16 aprile 2020
Secondo il Dipartimento per le politiche antidroga, gli italiani spendono in stupefacenti più di 15 miliardi di euro l’anno: quasi la metà in cocaina. I consumatori stimati nel nostro Paese sono circa otto milioni, tra cui tantissimi minori. Nell’ultimo anno uno su tre, tra i 15 e i 19 anni, ha provato almeno una droga. Mentre 32 ragazze e ragazzi, tutti con meno di 25 anni, sono morti per overdose. Le carceri italiane scoppiano e al loro interno si trovano più di 20mila persone detenute per ragioni legate allo smercio di stupefacenti. L’elenco di dati potrebbe continuare, ma qui le cifre servono solo a ricordare quanto la questione tossicodipendenza sia attuale nella vita di giovani, adulti e famiglie. Negli ultimi anni più che risolverla, ricorda Luigi Ciotti nel suo editoriale, ci siamo assuefatti alla sua presenza.
Guarda il video di presentazione del numero, con Leopoldo Grosso e Valerio Cataldi
Certo, non si muore più come negli anni Settanta e Ottanta. Gli eroinomani puri sono quasi scomparsi, anche se il farmaco usato per ridurre l’assuefazione ne tiene in vita 90mila. Le droghe tradizionali sono più tagliate ed economiche. È esplosa la produzione di sostanze sintetiche, sempre più accessibili, pure e potenti, e ciò ha contribuito ad allargare a dismisura la platea di utilizzatori. Il consumo, che ormai abbraccia più sostanze contemporaneamente, prevale sulla dipendenza. L’esperienza è diffusa, pervasiva e in molti casi devastante.
Eppure resta poco compresa, quasi esclusivamente declinata come problema di sicurezza e contrasto al narcotraffico. Insomma, si continua a scrutare l’orizzonte con un occhio solo. Non c’è dubbio che l’universo droghe sia uno dei business principali dei mercati criminali: il 6 aprile l’Interpol, che unisce le polizie di 194 Stati, ha indicato la crescita del commercio di droghe via social media, app cifrate e darknet, come una delle sei minacce globali legate all’emergenza Covid-19.
Il traffico di stupefacenti sembra non aver risentito della pandemia, anzi: con l'emergenza le mafie guadagnano di più
Tuttavia è un errore considerare il fenomeno come fatto solo di offerta e profitti. "Da soli non andiamo da nessuna parte. Serve la prevenzione", ha ammesso il comandante dei carabinieri Giovanni Nistri lo scorso febbraio, a Roma, di fronte a una platea di poliziotti e magistrati antidroga provenienti da 56 Paesi. Bisognerebbe avere il coraggio di guardare anche alla "sorgente della catastrofe", scrive su lavialibera Carlo Bonini. Ovvero affrontare la questione delle questioni: perché si usano droghe? Una spiegazione arriva da Fabio Cantelli Anibaldi: "Alla radice della tossicomania c’è la fame di infinito con la quale veniamo al mondo". "Mi piace molto e riesco a farlo senza troppe rogne", rispondono a Tor Bella Monaca. Drogarsi è come usare "un anestetico per vivere", aggiunge Alessio Guidotti. Anche se "ogni storia è diversa: un complesso intreccio di contesti, persone e sostanze", ammonisce Massimo Barra (guarda l'intervista).
Di fronte a tale scenario, e alle sue conseguenze, il confronto politico e istituzionale, semplicemente, non c’è. Leopoldo Grosso ricorda che il Dipartimento antidroga è stato svuotato di funzioni; la Conferenza nazionale, prevista per legge ogni tre anni, non si riunisce da più di dieci; non è stata più formata la Consulta di esperti per monitorare il fenomeno ed elaborare proposte; l’Italia diserta gli impegni internazionali e non redige il piano quinquennale di contrasto alle dipendenze richiesto dall’Unione europea. Neanche gli episodi di cronaca nera che negli ultimi anni hanno coinvolto ragazzi e ragazze (dall’omicidio di Luca Sacchi a Roma, a quello del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega e delle giovanissime Desirée Mariottini e Pamela Mastropietro), riempiendo le pagine dei quotidiani per settimane, sono bastati a riaccendere il confronto sull’uso e l’abuso di droghe. Perciò le principali associazioni che da anni si occupano del tema hanno autoconvocato una Conferenza nazionale per rimettere sul tavolo la questione e discutere finalmente di una possibile riforma delle politiche sulle droghe. L’incontro si sarebbe dovuto tenere a fine febbraio, ma è stato rimandato a causa della pandemia. Loro, comunque, non demordono.
Da lavialibera n° 2 marzo-aprile 2020
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