Una strada del quartiere Korofina a Bamako, la capitale del Mali. Foto di Carolinerre/Wikipedia
Una strada del quartiere Korofina a Bamako, la capitale del Mali. Foto di Carolinerre/Wikipedia

Africa, il Mali è in balia dei jihadisti

Il gruppo Jnim, affiliato ad al Qaeda, ha conquistato ampie porzioni di territorio e bloccato l'accesso di carburante e generi di prima necessità alla capitale Bamako. L'obiettivo è insediarsi al potere e creare un califfato islamico

Matteo Giusti

Matteo GiustiGiornalista

17 novembre 2025

  • Condividi

Il Mali, grande Stato dell’Africa occidentale nel cuore del Sahel, rischia di diventare il primo califfato islamico del Continente. Jamaʿat Nuṣrat al-Islām wa-l muslimīn (Jnim), il gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani, ha infatti bloccato l’accesso dei rifornimenti di carburante e dei generi di prima necessità diretti alla capitale Bamako, gettando la popolazione nel panico. Il gruppo terrorista, che è affiliato con al Qaeda, ha conquistato estese porzioni del territorio, prendendo il controllo delle province centrali controllate dall’esercito nazionale.

L'Africa divisa tra vecchi e nuovi coloni

Da oltre un decennio il Mali è un campo di battaglia dove si scontrano movimenti terroristici legati ad al Qaeda, allo Stato islamico e a indipendentisti come i Tuareg, che controllano il nord chiamato Azawad, vicino al confine con l’Algeria. Per anni la Francia ha combattuto a fianco delle Forze armate del Mali (Fama) in due distinte operazioni militari, ma senza mai ottenere risultati concreti. E così i terroristi hanno aumentato la loro influenza in maniera esponenziale.

Africa, la lotta infinita dei Tuareg

Il 2020 è stato l’anno del primo dei due colpi di stato che hanno permesso ai russi del Wagner Group di prendere il controllo del Paese e cacciare i francesi, accusati di non essere riusciti a fermare l’avanzata dei jihadisti. E così dal 2021 sono stati i mercenari russi, braccio ufficioso del Cremlino, a gestire la sicurezza, spingendo Mali, Niger e Burkina a sottoscrivere un accordo per la creazione della cosiddetta Alleanza del Sahel (Aes), un coordinamento militare fra le tre nazioni finalizzato alla creazione di un esercito capace di combattere l’estremismo islamico.

Dalle campagne alla città

Da luglio la situazione in Mali è però degenerata, dopo che una colonna di mezzi russi sono stati attaccati e distrutti dai Tuareg nella zona di Tinzaouaten, al confine con l’Algeria, che finanzia e sostiene la ribellione degli uomini blu del deserto. Il Jnim ha sfruttato la situazione e occupato la strada principale che porta da Dakar a Bamako e da dove arrivano i rifornimenti alla capitale del Mali.

Mozambico in ginocchio. E l'Isis avanza

Oggi la città ha paura e dalle campagne continuano ad arrivare migliaia di profughi alla ricerca di un luogo sicuro. Attualmente i governativi e i loro alleati russi controllano circa il 15 per cento del paese, ma ogni giorno che passa perdono terreno. La giunta militare al potere ha fatto appello alla cittadinanza di organizzare dei comitati di difesa per resistere all’avanzata dei jihadisti, negando al tempo stesso che l’esercito stia continuando ad arretrare e stia facendo saltare in aria i depositi di armi per evitare che finiscano in mano ai miliziani di Jnim.

Oggi le persone a Bamako hanno paura e dalle campagne continuano ad arrivare migliaia di profughi alla ricerca di un luogo sicuro

Inoltre, i militari al potere hanno bloccato due canali televisivi francesi accusandoli di fornire notizie false che screditano la giunta. Nel frattempo, il leader del governo militare Assimi Goita ha nominato un nuovo capo di Stato maggiore, che ha già incontrato i fondamentalisti islamici per provare ad aprire un canale di dialogo.

Nonostante il clima di tensione, al momento appare difficile che i jihadisti vogliano davvero conquistare la capitale. Le forze a loro disposizione oscillano, infatti, tra le sei e le settemila unità, troppo poche per controllore una città che con i profughi ha raggiunto quasi 3 milioni di abitanti. L’obiettivo di questo accerchiamento, che attacca e incendia decine di convogli ogni giorno, è semmai spingere la giunta militare al potere ad accettare una trattativa con gli estremisti islamici, con la creazione di un nuovo esecutivo che veda i jihadisti occupare posti chiave.

Al momento appare difficile che i jihadisti vogliano conquistare la capitale. Le forze a loro disposizione non sono sufficienti per controllore una città che con i profughi ha raggiunto quasi 3 milioni di abitanti

Iyad Ag Ghali è il fondatore e guida del Jnim. Con alle spalle una lunga esperienza di guerra, fino al 2007 è stato un importante dirigente Tuareg impegnato nella lotta per l’indipendenza dell’Azawad, quindi ha lavorato come diplomatico del Mali in Arabia Saudita e, dal 2012, ha assunto il comando della fazione saheliana di al Qaeda.

Africa, questione di interessi

Iyad Ag Ghali ha parlato più volte della nascita di un califfato nel cuore dell’Africa, ma al momento potrebbe accontentarsi di un governo di transizione che faccia fuori i militari al potere e consegni il Mali ai fedelissimi della Sharia (la legge islamica). Una mossa che come un pericoloso domino potrebbe contagiare anche i deboli Stati confinanti, già in balia del jihadismo internazionale.

Crediamo in un giornalismo di servizio a cittadine e cittadini, in notizie che non scadono il giorno dopo. Aiutaci a offrire un'informazione di qualità, sostieni lavialibera
  • Condividi

La rivista

2025 - Numero 35

Riarmo, il grande inganno

Mine antiuomo, piani sanitari segreti e finanziamenti "sostenibili": tutti i trucchi con cui l'Europa ci porta alla guerra

Riarmo, il grande inganno
Vedi tutti i numeri

La newsletter de lavialibera

Ogni sabato la raccolta degli articoli della settimana, per non perdere neanche una notizia. 

Ogni prima domenica del mese un approfondimento speciale, per saperne di più e stupire gli amici al bar

Ogni terza domenica del mese, CapoMondi, la rassegna stampa estera a cura di Libera Internazionale