Il giornalista tedesco di origine italiana, Sandro Mattioli, nel corso della presentazione del libro "Germafia" (Foto di Julian Münster)
Il giornalista tedesco di origine italiana, Sandro Mattioli, nel corso della presentazione del libro "Germafia" (Foto di Julian Münster)

Col libro "Germafia", Sandro Mattioli rivela ai tedeschi la presenza della mafia

I tedeschi faticano ad ammettere di avere organizzazioni criminali italiane ben radicate in casa. Un giornalista italo-tedesco ha scritto un libro che è una radiografia dello stato delle cose. È diventato un bestseller, ma all'autore il successo di vendite non basta

Andrea Affaticati

Andrea AffaticatiGiornalista

27 maggio 2025

  • Condividi

Quando si parla di mafia in Germania il più delle volte si registra una reazione contraddittoria. Da una parte il tema attrae parecchio pubblico e qualsiasi occasione che permetta di saperne di più viene colta con grande interesse. Dall’altra c’è una sorta di rifiuto istintivo ad ammettere la presenza del crimine organizzato in casa propria.

Due esempi del successo di questo genere di opere è rappresentato dal libro inchiestaGermafia – Wie die Mafia Deutschland übernimmt (Germafia – Come la mafia prende possesso della Germania), scritto dal giornalista Sandro Mattioli e pubblicato un anno fa dalla casa editrice Westend Verlag, e dal podcast Mafia Land, sempre focalizzato sulle organizzazioni mafiose italiane in Germania. Fino a ora è andato in onda per due stagioni, 2023 e 2024. A realizzarlo per la radio pubblica SWR è stata la giornalista Helena Piontek, prima con la collega Birgit Tanner e poi con il collega Stefan Orner. 

Germania, ora nessun passo indietro contro le mafie

Mafie italiane in Germania. Dalle origini alla cronaca attuale 

La presenza della mafia italiana in Germania risale agli anni Sessanta. Si potrebbe dire che Cosa nostra ha sfruttato l’accordo bilaterale Roma-Bonn del 1955, che regolava l’invio di lavoratori italiani in Germania per salire non vista sui treni dei migranti. Oggi c’è anche la camorra, ma soprattutto la ’ndrangheta, che ha soppiantato i siciliani.

Come detto, quando c’è modo di documentarsi, i tedeschi si informano meticolosamente. Questo però non rende più facile ammettere che la mafia si è stabilita anche nella Repubblica federale tedesca. La reticenza da parte del cittadino comune è, almeno in parte, comprensibile. In fondo ancora oggi c’è chi non vuole ammettere la forte presenza dei clan calabresi nel nord Italia.

Lascia più perplessi invece una certa resistenza da parte delle autorità giudiziarie e di sicurezza tedesche ad attrezzarsi con nuovi strumenti per contrastare il fenomeno, anziché agire il più delle volte ex post.  E questo nonostante la strage di Duisburg del 15 agosto 2007 (episodio di una lunga faida tra clan che culminò con l'uccisione di sei giovani uomini calabresi, ndr), per citare uno dei regolamenti di conti più cruenti avvenuti in Germania, ma anche le sempre più frequenti operazioni antimafia congiunte tra forze di sicurezza italiane e tedesche.

L’ultima risale al primo aprile di quest’anno, con centinaia di poliziotti in azione nei Länder Baden-Württemberg, Rheinland-Pfalz, Nordrhein-Westfalen, Saarland, così come in Italia. L’indagine riguardava la cosca Greco di Cariati (Cosenza), a sua volta legata ai Farao-Marincola. Come riportato dai media, l’operazione ha condotto all’arresto di 29 persone, 20 delle quali in Italia. Tra gli arrestati in Germania figurava anche un poliziotto tedesco, sospettato di essere in combutta con uomini della ’ndrangheta. Un caso che per il numero di uomini impiegati ha suscitato particolare clamore, ma non certo isolato, come scrive Mattioli, l’autore di Germafia.

Eureka! Più di cento arresti per gli affari della 'ndrangheta con cocaina e armi da guerra 

Mafia? No, grazie 

“Mi irritava la poca conoscenza che si ha qui delle organizzazioni mafiose italiane e di conseguenza la sottovalutazione"Sandro Mattioli - Giornalista e scrittore

Sandro Mattioli è figlio di una coppia italo-tedesca, il padre originario di Miglianico, piccolo comune abruzzese. Lui è nato e cresciuto a Neckarsulm, cittadina del Baden-Württemberg, un Land dalla nomea di essere la roccaforte della ‘ndrangheta in Germania. La presenza della mafia in Germania è stata per Mattioli da sempre un fenomeno da indagare e al tempo stesso da contrastare. Così, già all’indomani della mattanza di Duisburg, aveva dato vita all’associazione Mafianeindanke (traducibile in Mafia? No grazie!) per informare sulla criminalità organizzata e contrastarla.

Che il suo libro abbia scalato due volte la vetta dei bestseller e sia alla terza ristampa non stupisce: è veramente una fonte inesauribile di fatti, dati e spunti. Purtroppo al momento disponibile solo in tedesco. Due motivi hanno spinto Mattioli a scrivere il libro: “Mi irritava la poca conoscenza che si ha qui delle organizzazioni mafiose italiane e di conseguenza la sottovalutazione. Due cose che volevo cambiare”. 

Per un seminario di mafianeindanke che doveva tenere a Colonia a fine 2023, Mattioli aveva chiesto all’Ufficio federale della polizia criminale dati sul fenomeno. Ed ecco come stavano le cose nel 2022: la ’ndrangheta contava 519 affiliati, 6 in più rispetto al 2021; Cosa nostra 134, 14 in meno rispetto all’anno precedente; la camorra 118 (+4); la stidda 33 (+3); la Sacra corona unita 37 (-3). Infine c’erano persone che gravitavano attorno a questi ambienti, ma non erano chiaramente associabili all’una o all’altra organizzazione italiana. Nel 2022 erano 162, con un aumento rispetto all’anno precedente di 91 persone.

Fatta la somma erano in tutto 1003 persone nella rete delle mafie italiane. “Una cifra record”, scrive Mattioli. Nel 2012 erano 482. Poi però aggiunge un’osservazione fatta dal procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo durante un loro incontro: “Il punto non sta nel contare gli affiliati. Il problema vero è dato da chi trae profitto dai mafiosi”.

Soldi sporchi nei ristoranti della Germania meridionale, "rifugio strategico" delle 'ndrine

La mafia in casa 

Il libro è suddiviso in numerosi capitoli, brevi, molto snelli. Rievocano fatti di mafia in Germania, raccontano i suoi viaggi in Italia per raccogliere materiale, e riassumono la storia della mafia in Italia, essendo l’opera destinata in prima battuta a un pubblico tedesco.

La Germania in quanto potenza economica è per la ’ndrangheta innanzitutto perfetta per riciclare denaro, attività che si serve soprattutto di pizzerie, ristoranti, gelaterie, locali per gli aperitivi. Mattioli racconta però anche di investimenti nella costruzione di casermoni situati nella Germania dell’est.

Parla anche dei provvedimenti legislativi presi per contrastare il fenomeno. Alcuni suonano quasi bizzarri alle orecchie di un italiano. Come la legge che dall’aprile 2023 vieta di pagare in contanti l’acquisto di una casa. Se invece si intende comperare una banca, l’acquirente deve sottoporsi a un esame da parte degli organi preposti solo se la quota supera il 10 per cento: “Questo vuol dire – riassume Mattioli – che se la ’ndrangheta decide di acquisire il 9,9 per cento di un istituto di credito, lo può fare senza temere controlli”. 

Nel volume si raccontano anche alcune frequentazioni pericolose. Per esempio quella tenuta negli anni Novanta dall’ex governatore del Baden-Württemberg, Günther Oettinger, con un proprietario di pizzerie e locali, nel frattempo finito in carcere in Italia per associazione mafiosa.

La causa sulla pizzeria "Falcone e Borsellino" può svegliare la Germania

Ottimi riscontri, ma anche qualche dubbio 

L’interesse per il mio libro mi ha fatto ovviamente molto piacere – dice Mattioli, rivelando che – a un certo punto era subentrata però una certa perplessità”. Aveva creduto, o perlomeno sperato, che i diversi temi toccati stimolassero i colleghi a intraprendere nuove inchieste sul fenomeno. Ma così non è stato.

Una delusione comprensibile, per quanto, il grande interesse che ha riscosso il suo libro, visto dall’Italia, resta comunque un segnale positivo. Così come positiva è l’attenzione in generale che riscuote nell’opinione pubblica questo tema. Sarà anche difficile ammettere di avere la mafia in casa, ma c’è comunque la consapevolezza del problema.

Crediamo in un giornalismo di servizio a cittadine e cittadini, in notizie che non scadono il giorno dopo. Aiutaci a offrire un'informazione di qualità, sostieni lavialibera
  • Condividi

La rivista

2025 - numero 32

Terra bruciata

Crisi idrica, incendi, mafie e povertà: chi guadagna e chi si ribella nella Sicilia delle emergenze

Terra bruciata
Vedi tutti i numeri

La newsletter de lavialibera

Ogni sabato la raccolta degli articoli della settimana, per non perdere neanche una notizia. 

Ogni prima domenica del mese un approfondimento speciale, per saperne di più e stupire gli amici al bar

Ogni terza domenica del mese, CapoMondi, la rassegna stampa estera a cura di Libera Internazionale