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C'è vita fuori dal giornalismo mainstream

Nonostante gli attacchi, l'informazione indipendente sopravvive e cerca la verità grazie al sostegno del suo pubblico

Elena Ciccarello

Elena CiccarelloDirettrice responsabile lavialibera

1 settembre 2025

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L’informazione indipendente è sotto attacco. Lo dicono gli indicatori, le relazioni internazionali, lo dice soprattutto l’esperienza quotidiana del perdersi in una palude sempre più profonda di notizie false e propaganda. Non è solo cattiva volontà, nei circuiti mainstream è sempre più difficile trovare informazioni davvero attendibili e le ragioni sono strutturali: proprietà concentrate in poche mani, logiche di mercato che impongono temi, tempi e priorità, governi sempre più presenti nel condizionare l’agenda.

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La pessima prova dei media italiani su Gaza ne è la conferma più amara. Ovviamente le eccezioni non mancano, ma restano isole in un mare dominato da interessi economici e politici. Dagli Usa di Trump all’Europa di Orban e Meloni, con stili e declinazioni diverse, il controllo della libertà di stampa assume la forma dell’accerchiamento: da una parte la conquista dei media principali, dall’altra l’attacco diretto contro le voci dissidenti. Il tutto in uno scenario di crisi che perdura da oltre due decenni, con redazioni impoverite e giornalisti schiacciati dalla precarietà, che abdicano al loro ruolo trasformandolo in una routine da scrivania.

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Fuori da questi circuiti però resistono e crescono esperienze di giornalismo indipendente: piccole redazioni e collettivi che non rispondono né ai diktat di proprietari troppo ingombranti, né alla sola volontà dei mercati. Luoghi in cui sopravvivono il desiderio di verità e di pensiero critico, a volte anche in modo eroico, come negli scenari di guerra o nelle condizioni di esilio forzato. Realtà che hanno meno forza e impatto sull’opinione pubblica, ma che svolgono una funzione cruciale di racconto della realtà. 

Pensando a loro e all’amore per la professione giornalistica, dedichiamo questo numero a Giancarlo Siani, giovane cronista campano ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985, appena ventiseienne. Assassinato perché era un “ficcanaso”, un ostinato cercatore di verità, animato dall’idea che raccontare possa contribuire a fermare gli abusi e i crimini in corso.

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Dedichiamo questo numero a Giancarlo, che era uno di noi. Precario, appassionato, innamorato della vita e incapace di restare a guardare

Giancarlo era uno di noi. Precario, appassionato, innamorato della vita e incapace di restare a guardare. La sua storia è unica e irripetibile, eppure legata a quella di tante e tanti colleghi che, ogni anno nel mondo, sono uccisi mentre tentano di raccontare un altro pezzo di storia. Lo ricordiamo in queste pagine dedicate ai pericoli per la libertà di stampa, all’importanza di difendere il servizio pubblico e, insieme, di costruire realtà di informazione davvero nuove e sostenute da persone interessate al giornalismo stesso e non solo alle notizie.

Non ci limiteremo alla memoria: dal 24 settembre 2025 faremo rivivere la sua passione – e la sua macchina da scrivere – in un viaggio che attraverserà l’Italia per discutere con le comunità locali di giornalismo e del diritto a essere informati. A lavialibera pensiamo che oggi, come ai tempi di Giancarlo, l’informazione serva e vada difesa, sia indipendente sia pubblica, da chi l’attacca perché vuole agire indisturbato, ma anche da chi ne consuma la credibilità dall’interno per incuria e compromesso.

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