sangue i propri Pfas. Due giorni prima dell’ingresso dei carabinieri nello stabilimento, che ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio per disastro ambientale dovuto a Pfas, nel febbraio 2021 l’azienda ha vietato la vendita dello standard del cC6O4, riaprendo solo a fine 2022 l’acquisto tramite un nuovo laboratorio di Bologna e solo per analisi ambientali.
Alessandria, il sindaco promette lo studio sui Pfas, ma non ha i fondi
Il Dipartimento Sanità, che ha dato in mano le analisi al laboratorio di Tossicologia ed epidemiologia industriale dell'Azienda ospedaliero universitaria di Torino, ha ottenuto tutti gli standard tramite un incontro diretto con la ditta, grazie all’azione della Procura di Alessandria. Gli esiti di questi primi esami saranno presentati nelle prossime settimane attraverso una serata di confronto tra la Regione Piemonte e i medici di famiglia, che dovranno prendersi carico degli eventuali valori anomali. Rimane in silenzio invece il Comune di Alessandria, che continua ad avere incontri con la Regione sul tema, in particolare sulla possibile correlazione tra Pfas e patologie. Il sindaco Giorgio Abonante, dopo le promesse fatte in campagna elettorale, non risponde più alla richiesta specifica.
Intanto, è stata fissata al prossimo 4 marzo l'udienza preliminare dopo la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dei due dirigenti Solvay, Stefano Bigini e Andrea Diotto, indagati per disastro ambientale. Tra le 60 persone offese figurano anche il ministero dell'Ambiente, Regione Piemonte e decine di residenti esposti da decenni ai composti Pfas.
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