Melbourne (Australia), febbraio 2020. Il climatologo Michael Mann al National Climate Emergency Summit, Melbourne Australia (Foto di Julian Meehan)
Melbourne (Australia), febbraio 2020. Il climatologo Michael Mann al National Climate Emergency Summit, Melbourne Australia (Foto di Julian Meehan)

Il climatologo Mann: "Cop26, se non si è fatto di più è colpa di Usa e Ue"

I Paesi industriali non hanno ancora fornito i finanziamenti promessi agli Stati in via di sviluppo per la transizione ecologica, fondamentali per proseguire i negoziati, sostiene lo scienziato del clima Michael Mann che denuncia gli "inattivisti", ma crede ancora nella battaglia ambientale

Francesca Dalrì

Francesca DalrìGiornalista, il T quotidiano

21 febbraio 2022

Ha la forma di una mazza da hockey con il manico leggermente in discesa e la paletta rivolta all’insù: è il grafico che vent’anni fa ha reso Michael Mann, all’epoca un giovane scienziato del clima, famoso in tutto il mondo. Nel 2001 quel grafico è finito nel terzo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni unite (Ipcc) come prova schiacciante del riscaldamento globale antropico. L’andamento della temperatura media mostra un picco nel ventesimo secolo dopo 900 anni di stabilità. Oltre a renderlo famoso, quel grafico l’ha "costretto" a buttarsi nella mischia: "Nel tentativo di difendere me stesso e il mio lavoro da attacchi motivati politicamente, sono diventato mio malgrado un combattente nelle guerre climatiche", racconta. Prima contro i negazionisti (secondo Mann oggi in via di estinzione) e ora contro gli "inattivisti" che, avendo compreso che negare il problema sia ormai impossibile, puntano a "minimizzare, deviare, dividere, rallentare e indurre alla disperazione". 

Vent’anni dopo Mann è ottimista: "Se non ci fosse ancora una possibilità di vincere non dedicherei la mia vita alla battaglia sul clima. So che possiamo ancora evitare la catastrofe". Tre le azioni necessarie individuate da Mann ne La nuova guerra del clima. La battaglia per riprenderci il pianeta (Edizioni Ambiente, 2021). Primo: rimuovere i sussidi all’industria dei combustibili fossili e incentivare le energie rinnovabili. Come? Pretendendo dai nostri politici un cambiamento sistemico: "Si tratta della responsabilità di votare e usare ogni altro mezzo che abbiamo per influenzare la politica". Secondo: ignorare i pessimisti. Terzo, concentrare gli sforzi non sui negazionisti, ma sulla metà confusa: "Molte persone sono solo vittime delle campagne di disinformazione. Dobbiamo aiutarli a uscirne e poi saranno nella posizione di unirsi alla nostra battaglia"

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