5 dicembre 2023
Per Matteo Messina Denaro lei era una di famiglia. “A me non è mai mancato l’amore e l’affetto di una figlia, pur non essendo mia figlia”, scriveva il 25 gennaio 2022 a sua sorella. Stamattina, 5 dicembre 2023, quella giovane donna, Martina Gentile, 31enne di Campobello di Mazara (Trapani), è finita agli arresti domiciliari per favoreggiamento della latitanza dell’ultimo boss stragista di Cosa nostra, arrestato il 16 gennaio e morto il 25 settembre. Secondo quanto emerso dalle indagini degli ultimi mesi, svolte dai carabinieri del Raggruppamento operativo speciale coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, Gentile è stata uno snodo centrale delle comunicazioni tra i latitante e il mondo esterno, trasmettendo pizzini (piccoli pezzi di carta) con messaggi che riguardavano anche l’attività di Cosa nostra.
"Ha il mio carattere perché glielo (così nel documento, ndr) insegnato io, però lei era predisposta”Matteo Messina Denaro - Su Martina Gentile
Nipote del boss di Campobello di Mazara, Leonardo Bonafede, e figlia di un killer ergastolano, Salvatore Gentile, e di Laura Bonafede (arrestata il 13 aprile), della giovane donna Messina Denaro scriveva: “È cresciuta con me, per tanti anni siamo stati assieme tutti i giorni. Ha dato un senso alla mia vita solitaria, ha molto di me, forse anche troppo. Ha il mio carattere perché glielo (così nel documento, ndr) insegnato io, però lei era predisposta”. Contro Martina Gentile la Dda di Palermo aveva già chiesto l’arresto nello scorso aprile, ma allora il giudice per le indagini preliminari Alfredo Montalto le aveva respinte per insufficienza di prove. “Il pubblico ministero, però, ha proseguito le indagini ed ora, alla stregua degli ulteriori elementi acquisiti, ha rinnovato la richiesta di applicazione della misura cautelare personale”, ha scritto il gip nella nuova ordinanza di custodia cautelare che i carabinieri del Ros, guidati dal comandante Lucio Arcidiacono e supportati dai colleghi del comando provinciale di Trapani, hanno notificato stamattina alla donna. Martina Gentile, che nei pizzini veniva indicata coi nomi in codice quali Tania, Tan o Tany, è madre di una bambina di poco più di due anni d’età, ragione per cui può andare in carcere.
Dalla scorsa primavera a oggi, le indagini dell’Arma, coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Gianluca De Leo e Pierangelo Padova, hanno permesso di avere una visione più completa sul ruolo di intermediaria. Ci sono i messaggi trovati sul telefono di Martina Gentile e dei coniugi Bonafede e Lanceri, gli ultimi “vivandieri” del boss, gli scritti cifrati trovati nelle perquisizioni (come il calendario con le date della consegna dei pizzini segnate) “messi a sistema con la restante molte di prove” tra cui le intercettazioni e le videoriprese.
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La 31enne viene definita “un punto di snodo centrale per alcuni dei messaggi provenienti” dal boss. Spesso la modalità era questa: la giovane incontrava Lorena Lanceri, la “vivandiera” di Messina Denaro chiamata in codice “tramite”, nello studio tecnico dell’architetto Stefano Tramonte, assessore all’Urbanistica di Campobello di Mazara fino all’11 maggio 2023, cioè fino all’emersione dell’indagine sulla giovane. “Entrambe potevano accedere senza destare sospetti delle Forze dell’Ordine”, scrive il giudice. Per la procura palermitana, sul politico “non sono emersi, allo stato, gravi indizi di colpevolezza sul suo diretto coinvolgimento in merito a quanto accadeva nei suoi uffici”, ma l’uomo aveva buoni rapporti con la famiglia Bonafede, al punto di mandare le condoglianze per la morte dell’anziano boss o i saluti in carcere al padre di Martina.
I messaggi che Martina Gentile trasmetteva non riguardavano soltanto affari privati tra il boss e la madre, ma “anche questioni concernenti l'operatività dell'organizzazione mafiosa e le attività di alcuni soggetti”. E per questo il giudice Montalto ritiene che la giovane donna “ha contribuito a formare la rete di relazioni che ha fornito la copertura al latitante nel territorio di Campobello di Mazara insieme alla madre Bonafede Laura, che già si era fatta carico del ruolo storicamente svolto dal padre Bonafede Leonardo allorché ne era stato impedito a causa dei lunghi periodi di detenzione e, infine, del decesso nel novembre 2020”. Insomma, una tradizione di famiglia.
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“Gentile Martina è totalmente impregnata della ‘cultura’ mafiosa, e, quel che è più grave, che ella intende trasferire i suoi malsani ‘ideali’ persino alla figlia D."Alfredo Montalto - Giudice per le indagini preliminari
Una tradizione e una mentalità che la giovane donna avrebbe voluto trasmettere alla figlia, nata il 22 agosto 2021 e oggetto delle premurose attenzioni di Matteo Messina Denaro, che donerà alla neonata una collanina di Bulgari da oltre duemila euro di valore. “Gentile Martina è totalmente impregnata della ‘cultura’ mafiosa, e, quel che è più grave, che ella intende trasferire i suoi malsani ‘ideali’ persino alla figlia D., come si ricava da quella lettera indirizzata da Bonafede Laura al latitante in cui la stessa scrive che sia lei che la figlia Martina cercheranno di far conoscere alla bambina la storia di Messina Denaro”. “Mini cugino (questo il nome in codice della neonata, ndr) ti conoscerà dai miei racconti e da quelli di Tany perché sei stato troppo importante per noi”, scriveva Laura Bonafede.
Il giudice Montalto sottolinea che nel parlare dell'uomo le due donne trascurano costantemente un aspetto, cioè le responsabilità di Messina Denaro non soltanto nelle stragi di mafia del 1992 e del 1993, ma anche e soprattutto nell’ “uccisione di innocenti bambini: Nadia e Caterina Nencioni, rispettivamente di appena nove anni e di poco più di un mese di vita, rimaste vittime della strage di Firenze del 1993; Giuseppe Di Matteo, rapito appena dodicenne e ucciso, dopo una straziante prigionia in condizioni inumane, nel gennaio 1996; senza poi dimenticare l'uccisione di Antonella Bonomo in stato di gravidanza, cui Messina Denaro ebbe a partecipare personalmente nel luglio 1992”.
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Ma perché arrestare la giovane se il boss è morto? Le esigenze cautelari “non sono di certo venute meno per il sopravvenuto decesso del Messina Denaro in data 25 settembre 2023”, scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare. La procura, nella richiesta di misura cautelare citata, sottolinea che sono in corso molti processi nati dalle indagini seguite all’arresto di Messina Denaro e la “connessione” tra le persone coinvolte “nel circuito di assistenza/protezione” e questo stato “rende altissimo il rischio di una contaminazione probatoria rispetti ai paralleli processi in corso e dunque di massimo grado il pericolo di inquinamento probatorio”.
Ad esempio il 30 novembre il gup di Palermo ha condannato in abbreviato a sei anni e otto mesi per favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena Andrea Bonafede, omonimo del cugino “prestanome” di Messina Denaro. L’imputato è ritenuto l’intermediario tra il boss allora latitante e il medico Alfonso Tumbarello nel periodo in cui il capomafia era in cura per il cancro al colon che poi l’ha ucciso: faceva avere al boss le ricette intestate al cugino e le prescrizioni firmate da Tumbarello necessarie alle terapie. Sono sotto processo anche i vivandieri della latitanza, Lorena Lanceri e il marito Emanuele Bonafede: la donna è accusata di associazione mafiosa e l’uomo di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena. Sono in corso le udienze preliminari contro Giovanni Luppino, l’autista arrestato insieme al boss il 16 gennaio e ora accusato di associazione mafiosa: per i pm avrebbe portato Messina Denaro alle cure oltre 50 volte nel corso di due anni. La procura di Palermo ha anche terminato l’inchiesta su Laura Bonafede, maestra di Campobello di Mazara legata sentimentalmente al boss di Castelvetrano, accusata di associazione mafiosa.
I procedimenti non sono conclusi. Sono ancora incorso “delicatissime indagini sulla copiosissima documentazione in sequestro”, prosegue la procura. Il gip dettaglia che “innumerevoli sono ancora i soggetti indicati con nomi convenzionali ancora da indentificare e, soprattutto, i luoghi in cui Messina Denaro ha trascorso la sua latitanza da individuare e nei quali verosimilmente è custodita la documentazione più direttamente afferente all'attività criminale del Messina Denaro, ai suoi affari e investimenti ed ai suoi proventi”.
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