(Andrea Puddu - Flickr - CC BY-SA 2.0)
(Andrea Puddu - Flickr - CC BY-SA 2.0)

Dobbiamo essere ribelli per amore della democrazia e della Costituzione

La propaganda, la mistificazione e la volgarità del governo rappresentano un attacco diretto alla Carta fondamentale. Serve una reazione della società civile per capire la gravità della situazione e difendere la democrazia

Rosy Bindi

Rosy BindiEx ministra della Salute, presidente Commissione antimafia nella XVII legislatura

31 ottobre 2024

Ho una grande preoccupazione. Confesso che alla domanda "Come stai?", faccio sempre più fatica a rispondere "Bene". Non per problemi personali, ma per ciò che accade e peggiora giorno dopo giorno. Penso alle ultime settimane, che segneranno una tappa cruciale nella storia repubblicana. Il comportamento e lo stile di questa maggioranza di destra si muovono tra propaganda, mistificazione, cattiveria, volgarità e persino ignoranza e menzogne. Assistiamo a una mutazione genetica della nostra democrazia, con un attacco sempre più sfacciato alla nostra Carta costituzionale. Le riforme che toccano profondamente la struttura dello Stato e del Governo, l’equilibrio tra i poteri e lo stato di diritto, stanno snaturando quella visione di Paese contenuta nella Carta.

Il revisionismo storico di Giorgia Meloni

Mai si era giunti a tanto

Non si tratta solo di modificare l’impianto istituzionale: attraverso questi e altri provvedimenti, si sta alterando la visione del Paese immaginata dai costituenti e che abbiamo costruito, nonostante le contraddizioni e i piccoli tradimenti che hanno segnato la nostra lunga vita repubblicana. Anche confrontando questo momento con altre fasi in cui l’Italia era governata da maggioranze di destra, che pure tentarono di modificare la Carta, oggi dobbiamo riconoscere che non si era mai arrivati a questo punto. E occorre una presa di coscienza sempre più diffusa. È necessario che tutti noi ci assumiamo la responsabilità di far comprendere la gravità della situazione.

Un altro motivo di preoccupazione è la spudorata controinformazione dei mezzi di comunicazione, compreso il servizio pubblico, che rende davvero difficile il dibattito. Le riflessioni che una parte del Paese sta facendo non sono ragionamenti rivoluzionari, ma di buon senso. Dobbiamo trovare il modo di trasformarle in patrimonio comune della maggioranza del Paese.

Capire la posta in gioco

"Non basta raccogliere firme: serve mobilitare milioni di persone verso il voto, rendendole consapevoli della grande responsabilità che hanno"

Penso al comitato nato attorno al referendum contro l’autonomia differenziata, composto da sigle sindacali, partiti, associazioni di diverse ispirazioni culturali. Una ricchezza che non va dispersa: in questa fase è fondamentale la collaborazione, come avvenne nella stesura della nostra Costituzione. La Via Maestra (la manifestazione nazionale promossa dalla Cgil, ndr) ha dimostrato che è possibile. Sapendo di avere un obiettivo comune, è il momento che ciascuno agisca nel proprio ambito, contattando le persone di riferimento e motivando le scelte. Ringrazio chi, come il vicepresidente della Cei monsignor Francesco Savino, ha assunto posizioni chiare sia contro l’autonomia differenziata sia contro la politica migratoria di questo governo, che sta mostrando un’allarmante lontananza dai principi della nostra Costituzione, dalla storia repubblicana, dall’Europa e, in generale, dai valori occidentali, in particolare quelli legati ai diritti umani.

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Credo che la comunità ecclesiale possa essere determinante in questo momento. Dobbiamo capire la gravità della posta in gioco. Per i cattolici non è il tempo di rifugiarsi in una visione concordataria. Difendo il Concordato dal punto di vista giuridico, ma la mentalità che suggerisce di convivere passivamente con le scelte politiche del momento è dannosa per la Chiesa e per il Paese. Dopo la straordinaria lezione del presidente della Repubblica sulla democrazia tenuta alle Settimane sociali, il mondo cattolico deve riappropriar- Non basta raccogliere firme: bisogna mobilitare milioni di persone verso il voto si di questi valori e farsi protagonista nella ricostruzione del tessuto democratico che rischiamo di perdere.

So quanto sia complicato affrontare certi temi, specie considerando le differenze di opinione su questioni eticamente sensibili, spesso strumentalizzate da questa maggioranza. Tuttavia, dobbiamo far capire che non sono questi temi a garantire la tenuta democratica del Paese. L’unità politica si costruisce attorno a valori fondamentali, ed è su questi che dobbiamo puntare.

Il ruolo della società civile

Non basta raccogliere firme: serve mobilitare milioni di persone verso il voto, rendendole consapevoli della grande responsabilità che hanno. È necessario un impegno quotidiano. In passato ci sono state grandi mobilitazioni, ma spesso senza continuità. Oggi, però, è essenziale costruire un progetto duraturo che ci permetta di affrontare la fase che abbiamo davanti. Dobbiamo essere ribelli, ma per amore della democrazia e della Costituzione.

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