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Organizzazioni Non Gradite: mille e uno modi per criminalizzare le ong

Dal "decreto ong" del governo Meloni alla "legge sugli agenti stranieri" in Russia, le organizzazioni non governative sono minacciate e ostacolate in tutto il mondo. A rischio non solo i diritti dei più vulnerabili, ma anche la libertà di associazione

Paolo Valenti

Paolo ValentiRedattore lavialibera

2 febbraio 2023

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Non sono tempi facili per le organizzazioni non governative, e non solo in Italia. Lo scorso 25 gennaio, il tribunale di Mosca ha ordinato la liquidazione del Moscow Helsinki Group, la più antica organizzazione per la difesa dei diritti umani in Russia, a seguito di una causa intentata dal Ministero della giustizia per presunte violazioni della legge federale sulle associazioni pubbliche. Pochi giorni prima, la stessa sorte era toccata alla Ligue Algérienne de Défense des Droits de l’Homme(Lddh), tra le principali organizzazioni attive in Algeria, disciolta su richiesta del Ministero dell’interno senza la possibilità di difendersi durante il processo. In Afghanistan, la decisione del governo dei Talebani di vietare alle donne di lavorare nelle ong nazionali ed internazionali ha costretto tante di queste, tra cui Save the Children, a interrompere le attività, mettendo a rischio la sussistenza delle migliaia di persone che ne dipendono. E la lista potrebbe continuare.

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Le ong, acronimo di organizzazioni non governative, sono associazioni volontarie di individui solitamente indipendenti dagli Stati e senza scopo di lucro. Ciascuna svolge una missione d'interesse collettivo, come la protezione dell'ambiente, la difesa dei diritti dei più vulnerabili o l'assistenza alle popolazioni colpite da disastri e guerre. Alcune, come Amnesty, Save the Children o Emergency, operano contemporaneamente in diversi paesi del mondo; altre invece si limitano alla dimensione locale o nazionale. Sebbene alcune, come la Croce rossa, esistano dall'Ottocento, le ong hanno iniziato a moltiplicarsi dopo la Seconda guerra mondiale, in particolare a partire dagli anni Settanta. Il loro ruolo è riconosciuto dalle Nazioni Unite sin dal 1945. 


Silenziare la “coscienza critica della società”

“Le ong sono prese di mira perché intervengono dove lo Stato fallisce, denunciano le sue mancanze e le sue violazioni. Insomma, rappresentano la coscienza critica della società"

“Molti governi in tutto il mondo stanno moltiplicando gli sforzi per creare un ambiente ostile per le organizzazioni della società civile. Non è un fatto nuovo, ma la situazione è visibilmente peggiorata negli ultimi anni”, denunciano a lavialibera Clara Ferrerons Galeano e Justine Lavarde dell’Osservatorio per la protezione dei difensori dei diritti umani, iniziativa nata dalla collaborazione tra l’Organizzazione mondiale contro la tortura (Omct) e la Federazione internazionale dei diritti umani (Fidh). “Le ong sono prese di mira perché intervengono dove lo Stato fallisce, denunciano le sue mancanze e le sue violazioni. Insomma, rappresentano la coscienza critica della società”.

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Criminalizzare con la legge

“Il metodo a cui i governi fanno ricorso più frequentemente per ostacolare l’azione delle organizzazioni è quello di accusarle di attività illegali” spiega a lavialibera la giurista Carla Ferstman, membro del Comitato d’esperti sulla legislazione in materia di ong, organo consultivo del Consiglio d’Europa. “Le ong impegnate nel soccorso dei migranti, che sia via mare o su terra, per esempio, vengono spesso incriminate per traffico di esseri umani: è il caso di Sarah Mardini e degli altri 23 operatori di Emergency Response Centre International andati a processo in Grecia il mese scorso”. Il 13 gennaio il tribunale di Lesbo ha respinto le accuse, che comprendevano anche quella di spionaggio, ma Mardini – la cui storia ha ispirato il film Netflix “Le Nuotatrici” – e il collega Seán Binder sono ancora indagati. Intanto, Emergency Response Center International ha chiuso i battenti.

Il 5 gennaio, appena insediato, il governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu ha annunciato “misure contro le organizzazioni che promuovono attività terroristiche o qualsiasi attività ostile in Cisgiordania, incluse azioni politiche e legali contro Israele mascherate come iniziative umanitarie”

Altrove si ricorre invece all’accusa di terrorismo: il 5 gennaio, appena insediato, il governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu ha annunciato “misure contro le organizzazioni che promuovono attività terroristiche o qualsiasi attività ostile in Cisgiordania, incluse azioni politiche e legali contro Israele mascherate come iniziative umanitarie”. Lo stesso giorno, in Bielorussia, si è aperto invece il processo contro i vertici di Viasna, ong nata per fornire assistenza legale ed economica ai prigionieri politici bielorussi e le loro famiglie. Tra gli imputati anche il fondatore Ales Bialiatski, premio Nobel per la pace 2022, detenuto da 17 mesi. Accusati di contrabbando, movimento illegale di denaro e finanziamento di azioni contrarie all’ordine pubblico, rischiano fino a 12 anni di carcere.

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Ostacolare con la burocrazia

Secondo il sito indipendente OVDinfo, sono 100 le organizzazioni no-profit disciolte dal 2012 a oggi per violazione della cosiddetta legge sugli “agenti stranieri”, che impone oneri burocratici estremamente invalidanti a ong e media che ricevono finanziamenti dall’estero

“Alla criminalizzazione – continua Ferstman – si affianca poi l’imposizione di norme di condotta e oneri burocratici aggiuntivi che limitano fortemente la capacità d’azione delle organizzazioni”. Ne è un esempio il “decreto ong” emanato dal governo Meloni il 2 gennaio, sul quale il Comitato d’esperti del Consiglio d’Europa si è di recente espresso molto duramente, chiedendone la revoca: “Gli onerosi, arbitrari e potenzialmente illegali obblighi imposti alle ong impegnate nel soccorso in mare sollevano problemi di conformità con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo”, si legge nel parere emesso il 30 gennaio. Ma a fare scuola in questo campo è la Russia: secondo il sito indipendente OVDinfo, sono 100 le organizzazioni no-profit disciolte dal 2012 a oggi per violazione della cosiddetta legge sugli “agenti stranieri”, che impone oneri burocratici estremamente invalidanti a ong e media che ricevono finanziamenti dall’estero.

Stigmatizzare con le parole

Ma le iniziative legali rappresentano solo una faccia della guerra globale alle organizzazioni della società civile. L’altra è fatta di armi meno visibili ma altrettanto pericolose, di parole e messaggi: “Dappertutto assistiamo alla stigmatizzazione delle ong, del loro lavoro e dei loro membri, che vengono additati come spie, terroristi, mercenari al soldo di soggetti stranieri – affermano Lavarde e Ferrerons Galeano –. Una campagna che trova spazio sui media e sui social, e spesso viene rilanciata da responsabili politici di primo piano. La macchina legale e quella mediatica sono due mezzi di repressione complementari”.

“In gioco non ci sono solo i diritti delle persone che dipendono dall’assistenza delle ong – conclude Ferstman –. Queste azioni minano la libertà d’associazione e d’espressione dei cittadini, e talvolta toccano anche le norme di equo processo e il divieto della detenzione arbitraria. Tutti principi tutelati dal diritto internazionale”.

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