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1 maggio 2025
Una vista esclusiva sulla basilica di san Francesco e una terrazza sulla piana sottostante. L’Albergo Subasio, hotel di Assisi aperto nel 1868, è stato tra le prime strutture non religiose a ospitare pellegrini e turisti. Rinomato e costoso, nelle sue camere sono passati i reali di molti Stati europei. Vanta buone recensioni su Tripadvisor, almeno fino al 2016. Se volessimo prenotare, però, nessun sito ci fornirebbe delle date disponibili. Dieci anni fa, la prefettura di Reggio Calabria ha fermato con un’interdittiva antimafia le attività dell’impresa Fratelli Catalano di Calanna (Rc), che nel 2013 aveva vinto la gara per la gestione della struttura. Dopo ricorsi, cause giudiziarie e ordinanze comunali, la ditta ha lasciato l’immobile nel 2019.
Da allora l’hotel è chiuso, bisognoso di un recupero e di una gestione risanata. C’era un ambizioso progetto di Cassa depositi e prestiti, società statale, ma è stato fermato dal ministero del Turismo. Nel frattempo a subirne le conseguenze è l’Azienda di servizi alla persona Casa di riposo Andrea Rossi. Perché? Nel 1978 la proprietaria Violante Gregori, moglie di Andrea Rossi, aveva lasciato la struttura in eredità all’ente affinché gli introiti sostenessero il mantenimento degli anziani ospiti. "Ci troviamo una casa di riposo con 57 persone ospitate e purtroppo da anni non c’è più il contributo che gli spettava di diritto dall’affitto dell’albergo Subasio", dice Valter Stoppini, sindaco in carica.
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Facciamo un passo indietro. Nel 2013, la gara per la concessione trentennale indetta dalla azienda pubblica che gestisce la Casa di riposo Andrea Rossi era stata aggiudicata dalla Fratelli Catalano, posseduta al 50 per cento da Luigi Catalano, ex sindaco del paesino calabrese, poi candidato al parlamento per una lista di destra. Il 22 luglio 2014, con l’operazione Rifiuti 2 coordinata dalla procura di Reggio Calabria, Catalano finisce ai domiciliari per una turbativa d’asta in concorso, caduta in prescrizione pochi anni dopo. Le indagini fanno comunque emergere i suoi contatti con uomini della ‘ndrangheta e in base a questi elementi il 18 giugno 2015 la prefettura reggina emette l’interdittiva antimafia. Ricevuta l’informazione, il 14 luglio l’ente pubblico scioglie il contratto di affitto del ramo d’azienda, l’Hotel Subasio, alla ditta. Passa oltre un anno e il Comune di Assisi, da poco guidato da Stefania Proietti (ora presidente dell’Umbria), toglie anche le licenze per proseguire le attività.
La Fratelli Catalano ricorre alla giustizia amministrativa per fare annullare quelle decisioni, ma i giudici riconoscono che i "plurimi contatti dei soci dell’impresa con soggetti gravitanti in ambienti malavitosi, o comunque con precedenti di polizia (…) rappresentano altrettanti elementi sintomatici del pericolo di infiltrazione mafiosa". L’iter davanti ai giudici amministrativi finisce a inizio 2017, ma la società di Catalano non cede, intenta una causa per farsi rimborsare delle spese e tiene le chiavi della struttura, consegnate alla Casa di cura soltanto nel 2019. "Ci siamo riappropriati dell’immobile a colpi di ordinanze contro i topi", ricorda l’ex sindaca Proietti a lavialibera.
Per il presidio “Mario Francese” di Libera ad Assisi quei fatti dovevano essere un monito a tutti, soprattutto agli esercizi commerciali del centro storico "“prede appetibili” per soggetti riconducibili a vari tipi di criminalità organizzata, che qui intendono attuare operazioni di riciclaggio e reinvestimento".
A distanza di anni, però, il Subasio è ancora chiuso. In ballo c’è un progetto di Cassa depositi e prestiti (Cdp) per riqualificare strutture turistiche con i fondi del Pnrr (servono circa 16 milioni di euro) e poi affidarne la gestione. "Abbiamo dovuto presentare tutti i documenti necessari. È stato un grosso impegno", afferma Giorgio Buini, presidente dell’ente.
Prima di procedere, per ragioni di trasparenza e concorrenza, l’amministrazione della Casa di riposo ha dovuto verificare la presenza di altre società interessate. Alla fine del 2023 si è fatta avanti una ditta di Reggio Calabria, poi esclusa perché priva di una "comprovata esperienza almeno decennale nella gestione alberghiera diretta contemporaneamente di almeno due strutture a 5 stelle" e senza un patrimonio di almeno 20 milioni di euro, parametri richiesti nel bando. Motivi tecnici, in sostanza. Da alcuni semplici controlli fatti da lavialibera, però, emerge una particolarità: l’amministratrice della società risiede a Calanna, allo stesso indirizzo della Fratelli Catalano, ed è la madre di Luigi Catalano. La società allontanata in forza a un’interdittiva antimafia è cambiata ed era tornata alla carica. Ora, dopo aver seguito delle prescrizioni del prefetto, è iscritta all’"elenco delle imprese non soggette a tentativi di infiltrazioni mafiose", ma sotto monitoraggio.
Esclusa l’impresa di Reggio Calabria, Cdp procede con un’offerta irrevocabile. Alcune società alberghiere d’Italia avevano anche visitato la struttura mostrando interesse per rilevarne la gestione. Tuttavia il ministero del Turismo ha fermato tutto: non gli basta il diritto di superficie per 70 anni, come chiedeva il bando, vuole l’intera proprietà. "Data la bontà della del progetto, c’è stato l’impegno da parte del ministero del Turismo a trovare altri fondi", assicura l’ex sindaca. Nel frattempo, l’opposizione in consiglio comunale contesta: "La chiusura dell’Hotel Subasio ha delle ripercussioni negative per la città non solo sociali, ma anche economiche e occupazionali ". "Sono fiduciosa – conclude Proietti –. Riporteremo questo bene a splendere. Quando riaprirà, potremo dire di avercela fatta contro la mafia".
Articolo di Martina Cataldo, Andrea Giambartolomei e Sofia Nardacchione
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