11 ottobre 2023
Il governo italiano ha destinato circa 3 milioni di euro allo stabilimento Solvay Solexis di Alessandria per continuare a produrre Aquivion, un composto perfluorurato della grande famiglia dei Pfas, sostanze che la Commissione europea ha intenzione di mettere al bando in quanto ritenuti dannosi per la salute e l'ambiente. Aquivion serve per realizzare celle a combustibile di ultima generazione e batterie a flusso, considerate fondamentali per produrre idrogeno verde.
Di idrogeno verde si parla da decenni e oggi è considerato uno dei pilastri della politica sostenibile europea, degno sostituto di petrolio e carbone. Sul sito della Commissione europea, all’interno dell’enorme contenitore Green Deal si legge che l’energia pulita, prodotta cioè da fonti rinnovabili, dovrà nascere proprio dall’idrogeno verde. Da luglio 2020 esiste addirittura un’alleanzatra imprese private e istituzioni nazionali per sviluppare sistemi innovativi che mirino alla produzione di idrogeno verde. Ed è qui che fa il suo ingresso Solvay.
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Nel 2018 il ministero dello Sviluppo economico ha creato il fondo Fabbriche Intelligenti, che raggruppa una serie di finanziamenti da erogare tramite protocolli con le regioni e indirizzati alle imprese che sviluppano tecnologia innovativa, destinata alla produzione di energia da fonti rinnovabili: la risposta perfetta alla chiamata internazionale del Green Deal. A novembre 2019, Solvay speciality polymers ha depositato al ministero la richiesta di finanziamenti per il suo nuovo piano industriale, denominato “Progetto per sviluppo di materiale per celle a combustibile e batterie a flusso con realizzazione di impianto pilota”.
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Con in mano questo progetto, a inizio 2020, il ministero ha contattato le due regioni che ospitano i siti della Solvay, Lombardia e Piemonte, per chiedere di finanziare con il protocollo di intesa Fabbriche Intelligenti la richiesta di 22 milioni di euro presentata dalla multinazionale. Poco importa che poche settimane prima Solvay fosse stata condannata per disastro ambientale colposo e il ministero dell’Ambiente, costituitosi parte civile al processo, avesse chiesto 100 milioni di euro per la bonifica dell’intero polo industriale di Spinetta Marengo, frazione del comune di Alessandria.
A inizio 2020, il ministero ha contattato le due regioni che ospitano i siti Solvay, Lombardia e Piemonte, per chiedere di finanziare la richiesta di 22 milioni di euro presentata dalla multinazionale
Alla chiamata del ministero Piemonte e Lombardia hanno risposto favorevolmente e così, a marzo 2022, un esperto ministeriale ha dato parere favorevole al progetto, ridimensionando a 12 milioni di euro la richiesta firmata dal direttore di Solvay Andrea Diotto. Lo stesso che pochi mesi dopo sarà indagato per l'accusa di non avere bonificato il sito dopo la condanna del 2019 per disastro ambientale.
Tra una condanna in Cassazione per disastro ambientale e una nuova indagine per omissione di bonifica, Solvay porta avanti la sua politica di “nuova chimica sostenibile”. Dopo anni di studi e progetti piloti, il prodotto Aquivion è considerato dal nuovo ministero delle Imprese e Made in Italy degno di finanziamenti statali, quelli che dovrebbero puntare alla sostenibilità ambientale e alla richiesta del Green Deal europeo.
Ma cos’è Aquivion? Impossibile saperlo dal brevetto, gelosamente custodito nella banca brevetti europea, Lavialibera ha raccolto diverse tesi e studi internazionali che lo descrivono come fondamentale per la trasmissione di energia a scambi ionici, utile a creare idrogeno verde. Una delle prime pubblicazioni risale al 2013 e porta la firma, tra gli altri, di Luca Merlo di Solvay, con sede a Bollate.
Studi internazionali descrivono Aquivion come fondamentale per la trasmissione di energia a scambi ionici, utile a creare idrogeno verde
In questo lavoro Aquivion è presentato come un polimero perfluorurato, un Pfas a catena cortissima che consente di creare energia senza dispersioni e ad altissime temperature. Come tutti i Pfas, ha una prestazione perfetta in contesti difficili, ma il prezzo da pagare è un impatto ambientale e sanitario negativo una volta disperso. Aquivion è studiato e lavorato dal 2013, ma solo nel 2023 Solvay ha ottenuto dal ministero 2 milioni e 800mila euro per la realizzazione di impianti pilota, destinati a nuove produzioni. Come mai? Lavialibera lo ha chiesto al ministero, ma dopo settimane di attesa non ha ancora ricevuto una risposta.
Riassumendo: un esperto del ministero dà parere favorevole al finanziamento di un prodotto che rientra in una famiglia di sostanze considerate pericolose dall’Europa e lavorato da una multinazionale condannata per disastro ambientale (che rischia un processo per omessa bonifica), denaro che si somma ad altri 370mila euro elargiti da Piemonte e Lombardia, rientranti nel protocollo Fabbriche Intelligenti”
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Il 25 settembre la giunta lombarda ha pubblicato una delibera che ha concesso 22mila euro al progetto Solvay. La parte “creativa” del prodotto Aquivion nasce infatti a Bollate, nella città metropolitana di Milano. Per quanto riguarda i restanti 348mila euro erogati da Regione Piemonte, si è dovuto attendere fino ad oggi per leggere la delibera firmata dell’assessore all’Ambiente, innovazione ed energia Matteo Marnati.
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La Regione, infatti, ha deciso di finanziare la proposta della multinazionale belga con 348mila 750 euro provenienti dal Bilancio di previsione finanziario 2023-2025, approvato con la legge regionale del 24 aprile 2023. Più del doppio rispetto alla cifra richiesta da Domenico Revetti (Pd), che ha presentato un emendamento allo stesso Bilancio, per finanziare uno studio epidemiologico sulla popolazione esposta alle sostanze prodotte da oltre un secolo nel quartiere Fraschetta di Alessandria, che circonda il polo chimico. L’emendamento è stato cassato per mancanza di sostenibilità economica.
In Piemonte, un emendamento alla legge di Bilancio per finanziare uno studio epidemiologico sulla popolazione esposta alle sostanze prodotte da Solvay è stato cassato per mancanza di sostenibilità economica
Era invece sostenibile il biomonitoraggio – finanziato dalla Regione Piemonte a settembre 2022 con 70mila euro – che a partire da febbraio 2023 avrebbe dovuto cercare i Pfas nel sangue degli spinettesi. Che fine ha fatto? Tutto fermo, come precisa una nota istituzionale di inizio settembre, in attesa del pronunciamento del Comitato etico. Una storia a due velocità, dove vanno spediti i fondi pubblici per finanziare la produzione di una sostanza pericolosa e lentissimi quelli che servirebbero a tutelare la salute pubblica di 20mila persone.
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