
Attenzione, caduta operai

13 luglio 2022
In un mio soggiorno tra i BaNande del Nord-Kivu (Repubblica democratica del Congo) di molti anni fa rimasi colpito quando, parlando con alcuni anziani, venni a sapere che esiste una specifica categoria psichiatrica inerente il lavoro. Fino a quel momento, avevo appreso l’importanza che i BaNande conferiscono alle loro tipiche attività lavorative, in particolare quella di disboscatori (abakondi) e quella di coltivatori (abahingi). Ormai sapevo che essi si considerano superiori rispetto alle etnie confinanti proprio per il loro impegno nell’abbattere gli alberi della foresta e nel lavorare i campi: le altre etnie – a cominciare dai pigmei BaMbuti all’interno della foresta equatoriale – venivano denominate ngata, “fannulloni”, “buoni a nulla”. Ma chi si ostina nel suo lavoro, chi non fa altro che pensare ad abbattere alberi o a dissodare la terra, finisce per essere considerato come un omusire, una persona anormale, qualcosa di simile a un pazzo, un alienato mentale.
La lezione di un popolo che vuole vivere in sintonia con la foresta e gli altri umani
I BaNande sono dei gran lavoratori e come tali sono riconosciuti anche dai loro vicini (oltre che, un tempo, dai colonizzatori europei). Se istituissimo una scala regionale per quanto riguarda l’impegno nel lavoro, non c’è dubbio che i BaNande si troverebbero in cima. Forse proprio per questo avvertono un pericolo: quello di travalicare, di essere assorbiti totalmente dal lavoro, a tal punto da compromettere il loro equilibrio, il loro benessere mentale. Questi gran lavoratori sanno che il tipo di lavoro a cui si dedicano normalmente può trasformarsi in una trappola, in un’ossessione, qualcosa di pericoloso sul piano personale ed esistenziale.
Tra i BaNande c’è un’altra figura problematica e inquietante: è l’omulimba, colui che non sa, non può, o non è interessato a cantare e a danzare. L’omulimba si sottrae all’attività sociale che maggiormente compensa il duro lavoro dei campi e in foresta. C’è qualcosa di oscuro, in questa figura marginale, in quanto non condivide sentimenti ed emozioni che soltanto canti e danze collettivi sanno esprimere. I BaNande, grandi lavoratori, sono – o forse è il caso di dire erano – anche grandi estimatori e fruitori di canti e musica: di una musica vigorosa, veloce, vitale, quella musica (omunde) che un tempo i giovani imparavano andando in foresta, durante i sei mesi dell’olusumba, il loro rituale di iniziazione.
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Lavorare non garantisce né sicurezza economica né qualità della vita. Più di una persona su 10 si trova in condizioni di povertà anche se ha un lavoro, mentre cresce il numero di chi non ce la fa più a sopportare il peso di competizione e performance sempre più alte