
Le armi bruciano il pianeta



10 novembre 2025
Lo scorso 21 ottobre, in un salone del parlamento europeo a Strasburgo, Federchimica, Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno organizzato un dinner debate dedicato ai pfas, composti chimici utilizzati in molte lavorazioni industriali e presenti in oggetti di uso quotidiano, considerati dalla comunità scientifica dannosi per l’essere umano e per l’ambiente.
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L’evento dal titolo “Il ruolo dei pfas per un futuro sostenibile, tra sfide e soluzioni”, ancora una volta ha confermato come l’Italia non abbia alcuna intenzione di chiedere la messa al bando delle sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche. Questa almeno è la posizione degli industriali invitati a Strasburgo – in larga parte esponenti dei settori farmaceutico e automotive –, che condividono il pensiero espresso un anno fa dinanzi alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dall’ex presidente del Consiglio Mario Draghi: i pfas vanno tutelati perché l’economia europea non può farne a meno.
L’iniziativa è stata promossa dagli europarlamentari Carlo Fidanza (Fratelli d’Italia) e Massimiliano Salini (Forza Italia) – con la partecipazione, tra gli altri, di Pietro Fiocchi (Fratelli d’Italia), Salvatore De Meo (Forza Italia), Roberto Vannacci (Lega), Giorgio Gori ed Elisabetta Gualmini (Pd) – con un tempismo perfetto.
L’evento ha confermato come l’Italia non abbia alcuna intenzione di chiedere la messa al bando dei pfas
Di recente, infatti, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa), tre anni dopo la richiesta di messa al bando dei pfas avanzata da cinque stati europei (Germania, Danimarca, Olanda, Svezia e Norvegia) ha finalmente elencato alcune categorie di prodotti (ad esempio i cosmetici) che non potranno più utilizzare i composti nelle loro lavorazioni. Un successo parziale, visto che altri settori come quello farmaceutico o il comparto della difesa potranno continuare a produrli, almeno fino a quando non vi saranno delle alternative valide.
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A coordinare l’evento di Strasburgo è stato Marco Apostolo, chimico specializzato in polimeri alla Normale di Pisa che ricopre un doppio ruolo: è direttore dell’innovativo Centro di ricerca Syensqo a Bollate, ma anche consigliere di presidenza di Federchimica, la Federazione italiana dell’industria chimica che fa parte di Confindustria e, in Europa, dell'European chemical industry council (Cefic) e dell'European chemical employers group (Eceg).
Apostolo ha mostrato l’immagine di un albero rigoglioso, metafora della chimica, della potenza che ci salva da guerre, malattie e dal logorio della vita moderna. I rami verdi a simboleggiare i pfas “innocui” come il Tfa, pfas a catena cortissima, indispensabili per le auto elettriche, che la letteratura scientifica ritiene pericolosi per il sistema riproduttivo, per lo sviluppo fetale e per il fegato. I rami rossi a rappresentare i pfas cancerogeni, quelli gialli i composti che non si accumulano e che quindi risultano meno pericolosi.
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Colori a parte, dopo decenni di battaglie politiche ed economiche Federchimica ha finalmente accertato l’esistenza di pfas cancerogeni. Un’ammissione di colpe, seppure parziale: i pfas considerati nocivi dalla Federazione risultano essere appena 30, su una famiglia che conta oltre 10mila composti.
Federchimica ha accertato l’esistenza di pfas cancerogeni. Un’ammissione di colpe parziale: i pfas considerati nocivi risultano essere appena 30 su una famiglia che ne conta oltre 10mila
Ciò che i sostenitori dei pfas non mettono ancora in discussione è la definizione di pfas fornita dall’Unione internazionale di chimica pura e applicata (Iupac) - redatta da Pierangelo Metrangolo, professore ordinario di chimica al Politecnico di Milano e firma di diversi brevetti a nome Syesnqo Solvay – che differisce molto rispetto a quella proposta dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), sulla quale si fonda la messa a bando delle sostanze.
Nel corso della serata Lara Ponti, vicepresidente di Confindustria con delega agli obiettivi di sostenibilità, esg e transizione ambientale, ha pronunciato una frase emblematica: “Permetteteci di lavorare con questi composti e caso mai puniteci dopo”.
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Un appello rivolto agli europarlamentari, soprattutto a chi vorrebbe eliminare i pfas, che ottiene applausi e poche alzate di mano contrarie. Chi non è d’accordo è l’europarlamentare dei Verdi Cristina Guarda, volto storico della lotta ai pfas, nata e cresciuta a Lonigo, epicentro di una delle più vaste contaminazioni da inquinanti in Europa. Una voce presto zittita dai tintinnii delle posate e dei bicchieri che accolgono la cena.
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