Aggiornato il giorno 5 luglio 2024
Aggiornamento: A Torino gli ex sindaci Piero Fassino e Chiara Appendino, l’ex presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e altri politici locali non andranno a processo. Erano accusati di inquinamento ambientale in un processo iniziato lo scorso 18 giugno, ma giovedì 4 luglio il tribunale li ha prosciolti nell'udienza pre-dibattimentale, novità introdotta dalla riforma Cartabia. L’avvocato Marino Careglio, difensore del Comitato Torino Respira che si era costituito parte civile, commenta: "La decisione del giudice non è condivisibile in quanto vi erano tutti gli elementi per passare alla fase dibattimentale del processo. Confido che i pubblici ministeri vogliano impugnare tale sentenza, per poter giungere alla celebrazione di un processo pubblico che, al di là di quello che sarà il suo esito, costituirebbe un momento di approfondimento molto importante per la Città di Torino, al fine di comprendere le ragioni dello stato di inquinamento urbano, i gravi danni alla salute provocati dallo smog e soprattutto le misure che devono essere adottate dal Comune e dalla Regione per consentire alla popolazione locale, soprattutto quella più fragile, di respirare finalmente un’aria migliore”.
Fridays for future non parteciperà al processo, cominciato il 18 giugno a Torino, che vede imputati, fra gli altri, gli ex sindaci del capoluogo piemontese Piero Fassino e Chiara Appendino e l’ex presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, accusati di inquinamento ambientale (articolo 452 bis del Codice penale), uno degli ecoreati introdotti nel maggio del 2015. È la prima volta che questo reato, nella forma colposa, è contestato a rappresentanti delle amministrazioni pubbliche italiane.
A Torino smog e amministratori finiscono sotto processo
La richiesta di costituzione di parte civile avanzata dall’associazione Giustizia climatica ora! – nata per iniziativa di alcuni esponenti di Fridays for future – è stata respinta dal tribunale in quanto l’associazione è nata in tempi successivi rispetto ai fatti contestati. Niente da fare anche per sette privati cittadini, mentre sono state ammesse le associazioni Torino respira, Greenpeace e Isde Medici per ambiente. Un colpo inaspettato per la costola torinese del movimento guidato da Greta Thunberg, con alcuni attivisti che prima dell'inizio del processo hanno posizionato un lenzuolo all'esterno del palazzo di giustizia riportante la scritta "Il diritto all'aria pulita è giustizia climatica".
Il processo di Torino – l'udienza si è svolta a porte chiuse in quanto ritenuta dal giudice pre-dibattimentale – è iniziato sette anni dopo l’apertura dell’indagine, avviata dalla procura dopo l’esposto presentato da Roberto Mezzalama, un cittadino torinese impiegato in una società di consulenza ambientale preoccupato per il persistente inquinamento nel capoluogo piemontese. Mezzalama, che in seguito costituirà l’associazione Torino respira, ha prodotto una serie di documenti che dimostravano i livelli elevati di polveri sottili e, al contempo, le insufficienti azioni intraprese delle autorità locali (Comune e Regione) per gestire il problema.
Il processo di Torino è iniziato sette anni dopo l’apertura dell’indagine, avviata dopo l’esposto presentato da Roberto Mezzalama, poi fondatore dell'associazione Torino respira
I numeri contenuti nell’esposto originario hanno destato preoccupazione tra i cittadini: dai dati emerge, infatti, che ogni anno a Torino muoiono 900 persone per colpa dell’inquinamento atmosferico e che il 7 per cento dei decessi registrati in Piemonte è causato dalla presenza di sostanze tossiche e cancerogene nell’aria. Le emissioni nocive, inoltre, abbasserebbero di 22 mesi e 4 giorni l’aspettativa di vita dei residenti.
In particolare a Torino, dal 2015 al 2020 tutte le stazioni di rilevamento di pm 2,5 hanno superato il limite di concentrazione raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), pari a 10 microgrammi su metro cubo. Dati che per la procura configurano un’emergenza sanitaria, con le istituzioni che avrebbero dovuto emanare ordinanze urgenti, soprattutto per tutelare le fasce più sensibili della popolazione: bambini, anziani e malati.
Siamo primi in Europa per auto e smog
I pubblici ministeri Vincenzo Pacileo e Gianfranco Colace contestano agli amministratori in carica tra il 2015 e il 2019 di non avere adottato le giuste contromisure per contenere l’inquinamento cittadino. Un secondo filone d’inchiesta, che prende in esame il periodo successivo, vede indagati l’attuale presidente della Regione Alberto Cirio e il suo assessore all’Ambiente Matteo Marnati.
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