Schede per il referendum. Foto: M. Toledo/Flickr
Schede per il referendum. Foto: M. Toledo/Flickr

Referendum 8 e 9 giugno 2025, come votare fuorisede e i 5 quesiti

C'è tempo fino al 4 maggio per chiedere di votare fuorisede ai referendum per l'abrogazione di alcuni punti del jobs act e per la cittadinanza. Studenti, lavoratori e persone che si stanno curando in un'altra città rispetto a quella di residenza potranno votare nei comuni dove hanno il domicilio temporaneo. Ecco come fare

Natalie Sclippa

Natalie SclippaRedattrice lavialibera

28 aprile 2025

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Documento di riconoscimento, tessera elettorale e un certificato che attesti che stai lavorando, studiando o ti stai curando in un’altra regione rispetto a quella in cui hai residenza: sono questi i tre documenti che bisogna avere con sé per chiedere di votare fuorisede ai referendum dell’8 e 9 giugno 2025. 

La domanda può essere presentata online o portata agli uffici del comune dove si sta vivendo da almeno tre mesi entro domenica 4 maggio. In caso contrario, servirà rientrare nel comune di origine: un ostacolo per chi studia o lavora lontano da casa, visti i costi e le giornate di viaggio. Un meccanismo uguale a quello che l’anno scorso aveva permesso a studentesse e studenti di votare alle elezioni europee e che quest’anno si estende anche a lavoratrici e lavoratori.

I quesiti a cui i cittadini e le cittadine sono chiamati a rispondere sono cinque e riguardano il reintegro di chi subisce un licenziamento illegittimo, l’aumento delle tutele per le lavoratrici e lavoratori delle piccole imprese, la riduzione del lavoro precario e  una maggiore sicurezza sul lavoro e il dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza per chiedere la cittadinanza italiana. 

Come votare fuorisede ai referendum 

Fare richiesta per poter andare al seggio direttamente nel comune di domicilio è abbastanza semplice. Sul portale del Ministero dell’Interno c’è una pagina dedicata al referendum con la domanda di ammissione al voto: bisogna inserire i propri dati anagrafici, l’indirizzo di residenza e quello di domicilio temporaneo, con la motivazione per cui si vive in un altro luogo, che può essere lavoro, studio o cure mediche

In allegato, bisogna inviare o portare all’ufficio comunale dove si è domiciliati (personalmente o tramite una persona delegata) un documento di riconoscimento – come la carta di identità, il passaporto o la patente di guida – una copia della tessera elettorale e una certificazione che attesti il motivo del domicilio temporaneo.

Alcune città, come Milano e Torino, mettono a disposizione una pagina per compilare la richiesta direttamente online, autenticandosi tramite Spid (il sistema pubblico di identità digitale) o caricando i dati personali sulla piattaforma. Altre, come Roma, Napoli, oltre a questa possibilità danno anche alcuni indirizzi mail a cui poter scrivere per mandare i documenti. Altre ancora, come Venezia, Bari, Palermo e Firenze, mettono a disposizione solo degli indirizzi mail a cui inviare tutti gli allegati.
Alla modalità telematica si affianca sempre quella “manuale”, recandosi negli uffici comunali preposti, sempre entro il 4 maggio. 

Per votare fuorisede bisognerà consegnare i materiali o inviarli telematicamente entro il 4 maggio

La domanda potrà essere revocata entro il 14 maggio 2025: in questo caso, si dovrà rientrare nel seggio del proprio comune di residenza. Se, invece, è confermata, verrà inviata agli elettori e alle elettrici un’attestazione di ammissione, che dovrà essere portata al seggio indicato, tra quelli creati esclusivamente per i fuorisede (nel caso ci siano più di 800 richieste) oppure già esistenti. 

Le urne rimarranno aperte domenica 8 giugno dalle ore 7:00 alle ore 23:00 e lunedì 9 giugno 2025 dalle 7:00 alle 15:00.

Per cosa si andrà a votare al referendum dell’8 e del 9 giugno

Cittadinanza e riforma del jobs act sono i due binari su cui corre il referendum. All’inizio, tra i quesiti che avevano raggiunto il quorum delle 500mila firme c’era anche quello contro l’autonomia differenziata, il progetto proposto dal ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli e sostenuto dalla maggioranza. Dopo le verifiche formali di dicembre della Corte di cassazione, a dare un parere definitivo sulle proposte referendarie era stata la Consulta, che aveva detto che “l’oggetto e la finalità del quesito (sull’autonomia, ndr) non erano chiari”. Nel frattempo, la Corte costituzionale si era espressa sulla legge, bocciandola, e chiedendone modifiche per “colmare i vuoti”. 

Con premierato e autonomia Meloni spezza l’Italia

Così, l’8 e il 9 giugno, elettori ed elettrici saranno chiamati su varie questioni:

  • la norma del Jobs act sui licenziamenti illegittimi;

  • una norma del Jobs act sui contratti a tempo determinato;

  • una legge del 1966 che impone un tetto massimo all’indennizzo per i licenziamenti illegittimi nelle piccole aziende;

  • una norma che esclude la responsabilità solidale del committente, in caso di infortunio sul lavoro per appalti e subappalti;

  • il dimezzamento, da dieci a cinque anni, del tempo di soggiorno legale ininterrotto nel nostro paese per poter presentare la richiesta di cittadinanza da parte dei maggiorenni.

Cittadinanza e lavoro, due fronti per il futuro dell’Italia

Quattro milioni di firme per i quesiti sul lavoro e 637mila per la cittadinanza: numeri di una mobilitazione dei sindacati e di gruppi trasversali, dalla politica alle associazioni. 

Il 25 aprile celebriamo la libertà conquistata da chi ha creduto in un’Italia più giusta per tutte e tutti ed è proprio quella libertà che oggi ci chiama a riconoscere chi lo è già nei fatti

Secondo la Cgil (confederazione generale italiana del lavoro) che ha promosso i primi quattro quesiti, “votare sì ai referendum significa cancellare le leggi che hanno reso le lavoratrici e i lavoratori più poveri e precari, rendendo più sicuro un Paese dove ogni anno muoiono sul posto di lavoro più di 1000 persone”. “Il voto – si legge sul sito del sindacato – è la nostra rivolta”. 

Dimezzare il tempo di residenza stabile in Italia da 10 a 5 anni per richiedere la cittadinanza italiana da parte di persone straniere maggiorenni sarebbe un enorme cambiamento per 2 milioni e mezzo di migranti. “Che cos’è che ci rende davvero cittadini italiani?” si legge in uno degli ultimi post della pagina referendumcittadinanza, pubblicato in occasione della festa della Liberazione. “È scegliere ogni giorno di scrivere insieme la nostra Storia. Nelle strade, a scuola, a lavoro, in famiglia. Disegnando un pezzo di noi nelle cose che ci uniscono, nelle nostre comunità, nella nostra bandiera”. Per poi continuare: “Il 25 aprile celebriamo la libertà conquistata da chi ha creduto in un’Italia più giusta per tutte e tutti ed è proprio quella libertà che oggi ci chiama a riconoscere chi lo è già nei fatti”. 

Ora che si avvicinano le date di giugno, l’impegno è quello di continuare a raccontare cosa cambierebbe se passassero questi referendum: alle urne dovranno andare la metà più uno degli aventi diritto. L’ultima sfida è quella di combattere l’astensionismo. 

 

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