24 aprile 2024
Famiglie sempre più indebitate, costo della vita elevato e imprenditori che, schiacciati dalla situazione economica attuale, potrebbero cercare liquidità tramite canali alternativi. È la situazione in una delle regioni più ricche di Italia, la Lombardia, dove il rischio usura – anche se ben nascosto – è dietro l’angolo. “È una piaga”, dice Luciano Gualzetti, presidente dell’associazione antiusura San Bernardino. Dello stesso parere Roberto Omegna, segretario della Fondazione lombarda antiusura (Fla): “Dopo il Covid la situazione qui è peggiorata tantissimo e così è aumentato il numero di richieste al fondo antiusura”. Sono state 140 le richieste di aiuto ricevute nel 2023 dalla Fla, 211 quelle arrivate alla fondazione San Bernardino. Sono tante e questo vuol dire che il numero di persone iscritte alle liste dei cattivi pagatori, quelle che si vedono sbattere la porta in faccia dalle banche, è sempre più alto. “C’è fame di soldi ed esigenza di liquidità in Lombardia, ma l’usura ha cambiato pelle. Non c’è più bisogno di minacce o spari, ma sono professionisti che hanno tanti soldi”, spiega Gualzetti.
Le denunce sono pochissime, forse per la connivenza tra l’imprenditore usurato e la criminalità organizzata
La categoria più a rischio è quella degli imprenditori che, complici l’inflazione e l’innalzamento dei prezzi avvenuti in Italia negli ultimi due anni, potrebbero vedere nei prestiti usurai l’ultima ancora di salvezza per la propria impresa. Eppure, le denunce sono pochissime: secondo i dati Istat, nel 2023 in Lombardia ce ne sono state soltanto undici e 123 in tutta Italia. A questo proposito la coordinatrice della Direzione distrettuale antimafia nel capoluogo lombardo Alessandra Dolci lancia un allarme: dietro alle mancate denunce si può nascondere una connivenza tra l’imprenditore usurato e la criminalità organizzata.
“Nel 2024 stanno arrivando tantissime richieste di aiuto da persone che si sono indebitate per fare trading online, ovvero acquisto e vendita online di azioni e titoli finanziari”Augusto Sironi - Volontario dell'associazione antiusura San Bernardino
Sovraindebitamento e usura vanno a braccetto secondo i funzionari delle fondazioni antiusura contattate da lavialibera. Le fondazioni sono finanziate dal ministero dell’economia e hanno il compito di prevenire l’usura. Come? Garantendo un prestito tramite il Fondo per la prevenzione del fenomeno dell’usura per risanare i debiti dei nuclei familiari che le banche non finanziano più perché iscritti alle liste nere dei cattivi pagatori.
Non ci vuole molto, basta una rata non pagata per vari motivi: incapacità di gestire la propria situazione finanziaria o eventi della vita incontrollabili come perdita di lavoro o spese impreviste. Come racconta Omegna, è il caso di una donna che si è rivolta alla Fla dopo aver chiesto tre finanziamenti contemporaneamente. Per riuscire però a sostenere le rate ha dovuto smettere di pagare il proprietario di casa rischiando lo sfratto. La fondazione San Bernardino racconta a lavialibera il caso di un uomo sovra indebitato per sostenere le rate del mutuo. Mario (nome di fantasia) non riusciva più a pagare le rate a causa dell’innalzamento dei tassi di interesse e della morte della persona con la quale aveva aperto il mutuo.
Oggi chi è in difficoltà economica chiede finanziamenti per tutto: per comprare la macchina, per pagare le bollette, per mandare i figli a scuola o anche per l’affitto o le spese condominiali. “Dopo il Covid non è aumentato solo il numero di persone che si rivolgeva a noi, ma è aumentata la cifra del debito. Se prima le persone arrivavano con un debito di massimo 50 o 60mila euro, oggi riceviamo richieste di aiuto per oltre 100mila euro”. C’è un altro allarme che Augusto Sironi, volontario della San Bernardino, lancia: “Nel 2024 stanno arrivando tantissime richieste di aiuto da persone che si sono indebitate per fare trading online, ovvero acquisto e vendita online di azioni e titoli finanziari. Dal manager che si è giocato tutti i risparmi, all’operaio che ha aperto finanziamenti per poter investire”.
Un imprenditore racconta: "Così sono finito nelle mani della 'ndrangheta"
Il problema nasce quando la banca chiude i rubinetti e le finanziarie dopo tre o quattro rate non pagate vogliono recuperare i propri soldi. Chi è in difficoltà è spinto a cercare prestiti anche attraverso siti di dubbia legalità, come prestito-tra-privati.it. Qui basta pubblicare un post e aspettare risposta. “Sono un lavoratore a tempo indeterminato – scrive un utente a febbraio 2024 –. Per problemi con carta di credito risulto segnalato, ma mi servirebbero 3500 euro adesso”. C’è chi chiede 10.000 o addirittura 30, o 40 mila euro di prestito. Il prestito tra privati non è illegale, ma è difficile sapere chi c’è dall’altra parte.
I siti non autorizzati non sono l’unica opzione: chi è in difficoltà può entrare nella spirale della criminalità, anche di quella organizzata. “Se nessuno ti aiuta, la banca dice di no, la finanziaria dice di no, rivolgersi all’amico dell’amico è facilissimo e poi ti trovi in una situazione dalla quale non riesci più a uscire”, afferma Omegna. È la storia di Maria Rosaria, abitante della zona del lecchese, che spinta dalla necessità di denaro contante veloce per far curare la figlia si è rivolta a Cosimo Vallelonga – nome storico della criminalità lecchese con alle spalle due condanne per associazione mafiosa, una nel 1997 e una nel 2015 – per un prestito di 22.500 euro. Ha dichiarato poi agli inquirenti di avergliene dovuti restituire 50.000 in poco più di due mesi, vuol dire quasi il doppio.
In Lombardia però a fare gola alle mafie sono soprattutto le imprese. “Le imprese oggi si indebitano anche per riuscire a pagare i fornitori o gli stipendi dei dipendenti”, dice Gualzetti a lavialibera. Secondo i dati diffusi dalla Camera arbitrale di Milano, le richieste di aiuto dei piccoli imprenditori nel 2023 sono cresciute del 44 per cento rispetto al 2022. L’accesso al fondo di prevenzione per le imprese è garantito attraverso i confidi, gli enti preposti alla gestione del fondo. In realtà è proprio a loro che viene concesso la maggior parte dei finanziamenti, quasi l’80 per cento del totale messo a disposizione dallo stato. Nessuno dei confidi contattati da lavialibera ha però risposto alla richiesta di informazioni e quindi non sappiamo come operino con esattezza e quante siano state le richieste di accesso al fondo. In ogni caso, il punto è sempre lo stesso: una volta esauriti i tentativi di farsi finanziare dagli istituti di credito legale, la spinta a cercare linee di credito alternative aumenta. A conferma una recente indagine di Polis Lombardia secondo la quale un imprenditore su quattro ha dichiarato di essersi rivolto a canali non ufficiali per ottenere un prestito.
La pm antimafia Alessandra Dolci: "A Milano le mafie fanno affari insieme"
“Se una volta in situazioni di sovraindebitamento il mafioso si limitava alla protezione, quindi a prestare denaro, oggi vuole direttamente l’impresa”Alessandra Dolci - Coordinatrice Dda di Milano
L’usura è un reato a “cifra oscura”, ovvero le denunce sono pochissime. “Quando si parla di usura e di mancanza di denunce, bisogna chiedersi perché. La chiave di lettura che do io è che quelli che una volta erano le vittime, si sono trasformati in complici. C’è un rapporto di connivenza tra imprenditore e ‘ndraghetista”, dichiara la procuratrice Dolci. L’imprenditore da una parte vede nell’associazione mafiosa un’opportunità imprenditoriale perché per molti la soluzione mafia può rappresentare “una boccata di ossigeno se nessuno ti presta del denaro”, dice Gualzetti.
L’indagine Cardine-Metal Money – che nel febbraio 2021 ha portato all’arresto di 17 persone da parte della Guardia di finanza coordinata dalla Dda di Milano – ha identificato sette imprenditori lombardi che spontaneamente si sono rivolti a Cosimo Vallelonga per chiedere un prestito. Volevano denaro contante subito, ma alcuni avevano già linee di credito aperte oppure non potevano rivolgersi alla banca perché precedentemente indagati per fatturazione falsa o evasione fiscale. Dall’altra la criminalità organizzata utilizza i crediti usurai per ripulire i soldi sporchi delle attività illecite (per lo più narcotraffico) e per rilevare le imprese o parte di queste. “Se una volta in situazioni di sovraindebitamento il mafioso si limitava alla protezione, quindi a prestare denaro, oggi vuole direttamente l’impresa”, afferma la procuratrice Dolci. Questo succede soprattutto quando la somma prestata non viene restituita, anche perché nella maggior parte dei casi è impossibile farlo.
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