Parlamento europeo di Bruxelles. Foto: wikipedia
Parlamento europeo di Bruxelles. Foto: wikipedia

Qatargate, colpo alla credibilità europea

La presidente Ursula von der Leyen ha annunciato provvedimenti contro la corruzione, ma lo scandalo che ha coinvolto alti rappresentanti comunitari è l'"elefante nella stanza" di Bruxelles

Alberto Vannucci

Alberto VannucciProfessore di Scienza politica, Università di Pisa

29 febbraio 2024

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Alto e nobile è risuonato il richiamo della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nel suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione, alla necessità di rafforzare i presidi anticorruzione: "Se vogliamo risultare credibili quando chiediamo ai paesi candidati di rafforzare le loro democrazie, dobbiamo eliminare la corruzione anche all’interno dell’Unione. Adotteremo un atteggiamento più duro nei confronti di reati come l’arricchimento illecito, il traffico d’influenza e l’abuso di potere. La corruzione erode la fiducia nelle nostre istituzioni; dobbiamo quindi combatterla con tutta la forza della legge". 

Ingerenze straniere, ma complici interni

Più che di erosione di fiducia, nel caso dell’Unione europea si dovrebbe parlare di smottamento, frana, tracollo. Per tradurre l’elegante formula inglese, nella sala del parlamento europeo c’era un colossale "elefante nella stanza", una realtà ovvia e appariscente, che però è rimasta innominata. A quel pachiderma possiamo dare un nome: Qatargate. Per quanto ancora indefinito sia il suo esito giudiziario, le cronache dello scandalo sono impietose, a partire dalle perquisizioni che hanno portato alla luce centinaia di migliaia di euro in contanti accatastati nelle abitazioni dei protagonisti. Troneggia la figura di un ex parlamentare europeo, che avrebbe capitalizzato il patrimonio di relazioni e contatti acquisiti durante il precedente mandato, convertendosi professionalmente in faccendiere al servizio di qualsiasi entità privata o statuale, purché dotata di adeguato potere d’acquisto.

Più che di erosione di fiducia, nel caso dell’Unione europea si dovrebbe parlare di smottamento, frana, tracollo

Non sarebbero immuni neppure associazioni sindacali e ong, anch’esse a libro paga in cambio della certificazione di inesistenti progressi nel riconoscimento di diritti umani e dei lavoratori. L’aspetto più preoccupante della vicenda è il piano “multilivello” di condizionamento occulto da parte di diversi stati extraeuropei (Qatar, Marocco, Emirati Arabi, ecc) delle risoluzioni politiche espresse da alti rappresentanti delle istituzioni comunitarie. Da un lato l’impiego dei canali di lobbying formalmente riconosciuti e rigorosamente regolati, dall’altro la proiezione sotterranea di una pressione persuasiva che ha “catturato” i rappresentanti europei, trasformandoli in pupazzi da ventriloquo di governi stranieri.

Quando l'anticorruzione diventa cerimoniale

Una forma di corruzione politica nel senso proprio del termine, capace di plasmare ai massimi livelli gli stessi orientamenti programmatici dell’Unione. Ben vengano allora la direttiva europea anticorruzione in corso di elaborazione, la comunicazione congiunta tra Commissione e Alto rappresentante per creare una rete di autorità di contrasto e società civile, e tutto l’armamentario “cerimoniale” che accompagna queste manifestazioni di buoni intenti. Ma all’Unione europea si dovrebbe rammentare la locuzione latina, ripresa dal vangelo secondo San Luca, "medice, cura te ipsum", medico, cura te stesso.

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