Ladnun (India), il quartiere chiamato Little Italy. Foto di Rosita Rijtano e Varsha Torgalkar
Ladnun (India), il quartiere chiamato Little Italy. Foto di Rosita Rijtano e Varsha Torgalkar

Logistica e caporalato. Minacciati in India, sfruttati in Italia

Tangenti, ricatti e intimidazioni. Così 100 magazzinieri impiegati nella logistica della grande distribuzione erano tenuti sotto scacco da un connazionale. Un fenomeno che riguarda migliaia di lavoratori. L'inchiesta de lavialibera e Al Jazeera

Rosita Rijtano

Rosita RijtanoGiornalista

Varsha Torgalkar

Varsha TorgalkarGiornalista

1 luglio 2024

Lavoravano anche 11 ore al giorno, sette giorni su sette, senza pause, e con contratti a termine. Dal 2012 al 2022, almeno 100 indiani hanno pagato circa 20mila euro per arrivare in Italia e poi essere sfruttati come magazzinieri da coop che servivano in appalto la grande distribuzione alimentare. Come i supermercati Unicomm, Despar e Famila. Altri soldi li aggiungevano per vivere in dieci in case fatiscenti con due stanze e un solo bagno. Il beneficiaro era Tara Chand Tanwar, detto Taru, un cittadino indiano del Rajasthan, India occidentale. Nato nel 1960, Taru ha lasciato la sua città d'origine, Sujangarh, nel 1994, con un contratto da collaboratore domestico a Lecce (Sud Italia). Nel 2005, si è trasferito a Campodarsego (Padova), iniziando a reclutare manodopera per il settore della logistica.

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Ma questo dalle immagini satellitari che fotografano i cambiamenti avvenuti nell’hinterland delle province di Padova, Verona, Piacenza e Vicenza, uno degli hub logistici del nord del Paese, non lo vedi. Ciò che vedi sono i bunker da cui entra ed esce la merce destinata alle nostre case e ai nostri negozi, negli anni diventati enormi. Un impero che spesso si fonda su forme di sfruttamento più subdole e silenziose di quelle a cui siamo abituati.

Tutto in apparenza sembrava regolare. Regolari i permessi di soggiorno e regolari i contratti. Ma, secondo un'inchiesta de lavialibera e Al Jazeera, si nascondeva un rodato sistema di tangenti, ricatti, minacce e violenze capace di convincere le vittime ad accettare ogni condizione per paura di ritorsioni. Non solo dirette, ma anche contro i familiari rimasti nel paese di origine. nel 1994 con un contratto da collaboratore domestico e prima destinazione Lecce. Nel 2005, si è trasferito a Campodarsego (Padova), nel nord del Paese, dove ha iniziato a reclutare manodopera per il settore della logistica. 

Il giudice per le indagini preliminari di Padova Domenica Gambardella, in un’ordinanza del 3 agosto 2022, scrive che Tara Chand Tanwar "aveva creato un regime di terrore" gestendo "un’organizzazione criminale al limite del metodo mafioso" che era riuscita a ottenere una sorta di monopolio nella gestione della migrazione dal Rajasthan. Venerdì 12 luglio 2024, il tribunale di Modena ha dichiarato chiuse le indagini preliminare. La procura è intenzionata a procedere con la richiesta di rinvio a giudizio. Tanwar ha 20 giorni per presentare prove in sua difesa.

Lavialibera e Al Jazeera hanno intervistato 32 persone, inclusi lavoratori, familiari, potenziali migranti, fonti investigative, sindacalisti e attivisti, che confermano lo sfruttamento. L'inchiesta evidenzia un problema sistemico che non si limita al singolo caso. Anzi. Sfrutta le falle presenti nelle leggi che regolano le migrazioni e il settore della logistica, coinvolgendo potenzialmente migliaia di persone.

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