20 dicembre 2024
"Il fatto non sussiste". Il tribunale di Palermo ha assolto Matteo Salvini al termine del processo che lo vedeva imputato per sequestro di persona e omissione di atti d'ufficio per aver impedito per 19 giorni lo sbarco di 147 migranti soccorsi dalla nave ong Open Arms nel 2019, quando era ministro dell'Interno. Lo scorso settembre, la procura aveva chiesto una condanna a sei anni, sostenendo che Salvini avesse “privato della libertà personale i migranti, abusando dei suoi poteri” e “indebitamente rifiutato di esitare positivamente le richieste di pos (place of safety, porto sicuro per lo sbarco, ndr) inoltrate al suo Ufficio di Gabinetto”, atto che “doveva essere compiuto senza ritardo per ragioni di ordine e sicurezza pubblica, di igiene e sanità”.
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"È una bellissima giornata", ha dichiarato il ministro e leader della Lega dopo la pronuncia del tribunale. "Ha vinto il buon senso, ha vinto l'Italia. Chi usa gli immigrati per fare politica oggi ha perso, torna in Spagna con le mani in saccoccia (riferimento al Paese di bandiera della nave, ndr). Contrastare l'immigrazione di massa, l'invasione organizzata e finanziata non è un reato".
Il primo agosto 2019, la nave umanitaria Open Arms, battente bandiera spagnola e al servizio dell’ong spagnola Proactiva Open Arms, presta soccorso a un’imbarcazione in difficoltà al largo della Libia portando in salvo 55 persone e avvisando le autorità libiche, italiane e maltesi. Qualche ora dopo, l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini dispone il “divieto di ingresso, transito e sosta nel mare territoriale nazionale” nei confronti della Open Arms tramite decreto controfirmato dai ministri della Difesa e dei Trasporti.
Nell'agosto 2019 la nave soccorre un’imbarcazione al largo della Libia salvando 55 persone. Salvini dispone il “divieto di ingresso, transito e sosta nel mare territoriale nazionale”
Nei giorni successivi, la nave effettuerà altri due salvataggi, informando costantemente le autorità e inviando diverse richieste di sbarco in un porto sicuro (place of safety), non accolte dal ministero dell’Interno nonostante la decisione del Tribunale amministrativo regionale del Lazio di sospendere il divieto d’ingresso. Al di là di alcune evacuazioni mediche e dello sbarco dei minorenni (comunque ostacolato a lungo da Salvini), i migranti saranno costretti a rimanere a bordo della Open Arms, in condizioni igienico-sanitarie e psicologiche sempre più precarie, fino a quando, il 20 agosto 2019, la procura di Agrigento ne dispone il sequestro consentendo quindi lo sbarco a Lampedusa. Il ministro Salvini viene iscritto nel registro degli indagati della procura di Agrigento nel novembre del 2019 e nel luglio dell’anno successivo il Senato autorizza il tribunale di Palermo a procedere, passaggio necessario quando i ministri sono accusati per eventuali reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni.
Secondo i pm “uno Stato non può chiudere l’accesso ai propri porti laddove sorgano questioni umanitarie e di rispetto degli obblighi internazionali in materia di diritti umani"
Nella requisitoria depositata lo scorso settembre, l'accusa aveva sottolineato come il diritto internazionale impone “l’obbligo universale di salvare le vite umane, senza che abbia rilievo la zona di mare in cui sorge la necessità di un intervento funzionale al soccorso e se l’azione sia svolta da mezzi statali o privati”. La difesa di Salvini aveva però giustificato la decisione di non concedere l'autorizzazione allo sbarco sostenendo che l’attività della Open Arms si configurerebbe come “non inoffensiva” perché “finalizzata al trasferimento sul territorio italiano di migranti irregolari in violazione delle leggi vigenti in materia di immigrazione, privi altresì di documenti di identità e provenienti in parte da paesi stranieri a rischio terrorismo”. Tesi contestata dai pm, secondo cui “finora non è mai stato dimostrato, in nessuno dei procedimenti penali in materia, un ruolo di tipo criminale delle ong impegnate in operazioni di soccorso in mare”, né “sussistevano elementi concreti di rischio collegati al terrorismo internazionale”.
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Anzi, secondo i magistrati d'accusa Open Arms avrebbe agito “in conformità agli obblighi imposti ai comandanti delle navi dal diritto internazionale e della navigazione”. In ogni caso, si legge nella requisitoria, “se in via generale uno Stato può chiudere l’accesso ai propri porti, non può farlo laddove sorgano questioni umanitarie e di rispetto degli obblighi internazionali in materia di diritti umani". Più che la tutela della sicurezza nazionale, hanno sostenuto i pm, l'obiettivo del ministro nel negare lo sbarco era quello di “proseguire ad oltranza la politica dei porti chiusi anche contra ius (contro il diritto, ndr)” e "sottrarsi pretestuosamente ai suoi doveri concernenti il rilascio del pos piegando, a tal fine, l’interpretazione delle norme alla sua visione politica dei fenomeni migratori”.
In difesa di Salvini ha parlato questa mattina l'avvocata ed ex senatrice e ministra leghista Giulia Bongiorno, che ha insistito per l'assoluzione perché "il fatto non sussiste" denunciando la "strumentalizzazione dei migranti per combattere ministri non graditi a una certa linea politica". Bongiorno ha ribatito che "i migranti [a bordo della Open Arms] non erano in pericolo", anzi godevano di "piena e continua assistenza sanitaria" e che la nave ha rifiutato "innumerevoli possibilità di fare sbarcare i migranti soccorsi" a Malta e in Spagna, Stato di bandiera. Ora il ministro "tornerà a lavorare più determinato di prima", ha dichiarato fuori dall'aula.
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