Aggiornato il giorno 7 novembre 2024
Aggiornamento del 7 novembre 2024: i carabinieri del Ros hanno eseguito quattro ordinanze di arresto per l’omicidio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, avvenuto il 5 settembre 2010. Tra i destinatari della misura cautelare chiesta dalla procura di Salerno figurano il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo e l’imprenditore Giuseppe Cipriano, due degli indagati perquisiti il 28 luglio 2022 con le accuse di concorso in omicidio con l’aggravante camorristica.
"Dopo quattordici lunghi anni, l'amarezza per un percorso di giustizia tanto complesso e ostacolato è immensa, e ci stringiamo con profonda solidarietà alla famiglia Vassallo, che mai ha smesso di chiedere verità – commenta Riccardo Christian Falcone, referente Libera per la provincia di Salerno –. Scopriamo che figure insospettabili, in ruoli di fiducia istituzionale, potrebbero essere state coinvolte in un crimine che ha scosso tutta la comunità e offeso i valori di legalità e giustizia che Vassallo rappresentava e difendeva. La sua dedizione, il suo coraggio e la sua lotta contro il malaffare e la criminalità organizzata non devono essere dimenticati”.
Il 28 luglio le principali testate giornalistiche hanno pubblicato una clamorosa notizia riguardante l’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica – piccolo borgo in provincia di Salerno affacciato sul mar Tirreno – ucciso il 5 settembre 2010. I carabinieri dei Ros di Roma e Salerno hanno eseguito un decreto di perquisizione – emesso dalla procura di Salerno e firmato dal procuratore capo Giuseppe Borrelli e dal pm Marco Colamonici – nei confronti di nove persone, tra appartenenti all’Arma e imprenditori, accusate a vario titolo di omicidio e associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Nel provvedimento si accenna al ruolo di un presunto mandante vicino ai clan napoletani, Raffaele Maurelli, imprenditore edile di Scafati che avrebbe organizzato un traffico di stupefacenti attraverso una spola di gommoni tra Castellamare di Stabia e il porto di Acciaroli, una frazione di Pollica.
Angelo Vassallo, dopo dieci anni un omicidio senza colpevoli
Maurelli – come riporta il giornalista Gigi Di Fiore su Il Mattino – è morto di cancro poco dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia per concorso in omicidio con l’aggravante mafiosa. Aveva deciso di parlare, ma la Dda di Salerno non è riuscita a interrogarlo per tempo. Dall’incrocio con le altre relazioni investigative, risulterebbe che l'imprenditore avrebbe cercato prima di corrompere e poi ricattare Vassallo per ottenere un lido utile alla logistica del traffico di droga cilentana.
Il 6 settembre 2010 Vassallo avrebbe denunciato ai carabinieri di Agropoli e all’allora procuratore capo di Vallo della Lucania, Alfredo Greco, ciò che aveva raccolto durante le ronde notturne organizzate insieme alla polizia municipale. Il movente dell’omicidio sarebbe quindi da ricercare nella sua perseveranza nel difendere il territorio dai traffici illeciti. Nelle settimane precedenti al delitto, il sindaco aveva confidato ad alcune persone di fiducia di avere scoperto qualcosa che non avrebbe mai voluto scoprire, temendo per la propria incolumità. Dalle interviste rese dai familiari, emerge anche come il contrasto allo spaccio fosse tema di scontro tra i carabinieri locali e il primo cittadino, costretto ad affrontare direttamente i pusher andando oltre i doveri richiesti dalla sua carica.
Dalle interviste rese dai familiari del sindaco, emerge come il contrasto allo spaccio fosse tema di scontro tra i carabinieri locali e il primo cittadino, costretto ad affrontare direttamente i pusher
Il decreto coinvolgerebbe in affari di droga: il tenente colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, il carabiniere Luigi Molaro, l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi (i tre uomini dell’Arma facevano parte nel 2010 della squadra investigativa di Castello di Cisterna, nel napoletano, nota per aver arrestato molti camorristi, soprattutto grazie alla collaborazione di alcuni pentiti) e quattro imprenditori locali, i fratelli Palladino e Giuseppe Cipriano.
Nel 2018 Cioffi – genero del defunto Domenico D’Albenzio, che sarebbe stato membro del clan Belforte – era già stato coinvolto in un’inchiesta della Dda di Napoli e accusato di collusione con un clan legato allo spaccio nel Parco Verde di Caivano. Condannato a 15 anni, attualmente sta scontando i domiciliari in Calabria. Nello stesso anno, Cioffi era stato indagato sul caso Vassallo per concorso in omicidio, ricevendo un avviso di garanzia con l’invito a comparire, ma in quell’occasione si era avvalso della facoltà di non rispondere.
Federico, Giovanni e Domenico Palladino (quest’ultimo nel 2010 ricopriva la carica di consigliere comunale nell’amministrazione Vassallo), gestiscono a Pollica il residence Tre Palme, dove Cagnazzo fa soggiornare spesso i collaboratori di giustizia. Per gli inquirenti i tre fratelli avrebbero dovuto fornire ai trafficanti un luogo dove stoccare le sostanze psicotrope. Inoltre – come riportato dall’Ansa – Cagnazzo avrebbe consigliato loro di coinvolgere Cioffi nella gestione di alcune pompe di benzina.
Nel 2010 Cipriano, cugino del presunto mandante, iscritto nel 2018 sul registro degli indagati per concorso in omicidio (insieme a Cioffi e Maurelli) per il caso Vassallo, era il proprietario di un cinema ad Acciaroli. Come scrive la giornalista Petromilla Carillo su Il Mattino, per la Dda di Salerno rappresenterebbe il trait d’union tra i fratelli Palladino e due membri del clan Loreto-Ridosso di Scafati, Romolo Ridosso e suo figlio Salvatore, oggi collaboratori di giustizia. Nel corso degli anni, padre e figlio hanno fornito dichiarazioni grazie alle quali è stato possibile comporre il puzzle oggi esposto nel decreto di perquisizione che accuserebbe di omicidio Cagnazzo, Molaro, Cioffi, Cipriano e i Ridosso.
La procura ipotizza un tentativo di depistaggio messo in atto da Cagnazzo e Molaro durante le prime fasi dell’indagine sull’omicidio, che sarebbero state indirizzate verso persone che nulla hanno a che fare con il delitto. Nei giorni successivi il ritrovamento del corpo di Vassallo, il tenente Cagnazzo avrebbe ascoltato un carabiniere in vacanza in una casa vicina alla scena del delitto (il militare ha dichiarato di non aver sentito i colpi di arma da fuoco esplosi contro Vassallo), acquisendo e analizzando poi i video di sorveglianza di un negozio acciarolese, senza però avere ricevuto una delega dal pm di Vallo della Lucania o dalla procura. Nell’atto è riportata anche una telefonata senza risposta di Molaro a Cagnazzo, avvenuta due minuti dopo la morte di Vassallo. Entrambi in vacanza ad Acciaroli, quella sera avrebbero partecipato a una cena.
La procura ipotizza un tentativo di depistaggio messo in atto dai carabinieri Cagnazzo e Molaro durante le prime fasi dell’indagine, che sarebbero state indirizzate verso persone che nulla hanno a che fare con il delitto
Trattandosi di indagini preliminari, è nota solo la parte del mosaico che non è coperta dal segreto investigativo e quindi, come sempre in questi casi, vale la presunzione di non colpevolezza prima del terzo grado di giudizio. Ciò non toglie che la verità giudiziaria sull’assassinio del sindaco sarebbe la punta dell’iceberg da cui partire per capire costa sta succedendo nel Cilento. A cominciare dagli interessi della criminalità organizzata nei mercati locali illegali e formalmente legali; il rapporto tra politica, regolazione e società; le dinamiche che connotano l’economia locale e i settori più vulnerabili alle collusioni. Angelo Vassallo, infatti, non è l’unico sindaco ucciso nel Salernitano, dove nel 1980, per volere di Raffaele Cutolo, era stato ammazzato il sindaco di Pagani Marcello Torre.
Angelo Vassallo è conosciuto anche come il sindaco pescatore, perché nonostante a un certo punto della sua vita ricoprisse diverse cariche politiche, non smise mai di svolgere l’attività di pescatore. Fu sindaco fino al 2004, anno in cui ricoprì per breve tempo la carica di consigliere provinciale a Salerno con La Margherita. L’anno successivo venne rieletto primo cittadino, ruolo che mantenne fino alla sua morte. Inoltre, fu presidente della Comunità Montana Alento-Monte Stella dal 1999 al 2006, anno in cui lo sfiduciarono. In quell’occasione, alcuni oppositori tappezzarono le strade con dei manifesti funebri per annunciare la sua morte politica, ma Vassallo venne eletto presidente della Comunità del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, vicepresidente di Città Slow Italia e presidente di Città Slow International.
Vassallo dotò il comune di Pollica di un piano regolatore ei disciplinari da applicare a una serie di attività riguardanti il rapporto fra Comune e mercato. Nelle vesti di presidente della Comunità di Parco, varò un piano che prevedeva la perimetrazione delle aree naturali, proteggendole così dal consumo di suolo. Vassallo era consapevole che i vincoli per la tutela ambientale potevano rappresentare un problema per lo sviluppo, e capì anche quanto fosse necessario trovare un equilibrio fra protezione ambientale ed economia locale. Il sindaco puntava a generare ricchezza dalle bellezze del territorio, sapeva che fare dell’edilizia il volano dell’economia, soprattutto per l’area collinare già esposta al fenomeno dello spopolamento, avrebbe rappresentato un ulteriore fattore di alimentazione della marginalità. Difese con il pugno di ferro il territorio dalle speculazioni edilizie, da concessioni balneari inappropriate, dall’abusivismo, portando avanti con fermezza una lotta contro l’evasione fiscale e gli incendi dolosi e pretendendo sempre la massima trasparenza amministrativa.
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Non si sa ancora nulla degli esecutori materiali del delitto, che quella notte di inizio settembre esplosero nove colpi di pistola contro Vassallo. L’arma non è mai stata ritrovata, e come spesso ricordano i familiari del sindaco, la mattina del 6 settembre la scena del delitto era affollata (e forse inquinata) da molti curiosi. Fin dalle prime ore, gli inquirenti collegarono l’omicidio all’azione di Vassallo contro lo spaccio di sostanze psicoattive, richiamato dalla movida estiva attorno ai locali del porto di Acciaroli.
Vassallo puntava a generare ricchezza dalle bellezze del territorio, sapeva che fare dell’edilizia il volano dell’economia avrebbe ulteriormente alimentato la marginalità
Nel 2020 Dario Vassallo – fratello di Angelo e candidato alla Camera con il Movimento 5 Stelle – insieme a Vincenzo Iurillo – giornalista de Il Fatto Quotidiano – hanno pubblicato La verità negata (PaperFirst), un libro-inchiesta in cui gli autori formulano alcune ipotesi che rispecchiano le teorie emerse dal recente decreto di perquisizione. La mattina del 6 settembre i quotidiani scrisserro come negli ambienti della magistratura l’omicidio Vassallo fosse considerato “preventivo”. Poco tempo dopo i fratelli della vittima, Dario e Massimo, decisero di istituire a Roma la Fondazione Angelo Vassallo Sindaco Pescatore, per difendere la memoria del fratello dalle speculazioni e da fantasiosi moventi alternativi: dal delitto passionale alla vendetta privata.
Nonostante l’efferatezza con cui venne ammazzato Vassallo, molti amministratori locali faticarono a comprendere e percepire gli interessi delle camorre in quei piccoli comuni del Cilento, zona peraltro nota alla Dia perché scelta dai gruppi mafiosi per la latitanza e negli ultimi anni tenuta sotto osservazione per il forte rischio di attività di riciclaggio nel mercato immobiliare collegato al turismo balneare. Gli inquirenti approfondirono anche situazioni legate ad alcune denunce presentate negli anni da Vassallo, scoperchiando un vaso di Pandora dal quale, in certi casi, hanno preso avvio ulteriori indagini e processi (come nel caso Strade Fantasma e Due Torri bis). Procedimenti che nulla hanno a che fare con l’omicidio, ma che forniscono uno spaccato sul mondo degli appalti nel Salernitano.
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Il fascicolo d’indagine del delitto, curato all’epoca dalle pm Rosa Volpe e Valleverdina Cassaniello, oltre che dalla Dda di Salerno diretta dal procuratore capo Franco Roberti, nel 2018 ha rischiato di essere archiviato. Nell’ottobre 2019, Dario Vassallo è stato ascoltato dalla Commissione parlamentare antimafia e grazie a quelle dichiarazioni, il mese successivo, è stata approvata la proposta, su iniziativa del senatore Matteo Richetti (Misto), di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta, In realtà già nel 2017 l’onorevole Edmondo Cirielli (FdI) aveva suggerito alla Camera questa iniziativa, ma in quel caso la proposta cadde nel vuoto.
Nonostante l’efferatezza con cui venne ammazzato Vassallo, molti amministratori locali faticarono a comprendere e percepire gli interessi delle camorre in quei piccoli comuni del Cilento
Nel maggio 2021, su iniziativa dell’onorevole Luca Migliorino (M5s), la Commissione antimafia ha riaperto il fascicolo sull’omicidio, istituendo una commissione interna per indagare su alcuni elementi istruttori, mentre la Dda di Salerno ha iniziato le rilettura dei fascicoli prodotti sul caso. Nel luglio dello stesso anno, un gruppo di lavoro guidato da Migliorino ha visitato Pollica. Secondo la Commissione, quello di Vassallo non fu un omicidio d’impeto commesso da un singolo individuo fuori dalla dimensione criminale. I gruppi mafiosi prediligono mantenere un basso profilo per non attirare l’attenzione delle forze dell’ordine e arrivano ad esporsi solo quando la posta in gioco è molto alta.
La morte di Vassallo ha destabilizzato Pollica: i cittadini erano affezionati al loro sindaco, ma battendo il territorio sia i pm che Migliorino hanno anche percepito una certa omertà. L’omicidio ha spaccato la comunità cilentana, basti pensare che al funerale di Vassallo hanno partecipato una quindicina di amministratori locali, quando alla Comunità del Parco ne afferiscono un’ottantina.
Nel 2016 la storia di Vassallo è diventata una fiction della Rai, Il Sindaco Pescatore (regia di Maurizio Zaccaro), ma la trasposizione filmica ha acceso un aspro dibattito sui social sul modo di raccontare il territorio, che per alcuni risulta falsato.
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