Roberto Serra / Iguana Press via Flickr
Roberto Serra / Iguana Press via Flickr

Nelle mani di pochi: chi controlla l'informazione in Italia? L'infografica

I media italiani sono controllati da un numero ristretto di gruppi editoriali, spesso legati a società attive in altri settori. Alcuni si defilano, altri invece investono per creare nuovi poli di informazione

Marco Panzarella

Marco PanzarellaRedattore lavialibera

Davide Romanelli

Davide RomanelliGrafico

1 settembre 2025

I bilanci di quasi tutti i giornali italiani sono in rosso, i lettori continuano a diminuire e la raccolta pubblicitaria annaspa. Dinanzi a questo scenario apocalittico, tra gli editori storici c’è chi vende e si libera di un fardello ingombrante, mentre altri acquistano per creare un network che rappresenti una specifica area geografica o per costituire un polo mediatico che sia megafono di una parte politica. Ciò che invece non cambia è la concentrazione dei gruppi editoriali, pochi che controllano tanti giornali, la dislocazione geografica – molti al nord e al centro, una manciata al sud e nelle isole – nonché la loro natura “impura”, con imprenditori attivi in altri settori (costruzioni, automobili, petrolio, cliniche private, aeroporti, ecc,) che investono grandi capitali nell’editoria, anche a costo di rimetterci. Ma se la carta stampata non "tira più" perché dilapidare denaro in questo business? La risposta è semplice: i giornali continuano a influenzare il dibattito pubblico poiché dettano l'agenda politica degli altri media. E quindi, anche se le edicole chiudono, sono ancora importanti.

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