Palazzo Giustiniani, a Roma, sede del Grande oriente d'Italia, la principale obbedienza massonica (Wikipedia)
Palazzo Giustiniani, a Roma, sede del Grande oriente d'Italia, la principale obbedienza massonica (Wikipedia)

Lo storico John Dickie: "La cattiva fama della massoneria è colpa della P2"

Lo storico inglese studioso della mafia italiana analizza i legami tra la criminalità organizzata e le logge massoniche

Francesco Donnici

Francesco DonniciGiornalista

21 settembre 2022

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John Dickie, storico e scrittor e inglese
John Dickie, storico e scrittor e inglese
 Storico, autore di libri sulle mafie italiane (Cosa Nostra. Storia della mafia siciliana Onorate società. L'ascesa della mafia, della camorra e della 'ndrangheta seguiti da Mafia republic, tutti editi da Laterza), John Dickie ha di recente pubblicato con la casa editrice barese anche I liberi muratori. Storia mondiale della Massoneria.

Perché si parla spesso di presunti legami tra massoneria e mafie? 
Parto dal presupposto che è sbagliato etichettare negativamente gli appartenenti alla massoneria in maniera indistinta, anche se sappiamo che può esserci del marcio. Ad esempio, ci sono stati casi di doppia affiliazione e alcune logge sono state chiuse. Dov’è il confine allora? Gotha è l’ultimo di moltissimi tentativi di gettare una luce processuale su questo rapporto. Vanno evidenziate due testimonianze: quella di Panteleone Mancuso, secondo cui "non c’è più la ‘ndrangheta perché comanda la massoneria dall’alto", e quella di Giuliano Di Bernardo, ex gran maestro del Grande Oriente d’Italia, che riferisce la confessione di un importante massone calabrese di fine anni ‘90 secondo cui "su 32 logge del Grande Oriente, 28 sono controllate dalla ‘ndrangheta". Sono due scenari molto diversi. Le risultanze dicono che la ‘ndrangheta, almeno da una ventina d’anni, ha un nuovo direttorio, quei pochi che ne sono a conoscenza definiscono i componenti “invisibili” o “massoni”, ma non perché fanno parte della massoneria. È una metafora. come ha avuto modo di dire anche il procuratore Giuseppe Lombardo, che da anni segue questo processo. 

Dagli anni 90 ad oggi, complici anche le inchieste e le testimonianze di alcuni collaboratori di giustizia, nell’immaginario comune è entrato il termine massomafie. Di cosa si tratta?
Non esiste la massoneria in quanto tale e non c’è nessun brevetto o diritto d’autore dei riti massonici. Si tratta di un modello organizzativo e nel tempo le autorità massoniche hanno completamente perso il controllo del marchio. Molto facilmente vengono così create logge spurie, al di fuori di qualsiasi contatto, utilizzate per un qualsiasi scopo. Il modello organizzativo massonico è molto influente, dalle società segrete alle mafie, esistono diversi plagi del mondo massonico. Le mafie stesse sono un plagio del modello massonico dell’Ottocento. 

Si può dire che una loggia “coperta” o “deviata” non è una loggia?
Da parte dei massoni sì. Dal mondo esterno si fa fatica a distinguere.

"In nessun paese al mondo la massoneria ha una reputazione negativa come in Italia e questo è dovuto alla storia della P2. È un problema perché la cattiva fama attira i cattivi"John Dickie

Quanto e come ha influito sul presunto legame tra ‘ndrangheta e massoneria la nascita della Santa?
Se n’è parlato molto nel processo Olimpia. La Santa – mitizzata come una specie di super-mafia – secondo alcune ricostruzioni comprenderebbe ‘ndranghetisti di alto livello cui è concesso di fare anche il giuramento massonico. Si tratta invece solo di una dote come tantissime altre. La cosa che rende più simile la ‘ndrangheta alla massoneria – formalmente parlando – è l’ampio numero di riti. I boss attraverso i riti dicono chi ha più potere e accesso alle informazioni. La Santa nasce guarda caso proprio quando in Italia si comincia a parlare della P2 e della gestione del potere occulto. Molto probabilmente è stata inventata per escludere alcuni influenti ‘ndranghetisti della Jonica dalla spartizione dei lavordel V centro siderurgico nella Piana di Gioia Tauro. Tanto è vero che la Santa è coinvolta nella storia della prima guerra di ‘ndrangheta, lotta politica che si conduce a colpi di doti. Non si tratta quindi di una super-’ndrangheta.

Lei scrive che la loggia P2 ha giocato un ruolo importante sulla cattiva fama della massoneria.
In nessun paese al mondo la massoneria ha una reputazione negativa come in Italia e questo è dovuto alla storia della P2. È un problema perché la cattiva fama attira i cattivi: chi è un affarista, chi potenzialmente cerca di tessere rapporti con esponenti della zona grigia potrebbe bussare alla porta di una loggia. Le risultanze giudiziarie non ci dicono molto in questo senso, ma indubbiamente c’è chi, anche all’interno della massoneria, si prefigge obiettivi meno nobili. Ma sono casi meno diffusi di quanto si pensi. 

Come viene percepita questa cattiva fama negli ambienti interni alla massoneria?
Da parte dei massoni c’è una rabbia spesso giustificata per il modo in cui vengono loro lanciate accuse. E questo crea un clima strano all’interno della massoneria, che fa il gioco di una certa leadership. Nel mio studio ho osservato il modo in cui la rabbia viene strumentalizzata per non prendere sul serio il rischio di reali infiltrazioni della ‘ndrangheta. Tutta la società calabrese è esposta a questo rischio. Le accuse, molto spesso generalizzate, permettono alla leadership di dire "noi siamo delle brave persone e il mondo esterno ci è ostile per ignoranza".

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