
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
1 marzo 2025
È un dato di fatto, ripetuto in tanti di quei contesti da suonare ormai stereotipato: le mafie negli ultimi anni hanno razionalmente cercato di minimizzare il ricorso alle tradizionali strategie di intimidazione, per ripiegare sulla più efficace strada maestra della corruzione e della collusione coi poteri pubblici. Si cerca di soffocare l’eco della violenza passata, a vantaggio degli affari da allacciare sottobanco coinvolgendo i colletti bianchi, ampliando così i porosi confini dell’area grigia.
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Lo si sancisce anche nell’ultimo rapporto della Commissione parlamentare antimafia, nel 2022: "Il tradizionale paradigma mafioso si è decisamente ampliato perché, accanto alla intimidazione e alla violenza, la corruzione è diventato uno strumento insostituibile".
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