Montesilvano, 25 settembre 2022. Alessandro Bovolenta e Julio Velasco dopo la vittoria nella finale dell'Europeo U20. Foto Fipav
Montesilvano, 25 settembre 2022. Alessandro Bovolenta e Julio Velasco dopo la vittoria nella finale dell'Europeo U20. Foto Fipav

La lezione di Velasco

"La vita non è una scala dove più arrivi in alto e più sei bravo. E il talento non è solo dei fuoriclasse". Sport ed educazione, a scuola da Julio Velasco, ex allenatore della nazionale italiana di pallavolo

Lucilla Andreucci

Lucilla AndreucciResponsabile settore Sport di Libera

Aggiornato il giorno 12 maggio 2023

"Se lei fosse ministro dello sport, da dove comincerebbe?". Julio Velasco, argentino de La Plata, sorride sornione. È un maestro di sport, nel senso proprio dell’insegnarlo. Nel suo caso, ai massimi livelli: ha portato la nazionale italiana maschile di pallavolo sul tetto del mondo (tre ori europei, due mondiali, cinque World League) e quella che ha allenato è stata votata come “squadra del secolo”. Dal 2019 è commissario tecnico delle nazionali giovanili maschili della Federazione italiana pallavolo, negli ultimi anni ai vertici mondiali. Lo incontriamo il 21 marzo a Milano, in occasione della Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime  innocenti delle mafie, al seminario La partita più bella: come lo sport può aiutare i giovani a diventare cittadini più consapevoli. «Se fossi ministro dello Sport? Per prima cosa mi dimetterei perché non è il mio mestiere. Comunque, è evidente che ci siano delle mancanze nella cultura sportiva, ma è anche vero che il nostro Paese non è un disastro e bisognerebbe dare ai giovani la consapevolezza di aver avuto una fortuna incredibile a nascere qui. A volte ci si dimentica che siamo una delle nazioni più ricche del mondo, dove la sanità è pubblica, a differenza degli Stati Uniti, e dove la scuola, nonostante tutti i difetti, è una buona scuola».

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