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1 maggio 2025
Il Kosovo è il paese più inquinato d’Europa e la dipendenza dal carbone fossile è un’ombra sul suo futuro. Nonostante l’adesione al patto per la decarbonizzazione del 2018, la situazione è critica e i livelli di inquinamento sono ben superiori alle norme, con gravi ripercussioni su salute e ambiente. La scadenza per l’abbandono del carbone è il 2050, passaggio difficile ma obbligato per aderire all’Unione europea.
Eliminare il carbone passando prima dal gas (fossile)
La città di Obiliq, con due centrali alimentate da una miniera di lignite, produce il 90 per cento dell’energia del Paese. Qui la polvere di scarto si posa ovunque, l’incidenza di tumori e malattie respiratorie è del 25 per cento più alta rispetto al resto del Paese e l’inquinamento delle falde aggrava la situazione.
Qui la polvere di scarto si posa ovunque, l’incidenza di tumori e malattie respiratorie è del 25% più alta rispetto al resto del Paese
Tra i 5mila lavoratori degli impianti il tasso di mortalità è di circa l’1 per cento annuo, come rileva il sindacato SrKek. La miniera necessita di sempre più terreni per l’estrazione, espandendosi a scapito dei villaggi ormai quasi deserti ed esasperando lo spopolamento della zona. Ong e cittadini quotidianamente cercano soluzioni sostenibili allo sviluppo del Paese e denunciano gli abusi dell’azienda.
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Lo spegnimento delle centrali è un’urgenza ambientale e socio sanitaria; tuttavia il Kosovo non dispone di fondi né infrastrutture adeguate per interrompere l’attività di Obiliq senza penalizzare le migliaia di famiglie che ne dipendono e l’intero approvvigionamento energetico nazionale. Obiliq, tra nubi di polvere e slanci vitali, è lo specchio di un Paese in mutamento, sospeso tra pesanti eredità e ricerca del domani.
Da lavialibera n° 32, Terra bruciata
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