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27 marzo 2025
Il governo italiano corre ai ripari sulla contaminazione da pfas nelle acque potabili e ha posto all’esame del parlamento il decreto legislativo n.260, approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 13 marzo, con il quale si chiede di ridurre i livelli di pfas nelle acque potabili, oltre a inserire dei limiti per il tfa (acido trifluoroacetico), la molecola della classe dei pfas più diffusa al mondo e fino a oggi non sottoposta ad alcune restrizione.
Pfas in Europa: 40 anni di inquinamento, ma il profitto vince su tutto (prima parte)
I pfas sono composti chimici che hanno rivoluzionato il vivere quotidiano: rendono impermeabili i vestiti, resistono alle temperature più estreme e consentono perfino di produrre energia verde. Ne sono dipendenti i consumatori ma anche molte istituzioni pubbliche, che li reputano essenziali. Il problema è che queste sostanze sono tossiche per l’ambiente e dannose per l’essere umano, in quanto interferenti endocrini, causa di tumori e altre patologie.
I pfas sono sostanze tossiche per l’ambiente e dannose per l’essere umano, in quanto interferenti endocrini, causa di tumori e altre patologie
Nello specifico, il testo redatto dall'esecutivo e trasmesso al Senato, che dovrà essere esaminato dalle Commissioni parlamentari competenti, introduce all'articolo 21 nuovi parametri, ovvero un nuovo valore limite, per il Tfa (acido trofluoroacetico) e per la somma di quattro pfas ritenuti pericolosi per le persone e per l’ecosistema – pfoa, pfos, pfna e pfhxs – pari a 20 nanogrammi per litro. Lo stesso valore limite è stato introdotto dalla Germania, mentre paesi come la Danimarca e la Svezia hanno ulteriormente abbassato la soglia rispettivamente a 2 e 4 nanogrammi per litro.
Pfas in Europa: 40 anni di inquinamento, ma il profitto vince su tutto (seconda parte)
Per il tfa il valore limite proposto è pari a 10 microgrammi per litro, ossia 10.000 nanogrammi per litro. Il provvedimento introduce, inoltre, il monitoraggio di altre sostanze che rientrano nella classe pfas, come ad esempio le molecole adv prodotte in Italia dallo stabilimento Syensqo (ex Solvay) di Spinetta Marengo, frazione di Alessandria.
Pfas nei pozzi privati di Alessandria, la contaminazione oltre i confini dell'ex Solvay
L'articolo 21 del decreto legislativo 260 non prevede nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica per le attività di controllo e monitoraggio, e non fa riferimento ai costi da sostenere per la depurazione delle acque potabili qualora venisse riscontrata la presenza dei contaminanti indicati.
Mentre l’Italia (e altri paesi) chiedono di abbassare i limiti di pfas nelle acque potabili, l’Europa sembra andare in direzione opposta. Nei giorni scorsi la commissaria Ue per l’Ambiente, Jessika Roswall, a margine di un incontro con le aziende che producono pfas (fra cui Syensqo ) ha dichiarato che eventuali strette non arriveranno prima del 2026. “Cercheremo di stabilire il divieto degli pfas nei prodotti di consumo – ha spiegato Roswall – ma dobbiamo anche essere consapevoli che ci sono materiali, prodotti e cose di cui abbiamo davvero bisogno che li contengono, come gli inalatori o i beni essenziali per l’industria della difesa”.
La commissaria Ue per l’Ambiente, Jessika Roswall, a margine di un incontro con le aziende che producono pfas ha dichiarato che eventuali strette non arriveranno prima del 2026
Parole che fanno seguito a quelle pronunciate, lo scorso settembre, dall’ex premier italiano ed ex presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, secondo cui “un possibile divieto imminente di una serie di sostanze pfas avrebbe un impatto sull'uso di sostanze necessarie per la produzione di tecnologie pulite, batterie ed elettrolizzatori, per le quali attualmente non esistono alternative”.
Ci sono pfas nelle acque potabili di tutta Italia, denuncia Greenpeace
“Questo primo provvedimento è un’ottima notizia, ma il testo presentato dal governo deve essere ulteriormente migliorato dal parlamento per proteggere la salute umana: ci auguriamo che le varie forze politiche trovino un accordo trasversale per ridurre ulteriormente i limiti consentiti avvicinandoli all’unica soglia sicura, lo zero tecnico. Intervenire sulle acque potabili è solo il primo passo, auspichiamo che presto segua una legge per vietare l’uso e la produzione di questi inquinanti”, ha commentato Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, tra le associazioni che da anni si battono per mettere al bando i pfas.
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