Il lago Turkana in Kenya, tra desertificazione e migrazioni climatiche

Il Turkana, in Kenya, è la contea più povera e meno sviluppata tra le terre aride e semi-aride della Terra. Nonostante la presenza di un parco eolico, solo il 14% della popolazione ha accesso all'elettricità

Maurizio Di Pietro

Maurizio Di Pietrofotografo

30 aprile 2020

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Il Turkana, nel nord-ovest del Kenya, è la contea più povera e meno sviluppata tra le terre aride e semi-aride della Terra. I Turkana sono un popolo di pastori e da sempre fondano la propria sopravvivenza su animali e risorse naturali. Dal 1967 la temperatura in quest’area è aumentata di circa tre gradi causando lunghi periodi di siccità e desertificazione. La ricerca di nuovi pascoli e risorse idriche ha acuito le rivalità fra le differenti etnie scatenando conflitti armati e raid di bestiame con centinaia di vittime all’anno. A questo si sono aggiunte le tensioni causate dalle enormi riserve di petrolio scoperte in Turkana nel 2012: nuovi terreni sono stati sottratti ai pascoli disattendendo però le aspettative occupazionali della popolazione.

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Nella contea del Marsabit, al confine con il Turkana, si trova un parco eolico composto da 365 turbine per un’area di 160 chilometri quadrati. Il parco è in funzione da circa un anno e fornisce una quantità di energia pari al 20 percento di quella attualmente consumata in Kenya. Al momento, però, nel Paese solo il 14 percento della popolazione ha accesso all’elettricità. Privata di ogni fonte di sostentamento, la maggior parte delle comunità pastorali è stata costretta a emigrare. Molti si sono rifugiati nei centri urbani: di tutti i migranti ambientali presenti a Nairobi, il 74 percento è arrivato negli ultimi 20 anni. Altri gruppi si sono spostati invece sul lago Turkana, adattando il loro stile di vita alla pesca. Qui gli abitanti arrivano a pescare anche 14 ore al giorno.

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Nella regione del Turkana il 15 percento degli animali muore ogni anno a causa della siccità: la disponibilità di pascoli si riduce e diminuisce la resistenza degli animali alle malattie. Una tragedia per la popolazione locale che al 90 percento vive sotto la soglia di povertà. Il flusso del fiume Kawalasee varia in base alla stagione alternando inondazioni improvvise a lunghi periodi di siccità che costringono gli abitanti dell’area a scavare buche profonde anche tre metri per trovare l’acqua potabile. La stagione delle piogge è sempre più breve con precipitazioni improvvise e ad alta intensità che causano ingenti danni alla popolazione.

Da lavialibera n° 2 marzo/aprile 2020

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