22 aprile 2023
Costretti a turni massacranti e a non chiamare l'ambulanza in caso di infortunio, pagati a consegna, senza visite mediche, ferie retribuite, né corsi di formazione. Sono le condizioni di lavoro a cui sarebbero stati sottoposti migliaia di corrieri Bartolini, il colosso delle spedizioni per cui il 23 marzo 2023 il tribunale di Milano ha disposto l’amministrazione giudiziaria: misura che durerà un anno e ha riguardato anche un'altra azienda leader di logistica e trasporti, Geodis.
Logistica, un impero fondato sull'evasione fiscale
Entrambe le società sono accusate di aver usato in modo illecito appalti e subappalti per impiegare lavoratori, senza doverli assumere direttamente. Un metodo che ha permesso loro di risparmiare su tasse e contributi, riuscendo così a offrire prezzi competitivi. Pratiche che gli inquirenti non considerano "frutto di iniziative estemporanee”, ma “di una illecita politica di impresa diretta all'aumento del business”. Ad emergere è “un modo di gestire e condurre l’azienda, un contesto ambientale intessuto di convenzioni anche tacite, che hanno di fatto favorito la perpetuazione di illeciti”.
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Bartolini è tra i leader della logistica in Italia, e in grado di porsi come una sorta di "nuovo potere, vero regolatore dei processi lavorativi e alternativo allo Stato"
Questa "cultura d'impresa" è ancor più significativa se si considerano i soggetti coinvolti: due società a partecipazione statale francese. Nel dettaglio, l’85 per cento delle quote societarie di Bartolini (Brt), fondata dall’omonima famiglia italiana, è stato acquisito dalle Poste della Francia nel 2019. Mentre Geodis è controllata dalla società statale francese che gestisce le ferrovie del Paese d’oltralpe. Le aziende sono tra i leader nel settore della logistica in Italia. E nel caso di Bartolini, il numero di manodopera occupata, è così alto che – per il pubblico ministero Paolo Storari – la compagnia è in grado di porsi come una sorta di "nuovo potere, ufficioso ma molto effettivo, penetrante, opaco, vero regolatore dei processi lavorativi e alternativo allo Stato".
L’idea del fenomeno la danno alcune cifre. Nel 2020 Bartolini ha registrato un volume di affari di oltre un miliardo e 500 milioni di euro. Quello di Geodis superava i 240 milioni. Eppure, le due aziende hanno dichiarato costi del personale di molto inferiori rispetto alla forza lavoro che sarebbe necessaria a gestire la loro mole di spedizioni: la prima ha speso 136 milioni di euro, la seconda circa 15. Il trucco stava proprio nella "somministrazione illecita di manodopera". In pratica, Bartolini e Geodis simulavano contratti di appalto con altre società, spesso cooperative, che funzionavano come serbatoi di manodopera, cioè non avevano altro scopo se non quello di fornirgli una grande quantità di facchini e autisti. Lavoratori che altrimenti le due aziende avrebbero dovuto assumere come dipendenti.
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In questo modo, dal 2019 al 2021, Brt avrebbe ottenuto un vantaggio patrimoniale di oltre 26 milioni di euro e Geodis di 28. Mentre, dal 2018 al 2022, le società che hanno messo a disposizione la manodopera non avrebbero versato l’Iva per un totale complessivo di oltre 100 milioni di euro. Una situazione che il 12 dicembre 2022 ha portato il tribunale di Milano a disporre il sequestro preventivo d’urgenza di 44 milioni di euro a carico di Bartolini e di 37 milioni di euro a carico di Geodis.
Il 24 gennaio scorso la posizione di Bartolini, a cui sono stati sequestrati altri 24 milioni di euro, si è aggravata. Per gli inquirenti, l’azienda non solo ha evaso il fisco ma ha operato nel settore trasporti "un sistematico sfruttamento" degli autisti attraverso fatture per operazioni giuridicamente inesistenti e forme di caporalato. Anche in questo caso, i numeri sono imponenti: Bartolini si serve nel settore trasporti di 2931 fornitori per una forza lavoro di 26105 autisti. L’indagine per caporalato è iniziata grazie all’esposto di una sindacalista che ha denunciato anche un tentativo di corruzione, per metterla a tacere.
Anche se assunti come dipendenti, nei fatti la gran parte dei corrieri Bartolini è pagata a cottimo, costretta a turni massacranti e a comprare il mezzo di lavoro
La donna ha confermato che le società fornitrici di manodopera non hanno alcun ruolo nella gestione operativa dei lavoratori, limitandosi a svolgere solo una funzione amministrativa, e ha fatto luce sulle condizioni imposte agli autisti: una tipologia di lavoratori che viene definita "atipica". Seppur assunti formalmente come dipendenti, questi “corrieri ibridi” sono infatti trattati come dei titolari di partita Iva. Devono farsi carico dell’acquisto del mezzo di lavoro, anticipando una somma e pagando il resto a rate. A loro spese sono anche l'assicurazione, la benzina, e il costo di eventuali riparazioni. Gli autisti così inquadrati, che per la sindacalista costituiscono l’80 per cento della forza lavoro impiegata da Bartolini tramite le società serbatoio, sono “costretti a turni massacranti” e “pagati a cottimo”, cioè in base al numero di consegne.
Non hanno ferie retribuite né tredicesima, “non sono sottoposti a regolari visite mediche, non hanno mai eseguito corsi di formazioni e corsi sulla sicurezza sul posto di lavoro”. Nei frequenti cambi di appalto perdono qualsiasi diritto acquisito durante i precedenti anni di lavoro, come gli scatti di anzianità. Inoltre, soprattutto in passato, per iniziare a lavorare gli veniva chiesto di versare una somma all’impresa che li avrebbe assunti. Stando alle denunce, nei casi di infortunio Bartolini evita di chiamare l’ambulanza e fa portare il lavoratore in ospedale da un uomo di fiducia. Il pagamento dello stipendio viene inquadrato come trasferta in modo da evitare il versamento dei contributi. “A causa del proprio stato di bisogno, sottostanno in silenzio a queste condizioni, accentando qualsiasi situazione peggiorativa per il timore di perdere il lavoro”, racconta la sindacalista aggiungendo che la maggior parte di loro non sono di nazionalità italiana, si trovano in difficoltà economica, e senza un’assistenza sindacale, “disincentivata nella pratica da Bartolini che agevola la frammentazione delle maestranze”. La testimonianza della sindacalista è stata confermata da decine di lavoratori.
Stesso mestiere, stipendio diverso: la trappola dei contratti
In questo contesto, fondamentali sono appalti e subappalti, da anni prassi nel settore della logistica. Per capire come funziona il sistema basta immaginare una piramide. Al vertice ci sono i committenti, come Bartolini e Geodis, ovvero imprese importanti che come attività principale svolgono servizi di logistica ma che, anziché effettuare in modo diretto la prestazione, ricorrono all’appalto e/o al subappalto. Alla base, "società serbatoio". In molti casi, finte cooperative che durano il tempo necessario a portare a termine un lavoro e si avvicendano trasferendo la manodopera dall’una all’altra. Realtà spesso intestate a prestanome, che omettono in modo sistematico di pagare tasse e contributi, e che – come ha sottolineato in un'intervista a lavialibera Alessandra Dolci, coordinatrice della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Milano – si prestano anche a essere sfruttate dalla criminalità organizzata. Un esempio: tra i propri fornitori, il corriere espresso Gls aveva una cooperativa legata a un clan di ‘ndrangheta. Nei gangli intermedi possono, o meno, esserci delle società filtro: in genere consorzi con pochi dipendenti a cui viene in primis affidato l’appalto e che hanno il solo obiettivo di allungare la catena, rendere più facile l’evasione fiscale e contributiva e più difficili i controlli.
Per il pm Storari, i primi a trarre vantaggio dalla frode sono Bartolini e Geodis che hanno così potuto “garantirsi tariffe altamente competitive sul mercato", facendo diventare le pratiche illecite "accettate e in qualche modo promosse"
Gran parte delle società che hanno fornito manodopera a Bartolini e Geodis fa capo a una sola persona: Antonio Suma, oggi indagato per reati tributari e auto riciclaggio. Suma è socio e amministratore di una società di consulenza ad aziende che forniscono lavoro interinale per il settore della logistica. Sarebbe lui il secondo beneficiario della frode, consistente in un giro di fatture false e indebite compensazioni, utili a non pagare l'Iva dovuto. Ma i primi a trarne vantaggio, per il pm Storari, sono stati proprio Bartolini e Geodis che hanno così potuto “garantirsi tariffe altamente competitive sul mercato", facendo diventare la costante violazione delle regole normalità in un contesto dove "le pratiche illecite vengono accettate e in qualche modo promosse".
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