23 febbraio 2023
La Nigeria va al voto e questa potrebbe essere la prima elezione che cambierà la politica dello Stato africano. Con i suoi quasi 220 milioni di abitanti, il Paese adagiato sulle rive del golfo di Guinea è il più popoloso del continente africano e, nonostante si trovi su una enorme pozza di petrolio, la sua popolazione è allo stremo. Il nord è sconvolto dal terrorismo di Boko Haram e dello Stato islamico, che hanno unito le forze lanciando attacchi su vasta scale e costringendo la popolazione delle province settentrionali ad abbandonare città e villaggi.
In Nigeria convivono 250 gruppi etnici, ma sono soltanto tre che hanno un reale peso politico. A nord gli Huasa-Fulani, di religione musulmana, sono la maggioranza assoluta, mentre nelle regioni centrali e sud-occidentali vivono gli Yoruba, cristiani e animisti. Nella parte sud-orientale, quella che una volta si chiamava Biafra e che divenne nota per una guerra secessionista alla fine degli anni ’60, vivono invece gli Igbo, cristiani anche loro e spesso esclusi dalle stanze del potere della politica nazionale.
Dagli atenei nigeriani all'Europa. Così i cults sono diventati mafia
In una situazione etnicamente e religiosamente complicata, negli ultimi anni si è inserita una gravissima crisi economica che ha costretto la Banca centrale a svalutare più volte il Naira, la moneta nazionale, distruggendo il potere d’acquisto della popolazione. Nemmeno le entrate petrolifere sono state in grado di puntellare la pericolante economia nazionale, che anzi vede la grandi multinazionali, con Eni e Shell in testa, preoccupate della situazione securitaria del Paese e pronte a rompere i contratti e spostarsi ai giacimenti off-shore presenti in abbondanza nelle acque nigeriane.
La gravissima crisi economica ha costretto la Banca centrale a svalutare più volte il Naira, la moneta nazionale, distruggendo il potere d’acquisto della popolazione
Un quadro desolante per un Paese che avrebbe le risorse per essere l’economia più forte di tutta l’Africa e che si prepara al voto fra mille incognite. Questa tornata elettorale, che deciderà il nuovo presidente e rinnoverà il parlamento, presenta per la prima volta un terzo candidato con delle chance di vittoria, che potrebbe portare al primo ballottaggio delle elezioni presidenziali nigeriane della storia, in passato terminate tutte al primo turno.
Peter Obi, l’alfiere del piccolo Partito Laburista, è un importante businessman che ha mezzi e conoscenze per puntare allo scranno presidenziale. Inoltre, è l’unico candidato di religione cristiana. Pochi mesi fa ha lasciato il maggior partito di opposizione approdando ai laburisti e rivitalizzando uno schieramento che, fino al suo arrivo, ha sempre contato poco dal punto di vista politico. Fra i 18 candidati sono soltanto tre quelli davvero in corsa: Bola Tinubu, candidato del partito del presidente uscente Buhari; Atiku Abubakar del Partito democratico popolare, il grande sconfitto della politica nigeriana con ben cinque candidature alla presidenza; e infine proprio Peter Obi, che alcuni sondaggi danno come favorito e che ha un enorme seguito nella popolazione più giovane.
Contro i massacri nella Repubblica democratica del Congo serve una corte internazionale
In Nigeria l’età media è pari a 18 anni e il 40 per cento della popolazione ha meno di 40 anni. Sono loro il bacino elettorale a cui si rivolge questo outsider che a 60 anni è il candidato più giovane. Tinubu ne ha, infatti, 71 mentre Abubakar 76. “I giovani puntano su di me e io voglio puntare sui giovani – spiega Obi – dobbiamo frenare le partenze dei nostri più promettenti cervelli per l’estero e dare loro la possibilità di restare in Nigeria”. E ancora: “Il nostro Paese è sull’orlo del crollo definitivo, sono le élite di potere che ci vogliono mantenere deboli e divisi. Voglio candidare persone credibili, senza nessuna divisione etnica, tribale o religiosa, le divisioni sono sempre state la nostra debolezza”.
Nel programma di Obi figurano anche ricette nuove per i grandi problemi della Nigeria: la sicurezza e il rilancio dell’economia. “I due mandati presidenziali di Buhari hanno clamorosamente fallito nel combattere la violenza, soprattutto al nord, e oggi credo che sia necessario ripensare a come affrontare il problema. Voglio aprire un dialogo con tutti, compreso chi è stato già arrestato, per inaugurare un percorso di pacificazione nazionale. Inoltre, ribadisco che non considero terroristi i militanti del partito Ipob (Indigenous people of Biafra), ma rappresentanti di una vera istanza di autonomia. Voglio rafforzare le nostre forze speciali, ma punendo con forza ogni abuso”.
Obi ha 60 anni ed è il candidato più giovane. Gli avversari Bola Tinubu e Atiku Abubakar hanno, rispettivamente, 71 e 76 anni
L’economia è l’altro tema centrale della campagna elettorale e sulla questione Obi ha le idee chiare. “La totale dipendenza dal petrolio è un male per la nostra economia, siamo completamente in balia dei prezzi stabiliti dal mercato internazionale. È mia intenzione diversificare, anche aiutando l’iniziativa privata, ma soprattutto recuperando la nostra produzione agricola. A nord ci sono tante terre altamente produttive che non stiamo sfruttando, una volta pacificata l’area è da lì che deve ripartire un settore importante dell’economia nazionale. Non voglio disperatamente vincere, ma desidero quantomeno tentare di riformare il Paese”.
Crediamo in un giornalismo di servizio ai cittadini, in notizie che non scadono il giorno dopo. Aiutaci a offrire un'informazione di qualità, sostieni lavialibera
La tua donazione ci servirà a mantenere il sito accessibile a tutti
Record di presenze negli istituti penali e di provvedimenti di pubblica sicurezza: i dati inediti raccolti da lavialibera mostrano un'impennata nelle misure punitive nei confronti dei minori. "Una retromarcia decisa e spericolata", denuncia Luigi Ciotti
La tua donazione ci servirà a mantenere il sito accessibile a tutti