23 dicembre 2022
Per quanto le parole possano sembrare simili, tratta e traffico di esseri umani indicano due differenti fenomeni. Il protocollo delle Nazioni unite contro la tratta delle persone, presentato a Palermo nel 2000, identifica il fenomeno come «il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l'alloggiamento o l'accoglienza di persone con la minaccia di ricorrere alla forza, o con l'uso effettivo della forza o di altre forme di coercizione, mediante il rapimento, la frode, l'inganno, l'abuso di autorità o una situazione di vulnerabilità, o con l'offerta o l'accettazione di pagamenti o di vantaggi al fine di ottenere il consenso di una persona avente autorità su di un'altra ai fini dello sfruttamento».
Tratta: gli aiuti hanno fallito
Sono inclusi nella definizione anche lo sfruttamento della prostituzione e i lavori forzati, fino ad arrivare allo schiavismo. Chi è vittima di tratta, quindi, non dà il consenso, ma viene ingannato. Differente è il caso in cui si configura il reato di traffico (in inglese smuggling, ndr), in cui ci sono la volontà e il consenso, viste le somme di denaro pagate per iniziare il viaggio.
Una volta compresa la definizione, altra cosa è percepire quanto il reato sia diffuso a livello globale. Nell’edizione 2020 del Global report on trafficking in persons, che l’Unodc redige ogni due anni, si legge come a vent’anni di distanza dalla firma della Convenzione «più del 90 per cento degli Stati membri delle Nazioni unite ha stabilito un reato specifico per la criminalizzazione della tratta».
I dati che emergono sono allarmanti: nel 2018, 49.032 persone provenienti da 148 Paesi sono entrate nel mirino dei trafficanti. La metà è condannata allo sfruttamento sessuale, attraverso false promesse e minacce, circa il 40 per cento, invece, è destinato ai lavori forzati, soprattutto uomini e bambini. Ogni dieci casi intercettati,cinque riguardano donne adulte, due bambine e ragazze sotto i 18 anni. Tra il 2006 e il 2018, le vittime di tratta finite in circuiti di sfruttamento sessuale sono passate dal 79 al 50 per cento, con un raddoppio, dal 18 al 38 per cento, di quelle che erano costrette ai lavori forzati.
Per fornire risposte concrete e fermare la tratta, occorre un’azione coordinata tra istituzioni, cittadini e attori privati, come le imprese. Formare personale specializzato per la prevenzione e la lotta contro questi crimini può non solo aiutare nelle indagini, ma anche intercettarne un numero più alto. Inoltre, anche gli organi statali e sovranazionali, attraverso un controllo della filiera,possono diminuire il rischio che le aziende sfruttino i lavoratori. Perché l’impatto sia effettivo, è necessario affrontare le cause profonde, visto che il 50 per cento delle persone coinvolte nei traffici sono in difficoltà economica: la pandemia da Covid-19 ha acuito le difficoltà delle fasce più vulnerabili della popolazione, rendendole facile preda della tratta. Infine, una legislazione efficace che garantisca l’accesso alla giustizia può contribuire a migliorare l’iter dei processi contro questi reati.
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