
Al vertice contro le armi nucleari, l'Italia è assente

28 febbraio 2023
Nel dibattito sulla riforma delle intercettazioni c’è un punto che rischia di passare sotto traccia: la necessità di regolare i trojan. Software che, una volta installati sui nostri dispositivi, consentono di monitorare la nostra vita sia online sia offline. Strumenti sempre più usati dalle procure di tutta Italia e la cui importanza è stata ribadita anche dal procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, ma che per la "loro natura eccezionale, andrebbero disciplinati», spiega Paolo Reale, ingegnere e tra i fondatori dell’Osservatorio nazionale di informatica forense. L’eccezionalità dei trojan, detti anche captatori informatici, sta nel fatto che possono prendere il pieno controllo del dispositivo in cui si trovano permettendo, per esempio, di attivarne o disattivarne la telecamera e il microfono.
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In potenza, danno pure l’opportunità di modificarne il contenuto, facendo comparire messaggi che non sono mai stati spediti o foto mai scattate. Uno scenario da futuro distopico, ma non impossibile: non c’è nulla che impedisca a chi gestisce i trojan di farlo. Qualche tentativo di arrivare a una legge c’è stato, ma è caduto nel vuoto, così come non ha mai visto luce il tavolo tecnico per vigilare sulle intercettazioni istituto con un decreto del 2017 e che avrebbe dovuto essere formato da esperti del settore.
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"Cos'è la felicità?" Difficile rispondere a questa domanda mentre intorno a noi aumentano guerre e tragedie. Eppure chiedersi cos'è, imparare a riconoscerla e a non smettere di cercarla può essere un atto rivoluzionario.