Alberto Trentini, cooperante veneziano arrestato in Venezuela nel novembre 2024 (Foto da Facebook)
Alberto Trentini, cooperante veneziano arrestato in Venezuela nel novembre 2024 (Foto da Facebook)

Alberto Trentini, la madre: "Meloni tace". Amnesty denuncia gli arresti arbitrari in Venezuela

Al sit-in per il processo contro i presunti assassini di Giulio Regeni, Armanda Trentini, madre del cooperante veneziano, denuncia il silenzio della politica. Amnesty punta il dito contro il regime di Nicolas Maduro per la repressione, le sparizioni forzate e le detenzioni arbitrarie

Redazione lavialibera

Redazione lavialibera

15 luglio 2025

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“Tutto tace e tace anche la nostra presidente del Consiglio. Questo silenzio per me e la mia famiglia è insostenibile, il nostro governo deve attivarsi come ha fatto quello svizzero con il compagno di prigionia di mio figlio, che è stato liberato da poco e ha raccontato alla stampa le terribili condizioni di detenzione in cui si trova ancora Alberto”. Lo ha dichiarato Armanda Trentini, madre del cooperante italiano detenuto arbitrariamente in Venezuela da otto mesi, intervenendo stamattina – 15 luglio 2025 – al presidio fuori dal tribunale di Roma, in occasione della nuova udienza del processo per l’omicidio di Giulio Regeni. Proprio oggi Amnesty International ha pubblicato un rapporto sulle sparizioni forzate e gli arresti arbitrati sotto il regime di Caracas. “Non possiamo più aspettare – ha aggiunto la madre del detenuto veneziano –, le nostre istituzioni dimostrino di avere a cuore la vita di un connazionale e si adoperino con urgenza ed efficacia per riportare a casa nostro figlio mettendo in campo qualsiasi strumento di diplomazia come è stato fatto in altri casi: ogni giorno di inerzia in più corrisponde ad indicibili sofferenze per Alberto e per noi. Contatti non ce ne sono e noi aspettiamo con fiducia che qualcuno faccia ciò che è necessario. Otto mesi sono troppi e dobbiamo ribellarci”.

Alberto Trentini, ancora silenzio sul cooperante arrestato in Venezuela

Per Alberto Trentini “siamo in tempo”

"Per Giulio Regeni e Mario Paciolla non siamo arrivati in tempo ed allora chiediamo per loro verità e giustizia, per la loro morte. Per Alberto siamo in tempo per chiedere rispetto per la sua vita, la libertà e la dignità”Don Luigi Ciotti

“Troppi silenzi hanno accompagnato questi mesi. Troppe prudenze, troppe deleghe e, soprattutto, troppe ambiguità – ha detto don Luigi Ciotti, partecipando al sit-in per Regeni insieme ad altri rappresentanti della società civile e della politica –. Per Giulio Regeni e Mario Paciolla (del quale oggi ricorre il quinto anniversario dalla scomparsa, ndr) non siamo arrivati in tempo ed allora chiediamo per loro verità e giustizia, per la loro morte. Per Alberto siamo in tempo per chiedere rispetto per la sua vita, la libertà e la dignità”. Ciotti ha voluto anche rivolgersi non soltanto a chi ha responsabilità e potere in Italia, ma anche in Venezuela. “C’è un presidente, un tiranno che si professa cattolico e che manda i suoi figli nelle scuole cattoliche. Si ponga una mano sulla coscienza che Dio fa esattamente il contrario e ci invita a impegnare la vita per i diritti di tutte le persone. Signor presidente Maduro faccia la propria parte”.

Alberto Trentini, anche Ciotti aderisce al digiuno a staffetta

La denuncia di Amnesty International

Nello stesso giorno in cui la madre di Trentini torna a chiedere un impegno maggiore allo Stato, Amnesty International pubblica un rapporto sul Venezuela, Detentions without a trace (disponibile qui), ricordando che “le sparizioni forzate costituiscono un crimine contro l’umanità”. Il rapporto prende in esame 15 casi di sparizione forzata avvenuti tra le elezioni presidenziali del 28 luglio 2024 e il 15 giugno 2025. A queste sparizioni poi si aggiungono anche gli arresti arbitrari, come quello di Alberto Trentin. “Ancora una volta, le autorità venezuelane stanno dimostrando che la loro crudeltà non conosce limiti. Una sparizione forzata significa non sapere dove sia un tuo familiare, in quali condizioni si trovi o persino se sia ancora vivo o morto. È un crimine che mette in grave pericolo la vita e l’integrità della persona scomparsa e sottopone i suoi familiari a una sofferenza continua”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.

Sono state 25 persone uccise, almeno 2200 arrestate e private arbitrariamente della libertà personale, forse centinaia di esse sottoposte a sparizione forzata. Nei 15 casi di sparizione forzata esaminati dall’ong, Amnesty International chiama in causa la Direzione generale dei servizi militari di controspionaggio (Dgcim), il Servizio nazionale bolivariano d’intelligence (Sebin) e la Guardia nazionale bolivariana come le principali agenzie statali responsabili di tali crimini. Resta tuttora ignota la sorte di 11 delle 15 persone sottoposte a sparizione forzata. L’ong cita l’organizzazione Foro penale, secondo cui restano scomparse almeno 46 persone.

Ci sono poi gli arresti arbitrari, privi di legale, basati unicamente su ragioni politiche. Persone che hanno partecipato a manifestazioni, accompagnato politici di alto rilievo o esponenti dell'opposizione, ma anche attivisti, giornalisti indipendenti o persone che difendono i diritti umani. Ai familiari, le autorità negano informazioni e notizie sulla loro condizione e sul luogo di detenzione e così spesso i parenti sono costretti a girare per le sedi delle agenzie governative, gli uffici della procura e della magistratura e per i centri di detenzione per rintracciare i loro cari, ma senza ricevere risposte. Il quartier generale della Dgcim, quello del Sebin noto come l’Elicoide e la prigione Rodeo (dove è detenuto Alberto Trentini), luoghi situati nella capitale Caracas o nei suoi dintorni, sono i centri più usati.

Nei casi esaminati da Amnesty International, le persone non hanno avuto un giusto processo e anzi, a volte certe procedure del sistema giudiziario sono state usate per dare una parvenza di legalità a procedure arbitrarie e illegali. Le udienze sono state svolte in modalità segreta, con avvocati imposti d'ufficio,che non possono operare in maniera autonoma, di fronte a giudici privi di indipendenza (ad esempio, quelli delle corti antiterrorismo). In molti casi, le autorità hanno reso nota l’identità delle vittime e le hanno stigmatizzate. Inoltre, sono emerse prove di maltrattamenti o torture per ottenere o fabbricare “confessioni” o costringerle a fornire “testimonianze” contro altre persone.

I detenuti stranieri, pedine di scambio per Caracas

Dopo le elezioni del 28 luglio 2024, il governo di Nicolas Maduro ha annunciato l’arresto di oltre 150 “mercenari stranieri”, espressione usata per giustificare la narrazione della “cospirazione dall’estero” e per avere qualche pedina di scambio da usare nei negoziati con altri stati. Amnesty International ha documentato diversi casi in cui la principale ragione dell’arresto è parsa proprio la nazionalità. “Ricordiamo ai funzionari di stato che potrebbero essere implicati in sparizioni forzate, comprese quelle di cittadini stranieri, che il divieto di questo crimine è assoluto e non prevede eccezioni, anche nel contrasto a presunto ‘terrorismo’. Le sparizioni forzate sono un crimine di diritto internazionale che non prevede tempi di prescrizione”, ha sottolineato Callamard.

Il rapporto non nomina Alberto Trentini, ma cita altri casi simili. C’è Yevhenii Petrovich Trush, un cittadino ucraino di 19 anni con disordine dello spettro autistico e con deficit dell’attenzione e iperattività, arrestato senza un apparente motivo al confine con la Colombia dove cercava di chiedere asilo. Dal 20 ottobre 2024 se ne sono perse le tracce. Alcune settimane prima erano stati arrestati due cittadini spagnoli, Andrés Martínez e Josè María Basoa, accusati quattro giorni dopo dal ministro dell’Interno di far parte dei servizi segreti spagnoli e di una presunta rete di “mercenari”. Entrambi erano entrati in Venezuela a scopo di turismo. Le autorità di Madrid hanno negato qualsiasi loro relazione coi servizi segreti.

“Le autorità venezuelane devono porre fine alla prassi delle sparizioni forzate, senza scusa né ritardi. Le famiglie hanno il diritto di conoscere la situazione dei loro cari. Tutte le persone arrestate arbitrariamente per ragioni politiche devono essere scarcerate immediatamente”, ha sollecitato Callamard, che ha invitato gli Stati a "usare tutti i canali diplomatici e multilaterali a loro disposizione per fare pressioni sulle autorità venezuelane" e anche a "esercitare la giurisdizione universale o altre forme di giurisdizione extraterritoriale per indagare e, laddove emergessero prove sufficienti, processare ogni presunto responsabile di sparizioni forzate”.

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