In "Familia", l'uomo nero in casa e il fallimento della giustizia

ll film di Francesco Costabile, tratto dal libro autobiografico di Luigi Celeste, racconta la storia di un padre violento e di un figlio portato alle conseguenze estreme da un sistema non sempre in grado di difendere le vittime

Andrea Zummo

Andrea ZummoGiornalista, cinefilo e attivista di Libera

8 ottobre 2024

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La famiglia Celeste è composta da quattro persone: il papà Franco (Francesco Di Leva), la mamma Licia (Barbara Ronchi) e i due figli piccoli, Luigi e Alessandro. Il capofamiglia è un uomo manesco nei confronti della donna e i bambini si sono abituati a sentire i genitori litigare, percependo la violenza, non solo verbale, che si manifesta in casa. Quando intervengono assistenti sociali e polizia, è inevitabile che Franco venga allontanato, ma anche che i ragazzini vengano affidati a una comunità. Così si apre Familia, nuovo film di Francesco Costabile, tratto da libro autobiografico di Luigi Celeste Non sarà sempre così.

La trama di Familia

La vicenda si incentra sui fatti avvenuti una decina di anni dopo la temporanea frantumazione del nucleo famigliare. Franco è stato in carcere per rapina, Alessandro (Marco Cicalese) e Luigi (Francesco Gheghi) sono tornati a vivere con la propria madre, cercando di lasciarsi alle spalle il passato.

Quando Franco ricompare, sarà Luigi il primo con il quale avverrà un contatto: il ragazzo, ormai cresciuto, frequenta ambienti neofascisti e rimane coinvolto in un’aggressione. È la scusa che usa il padre per rimettere un piede nella vita del figlio prima, del resto della famiglia in seguito. Progressivamente riemerge la dinamica violenta dell’uomo, nei confronti della donna: la gelosia immotivata, l’imposizione dei vestiti da far indossare alla moglie, le botte inflitte come un tempo. Questa volta, però, i figli non sono più dei bambini e Luigi, che ha iniziato a frequentare Giulia (Tecla Insolia), ma non ha mai smesso di gravitare nei gruppuscoli di estrema destra, è sempre più insofferente a una situazione famigliare che è di nuovo insostenibile. Epilogo luttuoso.

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Regia sapiente e interpretazioni magistrali

Il regista Francesco Costabile sul set del film "Familia"
Il regista Francesco Costabile sul set del film "Familia"

Francesco Costabile (Cosenza, 1980) racconta un dramma domestico che purtroppo non suona come lontano dalla nostra epoca: ci ricorda il macchinoso sistema che spesso non protegge e tutela a sufficienza le donne vittime di violenza, le conseguenze spesso drammatiche sui figli, quella dinamica psicologica assurda, eppure così umana, di donne che non riescono ad allontanarsi da uomini violenti che dicono di amarle, per vergogna, per senso di colpa, per paura.

Il film è percorso da una vena di inquietudine che lo attraversa con costanza, cui contribuiscono le scelte tecniche della fotografia, del montaggio e delle musiche. E, ovviamente, il cast: oltre a citare i bravi Barbara Ronchi e Francesco Di Leva, è doveroso spendere una menzione speciale per Francesco Gheghi: il suo Luigi è uno straordinario misto di rabbia, tenerezza e fragilità. Il giovane attore, che ha appena 21 anni e si è già visto in pellicole come Mio fratello rincorre i dinosauri, Il filo invisibile, Maschile plurale, ha ricevuto il premio come miglior attore, alla Mostra del Cinema di Venezia di questo anno, nella sezione Orizzonti, dove il film era in concorso. Alla cerimonia di premiazione ha tenuto un commosso e commovente discorso di ringraziamento, senza nascondere le lacrime sincere.

In definitiva, Familia è un film disturbante e tragico, che è una storia intima e universale allo stesso tempo, perché parla del tempo in cui viviamo. Il tempo nel quale, per usare le parole del regista Francesco Costabile “l’uomo violento non è l’uomo nero. Spesso si maschera, è il nostro vicino di casa, un padre di famiglia che sembra essere perfetto".

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