6 maggio 2021
Da San Luca (Rc) i fratelli Giorgi, i “Boviciani”, avevano intrecciato affari illeciti, traffici di cocaina e altro, in tutta Italia, sconfinando in Sicilia e aprendo nuove piazze di spaccio ad Alghero e dintorni. I soldi, però, li investivano in alcune località turistiche della Germania, dove da anni viveva il più piccolo di loro. Baden-Baden, località termale della Foresta nera, vicino alla Francia, o ancora Überlingen, cittadina sul lago di Costanza. Siamo in un land, il Baden-Württemberg, che la Direzione della polizia criminale (Kriminalpolizeidirektion) di Friedrichshafen ritiene un “rifugio strategico” in cui vivono 154 esponenti delle mafie italiane, di cui ben 81 della ‘ndrangheta. Da anni gli investigatori italiani e tedeschi, ma anche i giornalisti d’inchiesta, sollevano dubbi sulle attività commerciali impiantate sulle rive del lago al confine con la Svizzera, ma ora c’è una conferma. La catena di ristoranti “Paganini” appartiene a loro e viene utilizzata per riciclare il frutto dei loro traffici di droga.
"Con questa operazione, abbiamo imparato molto su un crimine che molti non credono esista in Germania" Johannes-Georg Roth - procuratore capo di Costanza
È emerso ieri, dopo i 33 arresti compiuti nell’operazione Platinum-Dia, un’inchiesta condotta dalla Direzione investigativa antimafia, coordinata dalla procura di Torino, insieme alla Kriminalpolizeidirektion di Friedrichshafen e alla procura di Costanza, in una Squadra investigativa comune (Joint Investigative Unit, Jiu) coordinata dall’Eurojust, l’agenzia europea per la cooperazione giudiziaria. “Oggi è una bella giornata per le forze dell'ordine e una brutta giornata per il lato oscuro del potere – ha detto il procuratore capo Johannes-Georg Roth di Costanza in una conferenza stampa congiunta con i suoi colleghi italiani a Torino, la procuratrice Anna Maria Loreto, il capo della Direzione nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho e Filippo Spiezia, vice-direttore di Eurojust –. Con questa operazione, abbiamo imparato molto su un crimine che molti non credono esista in Germania”. L’indagine è costituita da due filoni, uno riguardante un’associazione mafiosa con base a Volpiano, l’altro sui traffici di droga dei Giorgi dai porti del Nord Europa come Rotterdam, Anversa e Amburgo. Gli investigatori sono arrivati a loro indagando su un imprenditore, Domenico Aspromonte, accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso perché avrebbe gestito alcune attività ricettive rilevate col denaro della cosca Agresta di Volpiano (Torino), hotel e alberghi in cui avrebbe fornito ospitalità e riservatezza agli altri affiliati.
Seguendo Aspromonte, gli inquirenti arrivano in Germania. Nel settembre 2017, e poi ancora nel 2018, l’imprenditore e alcuni compari (Domenico Agresta e altri già coinvolti nelle inchieste della Direzione distrettuale antimafia di Torino) vanno a Monaco di Baviera, 600 chilometri in camper per partecipare all’Oktoberfest. Il viaggio era “in realtà finalizzato all'organizzazione di incontri con membri dei Giorgi stanziali e operativi in terra tedesca”. Aspromonte chiama un numero telefonico tedesco intestato a Max Metter, dietro al quale si cela Antonio Giorgi, 31 anni, figlio primogenito di Domenico Giorgi, il capo dei “Boviciani”. Il giovane era diventato il punto di riferimento della sua famiglia in Germania dopo l’arresto di suo zio Sebastiano Giorgi, detto Bacetto, il più piccolo dei fratelli, ma per questo non meno importante. Insieme a loro è il promotore dell’associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga. Lui si occupa in particolare delle trattative con i fornitori in Nord Europa (Germania, Olanda e Belgio) e Spagna e segue personalmente il riciclaggio dei guadagni illeciti nelle attività imprenditoriali avviate in Germania, dove vive da anni, nel settore della ristorazione e del commercio di prodotti alimentari. Inoltre è specializzato nelle truffe finanziarie con società fantasma creare insieme ad alcuni professionisti: crea ditte per comprare merci per migliaia di euro e poi le chiude senza pagare i fornitori.
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Due società, però, restano sempre in attività per gli affari dei Giorgi. La prima è la Gsg Food Ug, con sede a Baden Baden, sciolta nell’ottobre scorso. La sua ragione sociale era “la gestione di ristoranti col marchio registrato Paganini e il commercio import-export di prodotti alimentari”, molti dei quali venduti a ristoranti italiani in Germania. Le quote sono però intestate a due parenti, finiti indagati insieme a Sebastiano Giorgi di intestazione fittizia e riciclaggio. La seconda società è la G&S Gastro, anche questa utilizzata per la gestione dei ristoranti “Paganini”. “Tale subdola modalità di infiltrazione dell'economia legale, ha consentito, di fatto, al sodalizio investigato, di immettere nel circuito economico tedesco parte dei proventi del narcotraffico attuandone una sostanziale ripulitura attraverso la costituzione di attività economiche”, sostengono gli inquirenti italiani in un passaggio riportato nell’ordinanza di custodia cautelare. Anche gli investigatori tedeschi immaginavano che la criminalità italiana stesse riciclando denaro sul loro territorio: il particolare emerge nel corso di una riunione il 18 gennaio 2018, quando i rappresentanti del Lka (Landeskriminalamt, ndr) confermavano il sospetto sulle attività “riconducibili a soggetti legati alla famiglia Giorgi di San Luca attraverso investimenti, per l'acquisizione di ristoranti ubicati nelle zone più importanti e centrali in diverse città della Germania citando, oltre ai noti ristoranti col marchio ‘Paganini’ di Baden Baden e di Überlingen, anche un terzo ristorante denominato ‘Pavarotti’, sito a Erfurt”. Qui, in Turingia, il parlamento locale ha dato vita a una commissione d’inchiesta dopo che la Frankfurter allgemeine zeitung e la radio Mitteldeutscher Rundfunk hanno rivelato la presenza in Germania di una sorta di cupola, una camera di controllo definita “Crimine di Germania”. Questa struttura, spiegano Faz e Mdr, serve a mantenere in rapporti pacifici le cosche che ormai hanno suddiviso il Paese in 18 o 20 "locali" di ‘ndrangheta, le strutture locali.
Già nel 2000 gli investigatori tedeschi avevano notato come alcuni camerieri di San Luca riuscissero a rilevare ristoranti nonostante le misere paghe. Una stranezza che faceva ipotizzare il riciclaggio del denaro del narcotraffico
Che i calabresi di San Luca utilizzassero pizzerie e ristoranti, ma anche gelaterie, per riciclare il denaro del narcotraffico era cosa già nota: “Già nel 2000 – scriveva nel libro Mafia Export Francesco Forgione, presidente della commissione parlamentare antimafia dal 2006 al 2008 – le autorità tedesche, riferendosi a 120 cittadini di San Luca che vivono in Germania, scrivevano che la gran parte di essi lavoravano come pizzaioli o camerieri in ristoranti o pizzerie gestiti da altre persone sempre di San Luca. La cosa che però colpisce gli investigatori tedeschi, che trovano confermata anche dal rapporto dei carabinieri del Ros del 2001, è la facilità con la quale molti dei camerieri, dei pizzaioli e degli inservienti che lavoravano nelle pizzerie dichiarando al fisco di guadagnare mensilmente attorno al milioni di vecchie lire, in pochi mesi erano in grado di comprare gli stessi locali per importi di centinaia di milioni del tempo”.
Tra questi, Forgione segnala il caso di Domenico Giorgi (stesso nome e stesso anno del Domenico indagato in Platinum-Dia, ma diverso il giorno di nascita) che nei primi anni Novanta gestiva la pizzeria “Da Bruno” di Duisburg, quella della strage del ferragosto del 2007: nel 1992 guadagnava 800 marchi al mese, un anno dopo la compra per 250mila marchi. Anni dopo, cede la sua attività e si trasferisce ad Erfurt, capoluogo della Turingia, dove apre due ristoranti, il “Paganini” e il “Rossini”. Nel primo successe un fatto strano, continua Forgione: nel 1996 i poliziotti tedeschi, arrivati per una perquisizione nel corso di un’inchiesta su un omicidio, trovano attavolati il presidente del consiglio e il ministro dell’Interno della Turingia, Bernhard Vogel e Richard Dewes. Tre mesi dopo il ristorante “Paganini” chiude per riaprire poi sotto una nuova insegna, “Paganini im Gildehaus”, nella piazza più importante della città, lì dove ora si trova il ristorante "Pavarotti".
All'estero l'antimafia c'è, pensare il contrario è dannoso
Lasciamo la regione al centro della Germania per spostarci a quella al confine con la Svizzera. Lavialibera è in grado di rivelare altre informazioni sulla presenza della ‘ndrangheta in Germania: “Da anni il Baden-Württemberg è il luogo di azione e di residenza per vari esponenti della mafìa italiana, di fatto anche della 'ndrangheta – sostiene la Kriminalpolizeidirektion di Friedrichshafen –. Il numero costante dei procedimenti penali nei confronti della criminalità organizzata italiana degli ultimi anni conferma l'attività della mafia italiana nel Baden-Württemberg. Le regolari richieste di mandati d'arresto da parte delle autorità italiane nei confronti di esponenti mafìosi trasferitisi nel Baden-Württemberg per evitare i procedimenti penali a loro carico in Italia dimostrano che il Baden-Württemberg è diventato un rifugio strategico per la mafia”.
Secondo gli investigatori tedeschi, nel land della Germania meridionale “questo numero di persone ammonta attualmente a 154 presunti membri della criminalità organizzata italiana. I membri della 'ndrangheta nel Baden-Württemberg sono circa 81”. Le presenze mafiose intorno al lago di Costanza erano già emerse in passato, dopo la strage di Duisburg del 15 agosto 2007, quando sei giovani calabresi furono uccisi all’interno della pizzeria “Da Bruno” nel corso della faida tra la ‘ndrina Nirta-Strangio contro i rivali Pelle-Vottari. “Le vittime provenivano dalla roccaforte mafiosa di San Luca. Nel corso delle indagini all'epoca è emerso che la famiglia delle vittime (Giorgi) gestiva pizzerie sia a Erfurt che a Oberlingen. Questa circostanza è ancora attuale”, scrive la Direzione della polizia criminale di Friedrichshafen.
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