Soldati dell'esercito israeliano durante un raid nella zona di Sheikh Radwan a Gaza (Foto dell'Idf diffusa da Ansa)
Soldati dell'esercito israeliano durante un raid nella zona di Sheikh Radwan a Gaza (Foto dell'Idf diffusa da Ansa)

Conflitto in Libano, Israele recluta soldati tra i richiedenti asilo africani

In vista di una escalation che travolge il Libano, le forze di difesa israeliane stanno inquadrando i richiedenti asilo maschi che si trovano entro i propri confini. In Africa Israele può vantare alcuni appoggi in Eritrea, Etiopia e Sudan

Matteo Giusti

Matteo GiustiGiornalista

26 settembre 2024

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Israele ha deciso di arruolare nel proprio esercito tutti i richiedenti asilo maschi che si trovano entro i propri confini. La notizia è stata rivelata dal quotidiano israeliano Haaretz  e dovrebbe interessare circa 30mila persone provenienti dal continente africano. Questa decisione sarebbe maturata all’interno dell’Ufficio Legale del ministero della Difesa e trova la sua motivazione nella carenza di uomini per Tsahal, le forze di difesa israeliane, anche in vista di una escalation che potrebbe travolgere il Libano e annientare i fragili equilibri mediorientali.

In Israele le persone che non ottengono lo status di rifugiati restano ai margini della società per diversi anni. In un momento sono l’obiettivo ideale per una campagna di arruolamento forzato

Nel 2020, ultimo anno di cui si hanno i dati, Israele ha accettato soltanto l’1 per cento delle richieste d’asilo pervenute. Le persone che non vengono riconosciute nella lista dei rifugiati restano ai margini della società israeliana in un limbo legale che si trascina per diversi anni. E in un momento come quello attuale rappresentano l’obiettivo ideale per una campagna di arruolamento forzato. 

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Un ricatto di successo

L’idea di mandare al fronte uomini offrendo permessi di soggiorno non è nuova. La Russia di Putin lo ha fatto fin dall’inizio della guerra in Ucraina e anche in questo caso con uomini provenienti dall’Africa. Anche l’Iran arruola nel suo esercito gli afgani rifugiati in fuga dall’inferno dei talebani, mentre la Turchia offre la cittadinanza a tutti i siriani che accettano di combattere come mercenari affiliati all’esercito turco in Libia ed in Africa centrale: interi battaglioni di giovani spediti a morire in Sahel con la speranza di ottenere un giorno il passaporto turco.

Arruolamento su suolo africano

Israele ha aperto canali di arruolamento per milizie tribali anche in Eritrea, Etiopia e Sudan

Non solo. La carenza di effettivi dell’esercito israeliano deve essere più critica del previsto tanto da spingere l’arruolamento anche più in là dei confini nazionali e reclutare nuove leve direttamente in Africa. Dalla base israeliana di intelligence, non ufficialmente riconosciuta, in Eritrea, sono stati aperti dei canali di ingaggio nelle isole disabitate Dahlak e nei dintorni della capitale Asmara, con l’obiettivo di rafforzare la presenza militare israeliana a Gaza e in Cisgiordania. L’Eritrea è uno stato-prigione governato con il pugno di ferro dal presidente Isaias Afewerki al potere da oltre trent’anni, dove il servizio militare dura anni e i soldati sono praticamente degli schiavi. L’esercito eritreo conta quasi 400mila unità su una popolazione di circa 3 milioni e mezzo di abitanti. Un paese totalmente militarizzato che ha combattuto una lunghissima guerra con l’Etiopia, prima per l’indipendenza e poi per la definizione dei confini fino alla firma della pace nel 2018. Proprio gli eritrei potrebbero inviare uomini pronti a combattere, andando a ingrossare le fila dell’esercito di Tel Aviv.

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In Africa Israele vanta un’eccellente rete di intelligence, anche grazie al fatto che molti paesi africani si sono affidati agli israeliani per riorganizzare i propri servizi di sicurezza, sia interni, sia esterni. Anche la vicina Etiopia ha rapporti storici con lo stato di Israele. Addis Abeba, oltre a un nutrito esercito nazionale, ha una serie di milizie tribali, quasi in ogni regione, che compongono il mosaico federale. Proprio una di queste truppe, proveniente dalla regione Amhara, sarebbe stata contattata da Tel Aviv per rispondere alla necessità di soldati da arruolare. I Fano, questo il nome dei combattenti della milizia etno-nazionalista Amhara, si sono scontrati più volte con il resto delle truppe federali etiopi e, dopo un periodo di pace, negli ultimi mesi hanno ripreso gli scontri. Si tratta di una milizia molto organizzata e fornita di mezzi che ha minacciato più volte di marciare sulla capitale. Questi ribelli non hanno un comando centrale e si muovono in maniera piuttosto irregolare quindi sono l’identikit ideale per chi è alla ricerca di mercenari esperti.

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Infine, l’ultimo Stato a cui si sarebbe rivolto l’esercito israeliano è il martoriato Sudan, da oltre un anno e mezzo sconvolto da una sanguinosa guerra civile che nessuno sembra davvero intenzionato a fermare. Anche a Khartum non mancano le milizie irregolari. Le Forze di supporto rapido, guidate da Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemeti, hanno fama di essere dei tagliagole genocidiari e stanno attualmente sterminando la popolazione africana del Darfur.

La maggior parte dei richiedenti asilo in Israele proviene proprio dal Sudan e, viste le dinamiche di coscrizione recenti di Tel Aviv, molte di queste persone potrebbero presto ritrovarsi a combattere negli scenari di guerra del Medio Oriente al fianco degli uomini che hanno bruciato il loro villaggio o sterminato la loro famiglia.

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