L'ingresso di Cento Incroci a Centocelle (dal sito istituzionale)
L'ingresso di Cento Incroci a Centocelle (dal sito istituzionale)

A Centocelle i cittadini rianimano i locali della libreria incendiata nel 2019

Nella borgata di Roma, la Pecora elettrica non ha più riaperto dopo il secondo rogo. Le associazioni del quartiere si sono impegnate per mantenere un luogo aperto a tutte le realtà

Elena Paparelli

Elena PaparelliGiornalista pubblicista e video maker

8 giugno 2021

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Nel quartiere di Centocelle, periferia est di Roma, lì dove c’era la libreria-cafè “La pecora elettrica”, incendiata nel 2019, lo scorso 4 maggio è stato inaugurato un centro culturale chiamato Cento Incroci. Lo hanno voluto gli abitanti del quartiere per rispondere ai roghi che hanno portato alla chiusura della libreria, ed è stato realizzato grazie alla Regione Lazio, che lo gestisce attraverso la società in house Laziocrea col coinvolgimento delle associazioni locali. Per capire la valenza – anche simbolica – di Cento Incroci occorre fare un passo indietro.

Cento anni di Centocelle, cento anni di attivismo e cultura ai margini

Da quartiere di periferia noto per il degrado, Centocelle è diventata una zona vivace che fa cultura

Abitata da quasi 60mila abitanti chiusi in tre chilometri quadrati, Centocelle è una borgata a volte considerata come zona di degrado e incuria. Nel 2015, però, avviene una svolta: arriva la linea C della metropolitana, che rende il quartiere raggiungibile in breve tempo con le sue tre fermate (Parco di Centocelle, Mirti e Gardenie), integrando il servizio offerto dalle due linee di tram e dal trenino urbano che la rendevano comunque sempre troppo fuori mano.

Centocelle, da allora, ha cominciato a essere puntellata di tanti esercizi commerciali e locali “di tendenza”, con una forte offerta di bistrot, ristoranti, enoteche, gelaterie, ma anche negozi alternativi, centri culturali e librerie. Il quartiere inizia a essere frequentato da parecchi giovani: una promessa di riscatto, quella di diventare una delle zone cool capitoline, con accenni di gentrificazione. Un certo degrado è comunque ancora presente, come lamentano i suoi stessi abitanti, insofferenti per le mancate manutenzioni.

Eppure, nonostante ci sia ancora oggi una evidente distanza fra cittadini e istituzioni, Centocelle (che quest’anno festeggia i suoi cento anni di storia) continua a caratterizzarsi per l’attivismo dei suoi abitanti e il tessuto associativo molto ricco. Del resto, stiamo parlando del quartiere delle case occupate e della resistenza, con una storia di tenace antifascismo, ed è la zona che ospita anche il centro sociale più grande d’Europa, il Forte Prenestino, un centro di autoproduzione culturale e attivismo giovanile.

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Il rogo della Pecora elettrica

I locali della Pecora elettrica dopo l'incendio del 25 aprile 2019 (Facebook)
I locali della Pecora elettrica dopo l'incendio del 25 aprile 2019 (Facebook)
Nel 2019 la libreria è stata incendiata per due volte. Dopo un tentativo di rilancio, i gestori hanno deciso di non proseguire

In questo contesto, la libreria-cafè indipendente e anti-fascista “La Pecora elettrica”, nata sull’onda di questa “Primavera di Centocelle”, si è posta da subito come un esperimento (riuscito) per coniugare l’anima storica del quartiere con la rinascita (anche commerciale) dello stesso: un piccolo presidio di cultura, ma anche un luogo dove socializzare e sentirsi “a casa”, sorseggiare un tè e incontrarsi fra i volumi disponibili. E forse proprio perché, con le sue luci e il giro di persone che generava, disturbava qualcuno, il locale è stato incendiato fra il 6 novembre 2019, in un periodo in cui sono andati in fiamme anche due altri locali lì vicini, la Pinseria Cento55 e il Baraka bistrot.

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Nessuna minaccia esplicita o rivendicazione per questi atti criminosi, ma la chiara espressione di un territorio sotto attacco proprio nel momento di rivitalizzazione. Per “La pecora elettrica” si trattava persino del secondo incendio: il primo risaliva alle prime ore del 25 aprile 2019 e, vista la data, si era inizialmente pensato a un gesto di matrice politica, un’ipotesi rimessa in discussione dai roghi successivi. In poco tempo, grazie alla solidarietà di moltissime persone, tramite crowdfunding i gestori avevano raccolto 50mila euro per rimettere a nuovo il locale, ma all’indomani della sua riapertura, complice il buio per i lampioni non funzionanti in via delle Palme, qualcuno ha appiccato un nuovo rogo.

Ancora una volta gli abitanti hanno risposto con rapidità organizzando due grandi passeggiate di solidarietà e di “autodifesa”: “Combatti la paura, sostieni il tuo quartiere”, era lo slogan. I due gestori della libreria-cafè, però, hanno deciso di non riaprire più l’attività: “Nonostante il dolore e la rabbia per quello che ‘La pecora elettrica’ ha subito, ci sentiamo parte di una comunità che travalica i confini del nostro quartiere e della nostra città. Una comunità forte e consapevole capace di stringersi in difesa degli spazi di condivisione e di promozione culturale”.

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Una rinascita partecipata dalle associazioni

Espressione di questa comunità molto radicata sul territorio è la Libera associazione di Centocelle (Lac), unione di abitanti, organizzazioni e spazi sociali nata dopo le due grandi passeggiate di solidarietà e di autodifesa, in seguito alle quali al Forte Prenestino sono state convocate assemblee per i cittadini a cui hanno partecipato circa 200 persone. Da lì è sorto il primo nucleo della Lac.

Per le assemblee dei cittadini lo spazio doveva essere sottratto al mercato per essere aperto a tutti senza discriminazioni

Gli autori degli incendi sono ancora oggi sconosciuti come lo è il movente, ma al segnale di aggressione al territorio, la comunità, attraverso la Lac, continua a esprimere la sua voglia di protagonismo con l’idea che la sicurezza del quartiere non si costruisce tanto con la militarizzazione quanto con la partecipazione. Una delle prime attività della Lac sono state le discussioni su ambiente, scuola e situazione educativa, sul mutuo appoggio alle persone messe in difficoltà dalla pandemia e delle restrizioni (leggi l'articolo sull'impegno delle associazioni e del volontariato a Roma), e anche sul futuro della libreria “La pecora elettrica”. Nelle intenzioni dei partecipanti lo spazio della libreria indipendente – spiegano dalla Lac – non doveva finire sul mercato e non diventare una qualsiasi attività commerciale, ma restare invece un presidio sociale e culturale per tutti come lo era stato fino a quel momento. Quando poi la Regione ha manifestato la disponibilità a farsi carico dello spazio, nell’estate del 2020 c’è stata un’altra grande assemblea pubblica nella quale i partecipanti hanno elaborato un manifesto con alcune idee cardine: lo spazio doveva essere sottratto al mercato ed essere a disposizione del quartiere per attività sociali e culturali, doveva essere un luogo di autogestione da parte degli abitanti e delle associazioni, uno spazio guidato da principi guida come antifascismo, antirazzismo, laicità, antisessismo.

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La Regione ha accolto gli inviti e Lac collabora con Laziocrea per la nuova programmazione dello spazio. Gianfranco Giombini del Gruppo ambiente e territorio della Lac è soddisfatto: “Cercheremo di riempire quello spazio con nostre proposte anche sull’ambiente – dice a lavialibera –. Per esempio abbiamo fatto una mappatura dei Parchi della zona, e diversi eventi anche su Parco delle Palme, di fronte alla ex Pecora elettrica”. Al Centro l’Associazione nazionale partigiani d’Italia “Giordano Sangalli” curerà un corso di italiano base per le donne straniere. I servizi per le persone fragili non sono finiti: “Faremo uno sportello di riferimento dedicato ai Centri antiviolenza, ma anche all’utilizzo dei consultori – ci spiega Gabriella Marando dell’assemblea delle donne del Consultorio di Via Resede 1 –. Vogliamo essere un punto di informazione per quelle persone che hanno bisogno di un supporto psicologico. In seguito, l’idea è che nelle programmazioni future possano esserci momenti di incontro e approfondimento anche su temi come l’educazione all’affettività e alla sessualità per i giovani”, visto che molti consultori della zona non hanno un punto di informazioni per gli adolescenti. “Il consultorio – ribadisce Gabriella – deve stare nel sociale e non essere solo un luogo medicale. Abbiamo bisogno che il quartiere ci supporti perché ancora di cose da fare ne abbiamo tante”.

E poi c’è la biblioteca di quartiere, che si impreziosirà man mano grazie al bookcrossing. “Vengono anche bambini a scegliere dei libri – ci racconta Sandra, uno dei tre dipendenti di Laziocrea che lavorano a Cento Incroci –. Ci sono tante persone che ci hanno portato i libri. Succede quasi tutti i giorni di ricevere volumi anche in buonissimo stato per metterli a disposizione. Questa mattina è venuta una persona amante del Cinema che ci ha donato diversi volumi sulla Settima arte”.

Ognuno mette il suo tassello per ripartire. Cento Incroci, che nel nome richiama la posizione del locale collocato all’incrocio fra due strade e insieme fa riferimento alla sua “vocazione multiculturale e polivalente”, ha iniziato ad affrontare la sfida ponendosi come “presidio della legalità, della partecipazione e della cultura”. Il tempo dirà se questa esperienza maturerà o meno come un rapporto davvero osmotico fra istituzioni e cittadini del quartiere, e non solo.


Dopo la pubblicazione di questo articolo, abbiamo ricevuto una lettera da parte di Elisa Sermarini, responsabile comunicazione della Rete dei Numeri Pari e di Centocelle è casa nostra, di cui pubblichiamo di seguito un estratto:

"L’apertura di “Cento Incroci” rappresenta una vittoria parziale prodotta da cittadine, cittadini e realtà sociali - come la Rete dei Numeri Pari e la Libera Assemblea di Centocelle - che hanno lavorato insieme, concretamente, organizzando assemblee, iniziative pubbliche, laboratori di mutualismo, cortei e incalzando le istituzioni affinché si assumessero le loro responsabilità. La vittoria è parziale perché la scelta dei proprietari della Pecora Elettrica di non riaprire dopo la seconda bomba rappresenta una sconfitta non solo per le persone e le realtà che si sono impegnate per portare luce e speranza nel quartiere ma per tutta la città.

È importante che quel luogo sia diventato il simbolo di una nuova speranza ma la battaglia non è terminata, anzi, è appena iniziata. Per questo non vorremmo che si continuasse a dare una "narrazione" sbagliata ed autocelebrativa di quanto avvenuto, ignorando le difficoltà e la complessità del quadro in cui le nostre reti sociali stanno agendo. Roma è una città in grandissima sofferenza e con un aumento delle disuguaglianze e della criminalità senza precedenti. La politica non ha affatto compreso la gravità della situazione. Per cambiare davvero le cose servirà avere maggiore memoria, impegno, coerenza e concretezza"

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