La causa sulla pizzeria "Falcone e Borsellino" può svegliare la Germania

La sentenza del Tribunale di Francoforte avrebbe potuto lanciare un messaggio innovativo a cittadini e autorità. Le inchieste hanno dimostrato quanto sia radicata la mafia nella Repubblica federale tedesca

Giulia Baruzzo

Giulia BaruzzoReferente settore internazionale di Libera – area europea

Sandro Mattioli

Sandro MattioliGiornalista

30 dicembre 2020

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Ai nostri giorni l’importanza pubblica di una persona si misura con facilità: esistono aziende specializzate che si occupano di analizzare social e articoli su giornali e riviste per capire l’impatto di un personaggio pubblico su un dato contesto geografico e temporale. Come si misura però la rilevanza storica di una persona ormai deceduta, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, una rilevanza non scontata al di fuori dell’Italia? La domanda stupirà i lettori italiani, visto che in Italia si parla tutti i giorni di questi due magistrati e dei loro meriti; visto che esiste un aeroporto a loro dedicato a Palermo e una gran quantità di scuole e altri luoghi pubblici intitolati a questi e altri eroi della cosiddetta “antimafia”. In Germania invece non esiste niente del genere, purtroppo.

I nomi dei locali che fanno riferimento all’antimafia sono ben pochi: mi viene in mente il favoloso bar “I cento passi” a Berlino, poi forse nient’altro. Anzi, l’unico ristorante di cui – come associazione mafianeindanke– eravamo a conoscenza portasse il nome di personaggi antimafia era proprio la pizzeria “Falcone e Borsellino” di Francoforte. Questo ristorante però non ha niente a che fare con l’antimafia, anzi, è certo che i titolari ne sappiano ben poco su cosa sia, e sia stata, la lotta alle mafie in Italia. Sul sito del ristorante però è presente una citazione tratta da Wikipedia sull’opera di Giovanni Falcone. Il proprietario del locale è un imprenditore tedesco politicamente vicino alla Alternative für Deutschland, il partito populista di destra. Sul menù e sull’insegna del ristorante – accanto ai nomi dei magistrati Falcone e Borsellino – sono disegnati degli spari di proiettile. E per finire nel locale è appesa una gigantografia del film Il padrino, proprio nel muro accanto alla foto dei giudici Falcone e Borsellino. Tutto ciò per nulla rispettoso dal punto di vista italiano senz’altro, ma dal punto di vista legale tedesco questa rimane una situazione non facile da gestire.

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La causa e la ricerca

(Foto di Jan-Philipp Thiele - Unsplash)
(Foto di Jan-Philipp Thiele - Unsplash)

Tramite un contatto a Francoforte già mesi fa venni a conoscenza di una causa legale portata avanti da Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone, e dalla Fondazione Falcone a lui dedicata. Chiedevano al tribunale che venisse vietato l’uso del nome “Falcone”. Lo strumento attraverso il quale doveva essere raggiunto questo obiettivo era l’affermazione "postmortale" (cioè dopo la morte, ndr) dei diritti della personalità. Proprio a seguito di questa richiesta, i giudici avevano il compito di chiarire nella sentenza quanto rilevanti siano oggi per la Germania i magistrati antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

In nome della ricerca della verità, questa è una domanda complicata a cui dare risposta. In quanto organizzazione locale che si occupa di antimafia, con i membri di mafianeindanke ci siamo dati da fare: abbiamo cercato degli articoli su Borsellino e Falcone in Internet in tedesco, quindi diretti al pubblico della Germania; ne esistono alcuni, ma non tantissimi. Soprattutto si trovano menzioni sugli anniversari degli attentati che costarono la vita ai due giudici in questione. Sul sito del Bundeskriminalamt (Bka), l’Ufficio federale della polizia criminale, si trova ancora la presentazione fatta da Falcone nel 1990 in occasione di una conferenza: spiegava la dimensione europea del fenomeno mafioso ai colleghi tedeschi e chiedeva di rimuovere la visione folcloristica della mafia italiana. Abbiamo scoperto anche informazioni su diverse visite avvenute in questi anni in Germania di persone legate a Falcone e Borsellino, come per esempio Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, per sensibilizzare al tema della lotta alle mafie attraverso il ricordo dell’impegno costante dei due giudici. Anche nel campo artistico si è parlato molto di loro: per esempio alcuni anni fa a Berlino il drammaturgo Benjamin Wäntig ha messo in scena l’opera di Nicola Sani intitolata “Falcone”. Nei decenni scorsi in Germania si è sicuramente quindi parlato di Falcone e Borsellino, e forse molti tedeschi hanno sentito raccontare del loro lodevole lavoro attraverso opere artistiche di vario genere, ma quanto rilevante queste due figure siano per la Germania di oggi è difficile da misurare.

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Molti confermano il valore

Noi di mafianeindanke abbiamo anche tentato poi un’ altra strada per verificare la loro importanza in territorio tedesco, chiedendo un’opinione a cittadini che avessero una certa conoscenza ed esperienza sul tema. Due dirigenti di polizia in pensione ci hanno rilasciato una testimonianza su quanto sia stato importante il lavoro di Borsellino e Falcone per la loro esperienza professionale e quanto importante sia ancora oggi. Un gruppo di insegnanti d’italiano in Germania ci ha scritto un lungo racconto su come viene spiegato il tema dell’antimafia a scuola, ovviamente trattando in modo ampio le figure di Falcone e Borsellino. Addirittura il direttore dell’Istituto di criminologia dell’Università di Colonia ci ha sostenuto in questo lavoro di ricerca con un articolo di grande spessore. Infine anche il drammaturgo dell’opera “Falcone” ci ha rilasciato un testo molto bello. Noi di mafianeindanke abbiamo raccolto tutti questi contributi e – insieme a un mio commento in quanto presidente dell’associazione  abbiamo inviato tutto questo prezioso materiale all’avvocato dell’accusa nella causa sul nome della pizzeria di Francoforte affinché lo presentasse al tribunale.

Il verdetto del tribunale tedesco

Giovanni Falcone è stato senza dubbio sempre molto apprezzato per il suo lavoro e per il suo coraggio e viene ricordato tristemente anche qui in Germania per le circostanze criminali che riguardano il suo omicidio Tribunale di Francoforte

Tutto invano purtroppo, perché i giudici di Francoforte hanno accolto solo singole parti del materiale raccolto. Nella sentenza hanno perciò esposto il loro parere a conferma del fatto che dopo quasi trent’anni dalla morte dei due magistrati, usare il nome di “Falcone” nel modo in cui è stato fatto dai ristoratori non rappresenti una violazione dei diritti di Maria Falcone e della Fondazione. I giudici hanno argomentato infatti che i ristoratori – con il nome del loro locale – si riferiscono soltanto a Giovanni Falcone e perciò non esisterebbe il rischio che il nome del ristorante venga interpretato erroneamente con riferimento alla sorella del magistrato.

I giudici nella sentenza affermano: “Giovanni Falcone è stato senza dubbio sempre molto apprezzato per il suo lavoro e per il suo coraggio e viene ricordato tristemente anche qui in Germania per le circostanze criminali che riguardano il suo omicidio. Ciò vale per l’Italia come per il territorio della Repubblica federale di Germania. L'uso da parte dell'imputato del suo nome proprio come nome di un ristorante per scopi commerciali è certo influisca in maniera negativa su questa reputazione. Tuttavia si deve tenere conto del fatto che la domanda di ricorso presentata dalla signora Maria Falcone è finalizzata solo a vietare l'uso del nome da solo o come parte di una ragione sociale, e quindi le altre circostanze che i ricorrenti citano in merito alla menomazione del nome – come l'uso di foto con fori di proiettile, etc – non possono essere prese in considerazione nella valutazione in essere”.

I giudici aggiungono infine una ultima considerazione sulle persone che vanno in tale ristorante, ritenute non consapevoli dell’importanza storica e culturale di Borsellino e Falcone, ragione per cui non si sentirebbero offese o influenzate dal nome del ristorante.

Il quadro tedesco

Subito dopo la sentenza allarmante di questo inizio dicembre, l’Ambasciatore italiano di Berlino si è attivato e ha mandato una lettera di richiamo al ristoratore. Da quel momento la questione – dopo essere uscita su varie testate italiane con la notizia della sentenza – si è risolta in maniera rapida in Germania. Il titolare ha annunciato il cambio di nome del ristorante chiedendo addirittura un consiglio dell’ambasciatore. Questo finale sembrerebbe ottimo, ma è davvero tutto risolto?

Sappiamo quanto i clan siano radicati nella Repubblica federale tedesca. Le autorità ne sono al corrente, ma non fanno nulla per eradicarle. Anzi, il numero di presunti mafiosi è quadruplicato

Purtroppo no, perché dobbiamo constatare che questa sentenza ha dato la prova di quanto poco si è consapevoli in Germania del rischio di infiltrazioni mafiose. Proprio dal Tribunale di Francoforte infatti ci si potrebbe aspettare di sapere qualcosa di più in merito, considerando che l’operazione Stige del 2018 non solo ha portato alla luce le attività mafiose in Assia, lo Stato federale che include Francoforte, ma l’inchiesta in sé ha dimostrato che la locale di ‘ndrangheta in questione, guidata dalla cosca Farao, ha radici proprio in questo territorio. Grazie a un’attività della polizia locale, dal 2013 in poi è stato svelato il modus operandi praticato prima da uno dei clan di Corigliano Calabro e poi dai Farao: questi clan hanno introdotto la strategia di “vendita al dettaglio” di vini, olio e altro di produzione propria per coprire l’attività di riciclaggio di denaro.

Inoltre, grazie a vari atti delle inchieste italiane sappiamo bene quanto siano radicati i clan mafiosi nella Repubblica federale tedesca: dal nord al sud, da ovest a est, in città e in piccoli paesi, con presenze verificate di mafiosi attivi e meno attivi. Uno dei paradossi è che le autorità tedesche sanno certamente della loro presenza, ma non utilizzano questa informazione come uno spunto per attivare una strategia di eradicamento del fenomeno criminale nel Paese. Anche Ie tante voci ammonitrici che arrivano dalle autorità italiane su questa inazione tedesca vengono sentite dalle autorità in Germania, ma senza conseguenze pratiche.

Tutto ciò rende la vita di un’organizzazione tedesca e antimafia come mafianeindanke ancora più complicata. Perché questo atteggiamento generale delle istituzioni tedesche nei confronti delle presenze criminali mafiose è lo stesso meccanismo – conoscere i rischi, ma non fare nulla o al massimo ben poco – che osserviamo ogni giorno anche noi quando ci confrontiamo con la cittadinanza. Grazie ad alcune interrogazioni parlamentari siamo riusciti però a far luce su alcuni aspetti: innanzitutto, il numero dei presunti mafiosi in Germania è in continua crescita e le statistiche ufficiali ci dicono che sono quadruplicati negli ultimi dieci anni (2007 - 2017); in secondo luogo queste cifre restano altamente discutibili perché molto probabilmente sono molto più alte, visto che manca una concreta attenzione al fenomeno in Germania; in terzo luogo, dal dopoguerra sono avvenuti almeno trenta omicidi per mano di affiliati ai clan mafiosi in Germania, ma anche qui la cifra reale potrebbe essere molto più alta, visto che non esiste neanche una statistica ufficiale sugli omicidi legati al reato di associazione mafiosa, che non esiste; infine, vi sono tantissime difficoltà riguardo le misure antiriciclaggio, connesse in via diretta al contrasto della presenza criminale mafiosa in Germania.

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Adesso quali conseguenze?

La sentenza del Tribunale di Francoforte avrebbe potuto essere un segnale di allarme: 'Prendete sul serio il fenomeno mafioso all’estero e imparate dall’esperienza di antimafia italiana'

In questo debole e complesso sistema di contrasto alle mafie in Germania, la sentenza del Tribunale di Francoforte avrebbe potuto essere un segnale di allarme, avrebbe potuto lanciare un messaggio innovativo: “Prendete sul serio il fenomeno mafioso all’estero e soprattutto imparate dall’esperienza di antimafia italiana”. I giudici di Francoforte – nonostante le leggi tedesche – avrebbero potuto prendere posizione. Invece si sono limitati ad attenersi alla lettera alla legge. Ciò che è avvenuto qui in Germania all’inizio di dicembre, rappresenta anche un’occasione persa per l’azione di prevenzione sociale e culturale delle mafie e di tutto ciò che – anche attraverso un ristorante – sia possibile comunicare alle cittadine ed ai cittadini tedeschi.

Ciò nonostante, la reazione italiana alla sentenza tedesca è stata riportata su molti giornali locali e nazionali tedeschi e ha alzato l’attenzione dell’opinione pubblica tedesca rispetto al tema, dando – forse per la prima volta – un chiaro segnale del fatto che l’Italia non sia solo il Paese dove hanno origine le mafie tradizionali, ma che l’Italia sia anche il Paese dell’antimafia sociale, che si ribella agli stereotipi e alle semplificazioni sul tema. L’Italia, attraverso cittadini, giornalisti e associazioni, ha così lanciato un messaggio di allarme alla Germania, e chissà che questa sentenza controversa non abbia offerto un nuovo spazio di discussione anche ai cittadini tedeschi.

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