Foto di Marco Panzarella
Foto di Marco Panzarella

Giochi insostenibili. Il chiodo delle Olimpiadi

La realtà dei "Giochi invernali più sostenibili e memorabili di sempre" è lontana dalle promesse. Ma si dà la colpa agli imprevisti e a chi chiede trasparenza

Elena Ciccarello

Elena CiccarelloDirettrice responsabile lavialibera

1 luglio 2025

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Le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 erano state presentate come “a costo zero” per economia e ambiente, ma la realtà si è ben presto rivelata diversa. Di decreto in decreto, di commissariamento in deroga, il costo iniziale è cresciuto, così come le opere e l’impronta ecologica. Il budget di 1,36 miliardi è lievitato fino ai quasi 6 miliardi attuali, e ulteriori fondi sono stati stanziati lo scorso 20 giugno con il decreto Sport: previsti oltre 300 milioni di euro come dotazione del nuovo Commissario straordinario alle Paralimpiadi, e oltre 50 milioni ai ministeri di Interno e Difesa per logistica, sicurezza e soccorso.

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Sostenibilità, 96 volte nel dossier olimpico

Vignetta di Gianlo
Vignetta di Gianlo

Forse gli organizzatori lo hanno dimenticato, ma nelle 127 pagine del dossier di candidatura la parola “sostenibilità” compariva ben 96 volte. Oggi invece scorrendo la lista dei 45 sponsor e partner ufficiali si trovano i colossi dell’industria fossile e bellica e imprese note per lo sfruttamento ambientale e del lavoro. Avevano promesso che si sarebbero costruiti ex novo "solo due impianti olimpici" e per il resto si sarebbe proceduto con ristrutturazioni e opere temporanee. Invece sono nuove, tra altre opere, sia le piste per le gare su ghiaccio sia quella da bob di Cortina, ricostruita da zero, contro il parere del Cio, al costo di 120 milioni e l’abbattimento di circa 800 alberi. Molte delle infrastrutture realizzate non hanno nulla a che fare con lo sport, tanto è vero che un terzo dei progetti sarà concluso solo dopo la fine delle competizioni. L’impatto e l’irragionevolezza di opere costruite a qualunque costo sono emblematicamente rappresentate dalla cabinovia di Apollonio-Socrepes, un impianto i cui piloni dovranno essere annualmente riallineati per compensare lo smottamento naturale del terreno e che, nonostante i 22 milioni di euro stanziati, nessuna impresa pare avere voglia di costruire. Giusto per ricordarlo, per i Giochi saranno necessari 2 milioni di metri cubi di neve artificiale, che sarà creata con l’utilizzo di 840mila metri cubi d’acqua.

Neppure i benefici attesi rispondono alle promesse. La valorizzazione del territorio è stata intesa quasi esclusivamente come turismo d’élite, che anziché sostenere la montagna contribuisce a deturparla e spopolarla. Il promesso “approccio integrato” con la società civile si è dissolto già nel 2023, quando le principali associazioni ambientaliste hanno abbandonato il tavolo con la Fondazione Milano-Cortina e la società Simico, denunciando l’assenza di “presupposti per un dialogo costruttivo” e l’impossibilità di ottenere dati certi su costi, lavori e appalti.

Salvini: "Ambientalisti signori del no"

Nell’indifferenza generale, il Consiglio olimpico, incaricato della supervisione e trasparenza dei Giochi, è entrato in funzione solo nel 2024 e al momento in cui scriviamo non ha mai presentato una relazione al Parlamento. Quando l’iniziativa civica Open Olympics ha provato a fare chiarezza, ottenendo alcune aperture, è stata comunque accusata di "strumentalizzazioni inaccettabili" per aver reso pubbliche alcune incongruenze. Il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini è arrivato ad additare gli "ambientalisti signori del no" come responsabili di un presunto sabotaggio alla pista da bob, per il ritrovamento di un tubo nell’area dell’impianto frutto di un banale incidente.

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Insomma, ci risiamo. Secondo gli organizzatori i ritardi e i costi imprevisti non dipendono da errori progettuali o inefficienze, ma da contesti internazionali, indagini della magistratura, richieste dell’Anticorruzione e dalle pretese di abitanti e ambientalisti. In questa narrazione, il vero ostacolo è chi chiede trasparenza, fa domande e pretende che le istituzioni rendano conto del loro operato. Eppure quell’intralcio del confronto, quel chiodo del partecipare, quella rottura infinita del controllo sul potere, comunque la si pensi, si chiama democrazia.

Da lavialibera n° 33, Giochi insostenibili

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Giochi insostenibili

Olimpiadi di Milano-Cortina 2026: tutte le promesse tradite

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