I manifestanti del movimento "No base", 2 giugno. Foto: Natalie Sclippa
I manifestanti del movimento "No base", 2 giugno. Foto: Natalie Sclippa

Coltano, in 10mila contro la base militare

Migliaia di manifestanti hanno camminato per sette chilometri nel parco di San Rossore (a Pisa), dove si voleva ampliare un'area militare con i fondi del Fondo di Coesione e sviluppo. Anche se il progetto all'interno della riserva è sfumato, il corteo antimilitarista chiede di dirottare i soldi su equità e sostenibilità

Natalie Sclippa

Natalie SclippaRedattrice lavialibera

3 giugno 2022

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“Dire no alla base a Coltano o altrove significa ribadire il nostro no alle guerre, presenti e future. Lo scoppio di quella in Ucraina è stato solo il pretesto per aumentare i soldi alla difesa. Dal 2015, la tendenza al riarmo non si è mai fermata. Le guerre non scoppiano, si preparano”. Così urlano dal megafono i membri del movimento No Base a Coltano, davanti a più di 10mila persone e di cento associazioni arrivate a Pisa da tutta Italia per protestare contro il progetto di costruire una nuova base militare all’interno della riserva naturale. 

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I partecipanti sono partiti dalla Villa Medicea e hanno percorso circa sette chilometri per chiedere che non vengano più destinati i fondi del Pnrr alla difesa. Intanto, lo scorso 12 maggio, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha confermato al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e al sindaco di Pisa Michele Conti che l’area sarà individuata al di fuori del perimetro del parco regionale di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli, ma il decreto non è mai stato ritirato. Un ponte per, associazione no profit che si occupa della difesa dei diritti umani, sottolinea: “La sproporzione tra la spesa militare e quella a favore della popolazione civile dimostra quanto sia ipocrita la proposta di lavorare per la pace”.

Uno dei cartelli dei manifestanti recita: "+ Amiamoci, - Armiamoci"
Uno dei cartelli dei manifestanti recita: "+ Amiamoci, - Armiamoci"

Il decreto di inizio anno

Tutto ha inizio con il decreto del presidente del consiglio Mario Draghi del 14 gennaio scorso, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 23 marzo. L’intervento prevede la realizzazione della sede del Gruppo intervento speciale, del primo reggimento carabinieri paracadutisti Tuscania e del  Centro  cinofili nell’area di Coltano, ed essendo l’opera destinata alla difesa nazionale si applicano le misure di semplificazione procedurale, che accelerano i tempi. Per la realizzazione della base sono stati destinati 190 milioni di euro del Fondo Coesione e sviluppo 2021-2027, Fondo Coesione e Sviluppo 2021-2027, un fondo destinato a colmare il divario sociale e territoriale con l’allargamento dell’area militare già presente ma dismessa che avrebbe dovuto occupare 730mila metri quadrati di territorio. La popolazione si è fin da subito opposta, anche attraverso una raccolta firme che ha raggiunto oltre 100mila adesioni. 

A sorprendere è stata anche la modalità con cui gli enti interessanti sono stati contattati, come ha spiegato in un post il sindaco di Pisa: “All’incontro con il Ministro della Difesa ho fatto presente che il Comune di Pisa non poteva rimanere all’oscuro del processo decisionale, a differenza dell’Ente parco che era a conoscenza del progetto già da un anno”. Il presidente dell’Ente, Lorenzo Bani, a Il Postha commentato: “Il parere ambientale realizzato dai tecnici è molto chiaro, dice che l’impatto sarà devastante”.

Cartelli con la distanza tra l'area di Coltano e alcune industrie militari
Cartelli con la distanza tra l'area di Coltano e alcune industrie militari

Uno sgarbo all’ambiente

Oltre all’aspetto economico, infatti, c’è quello ambientale. Il parco di San Rossore, nato nel 1979, rappresenta una delle più importanti riserve naturalistiche, a elevata biodiversità, della Toscana e si estende su una superficie di circa 24mila chilometri. L’eventuale ampliamento della base non avrebbe rispettato l’articolo 2 dello statuto del parco, le cui finalità sono quelle della conservazione e della valorizzazione del patrimonio naturalistico-ambientale. 

Nel progetto, per garantire “l’impatto ambientale zero”, erano stati previsti sistemi di compensazione ambientale, come la piantumazione di alberi, ma come fa notare un cittadino contrario all’intervento “non si può parlare di compensazione perché questa parola indica già che ci sarà un danno”. 

Cambiamenti climatici ed emozioni: non solo ecoansia

Contrari anche i Fridays for future, per i quali “è allucinante come questo territorio venga visto come improduttivo e quindi edificabile. Si trascurano transizione ecologica ed energetica, su pressione dell’industrai del gas e del fossile”.

L'area dell'ex radar dismesso all'interno della riserva di San Rossore
L'area dell'ex radar dismesso all'interno della riserva di San Rossore

Durante il corteo, i manifestanti hanno rimarcato le contraddizioni del territorio, dove coesistono la riserva naturalistica basata su un’economia di prossimità e grandi aziende inquinanti. “Da una parte Coltano, borgo dei popoli, centro di un’economia a filiera corta, dall’altra parte, a soli cinque chilometri, l’interporto toscano di Guasticce, snodo logistico strategico per le merci nel Mediterraneo, simbolo di globalizzazione e sfruttamento”.

"Coltano, luogo di pace"
"Coltano, luogo di pace"

Anche se l’insediamento a Coltano sembra essere sfumato, il fronte antimilitarista non demorde: “È inaccettabile che tutti quei soldi del fondo di coesione sociale, che dovrebbero essere destinati alla lotta alle disuguaglianze e alle povertà, siano investiti in questo modo. Con la guerra la spesa pubblica si sta piegando alle necessità del comparto militare-industriale invece che a quelle dell’equità. Né qui, né altrove, l’unica base sostenibile è quella che non esiste”. 

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