
Autonomia differenziata, referendum bocciato. Avanti su cittadinanza

Aggiornato il giorno 29 marzo 2025
A seguito della pubblicazione di questo articolo, il 28 marzo 2025, Syensqo ha chiesto di inserire alcune precisazioni in merito alle informazioni riportate. Qui il testo integrale della richiesta di rettifica, pubblicata come previsto dalle normative vigenti.
I pfas prodotti dalla Syensqo (ex Solvay) di Spinetta Marengo (Alessandria) hanno raggiunto i pozzi dei privati cittadini, contaminando l’acqua utilizzata per irrigare i campi, fino a qualche tempo fa bevuta dai residenti. Tracce significative di queste sostanze cancerogene, dannose per l’essere umano e l’ambiente, sono già state riscontrate nel sangue dei residenti e all’interno dello stabilimento. La loro presenza nei pozzi privati conferma che la contaminazione si è allargata attorno allo stabilimento a macchia d’olio.
Pfas, il governo corre ai ripari: limiti per le sostanze che contaminano l'acqua potabile
I nomi dei pfas trovati negli otto pozzi ubicati intorno al polo chimico e analizzati negli ultimi nove mesi da lavialibera sono quasi impronunciabili: cC6O4, Adv N2 e GenX. I risultati sono gravemente significativi: a sette chilometri a nord dello stabilimento, in un pozzo profondo una ventina di metri, sono stati riscontrati comulativamente oltre 500 nanogrammi di alcuni pfas (GW Lobbi, vedi mappa sotto) in larga parte prodotti dalle varie società che hanno gestito il sito. Sono stati misurati 110 nanogrammi di cC6O4, composto brevettato nel 2011 dalla Solvay specialty polymers (ora Syensqo) e denunciato dalla ditta solo nel 2019.
Abitare a sette chilometri a nord dello stabilimento, con un pozzo profondo una ventina di metri, significa avere oltre 500 nanogrammi di alcuni pfas, in larga parte prodotti dalle varie società che hanno gestito il sito
Il valore raddoppia per il cancerogeno pfoa, che arriva a 310 nanogrammi, fino al 2012 acquistato in grandi quantità da Syensqo dalla società veneta Miteni, poi fallita e oggi coinvolta in un processo per avvelenamento delle acque e disastro ambientale. A queste sostanze si aggiunge il GenX, pfas che non compare nel documento autorizzativo (Aia) rilasciato dalla Provincia di Alessandria, presente nella quantità di 30 nanogrammi.
La normativa nazionale prevede che per la produzione dei composti le industrie chimiche necessitano di un’autorizzazione, ma il GenX, considerato tossico dall’Agenzia per l’ambiente statunitense (Epa), non è ancora incluso nell’Aia di Syensqo Solvay, attiva dal 2010 e ora in fase di rinnovo. Il GenX è un tensioattivo realizzato per sostituire il pfoa dal 2013, anno in cui la comunità internazionale lo ha messo al bando perché considerato tossico. Creato nei laboratori statunitensi della Dupont già negli anni Ottanta, il GenX è stato prodotto anche in Olanda, dove sorge Chemours, la succursale europea della Dupont.
Pfas in Europa: 40 anni di inquinamento, ma il profitto vince su tutto (prima parte)
Il suo omologo perfetto è il cC6O4, brevettato da Solvay specialty polymers alla fine degli anni Duemila e lavorato per Solvay nell’impianto vicentino della Miteni. GenX e cC6O4 hanno le stesse capacità chimiche, ma il primo non è brevettato né tantomeno autorizzato per essere lavorato in Piemonte. Attraverso la consultazione di dati inediti, lavialibera ha scoperto che già nel giugno 2020 sia Solvay che Arpa Alessandria hanno trovato tracce GenX in diversi pozzi interni ed esterni al polo, con concentrazioni fino a 2 microgrammi per litro.
Pfas in Europa: 40 anni di inquinamento, ma il profitto vince su tutto (seconda parte)
Nel dettaglio, il pozzo esterno denominato PzEs4, che di recente ha evidenziato valori oltre soglia del cancerogeno pfoa, indica la presenza di questo composto dal dicembre 2020. Nel dicembre 2023 Arpa Alessandria ha trovato tracce di GenX ad Alessandria, anche nei campioni raccolti con il metodo Pm10, che calcola l’inquinamento nell'aria respirata dai cittadini. Lo stesso composto è stato rinvenuto da Arpa Piemonte, che in uno studio realizzato alla fine del 2024 indica la presenza di GenX nel fiume Po, nella zona metropolitana. Sintomo di una presenza diffusa, che coinvolge l’acqua superficiale nel Torinese, l’acqua sotterranea e l’aria dell’Alessandrino.
Il GenX è presente in tutti gli otto campioni raccolti da lavialibera, anche in quelli relativi al comune di Piovera (GW8, vedi mappa sopra) a dieci chilometri dal sito produttivo. In un pozzo sono stati trovati 460 nanogrammi di vari pfas provenienti dalla Syensqo Solvay, quando il valore limite previsto per legge per le acque potabili è pari a 100 nanogrammi per litro. Il pozzo, che oggi serve terreni agricoli e un pollaio rurale, fino a pochi anni fa alimentava anche la rete idrica della casa, troppo lontana per allacciarsi all’acquedotto.
Pfas, alla Syensqo di Spinetta Marengo si rischia un'altra Eternit
Nello specifico, sono trovati 32 nanogrammi di GenX, 235 nanogrammi di pfoa, 155 nanogrammi di cC6O4 e 28 nanogrammi di Adv, una miscela di composti pfas. Qualche anno fa il proprietario del pozzo ha fortunatamente deciso di allacciarsi all’acquedotto e quindi negli ultimi tempi non ha più bevuto acqua contaminata. Purtroppo la stessa è stata però utilizzata per irrigare i campi, dato che fino a questo momento non esistono ordinanze che vietino l’uso dei pozzi privati per scopo irriguo. A ottobre 2024, durante un’assemblea pubblica, il dirigente dell’Asl di Alessandria Paolo Merlo aveva avanzato una proposta in tal senso, finora senza alcun esito.
Seguendo la lettura dei dati pubblicati sul portale di Arpa Piemonte dedicato alla contaminazione da pfas lavialibera ha raccolto un campione d’acqua da un pozzo utilizzato a scopo agricolo (GW6, vedi mappa sopra) a nord est del sito chimico di Spinetta Marengo. Nel campione sono stati trovati 563 nanogrammi di pfas, con presenza di pfoa, Adv, GenX e cC6O4, quest’ultimo pari a 177 nanogrammi per litro. Un pozzo poco profondo, esposto anche alla contaminazione in atmosfera.
Dalla rosa dei venti prodotta da Arpa Alessandria si evidenzia la ricaduta di queste sostanze entro i dieci chilometri. L’atmosfera carica di emissioni prodotte dal polo chimico ha presumibilmente inquinato tre pozzi a est della ditta, in località Cascinagrossa. Per arrivare in questa frazione di Alessandria, che dista circa sei chilometri dall’industria, si percorre il sottopassaggio Ventolina, costantemente allagato da una risorgiva.
Pfas cancerogeni, ma per Mario Draghi servono alla transizione verde
Analizzato un campione di questo allagamento (GW2, vedi mappa sopra) sono stati trovati 392 nanogrammi di pfas, con prevalenza di pfoa e cC6O4. Sempre a Cascinagrossa, in una cascina destinata all’allevamento privato (GW1, vedi mappa sopra), le analisi hanno accertato la presenza di GenX, cC6O4 e pfoa fino a una profondità di 55 metri.
Giovedì 20 marzo Syensqo Solvay ha presentato agli enti pubblici territoriali i valori aggiornati di Cfc (composti chimici contenenti cloro, fluoro e carbonio) nelle acque sotterranee al sito. Fino a 45mila microgrammi sono stati riscontrati in analisi svolte dall’azienda, un’anomalia dovuta a un incidente che ha coinvolto un reattore interno all’impianto Algofrene, dove avviene la reazione dei gas, passaggio indispensabile nella produzione di pfas.
Syensqo ha presentato agli enti territoriali valori preoccupanti di Cfc (composti contenenti cloro, fluoro e carbonio) nelle acque sotterranee al sito. Un’anomalia dovuta a un incidente che ha coinvolto un reattore interno all’impianto
L’emergenza è stata gestita grazie al pompaggio aggiuntivo di alcuni pozzi, che hanno poi convogliato le acque inquinate nel sistema di barriera idraulica interna. Quest’ultima, però, si è bloccata nella notte di sabato 22 marzo a causa di un black out; dall’una alle tre di notte l’intero sito è rimasto senza luce e tutti gli impianti si sono fermati. Terminata l’emergenza l’azienda ha contattato Arpa Alessandria, che a sua volta ha avvisato gli enti pubblici dell’incidente.
Ci sono pfas nelle acque potabili di tutta Italia, denuncia Greenpeace
L’Agenzia ha confermato il blocco dell’intero sistema di barrieramento idraulico per ore, fino al pomeriggio di domenica 23. Il sistema evita che le sostanze prodotte dal polo, in primo luogo i pfas, fuoriescano e finiscano nei pozzi privati. Che, come dimostrato da lavialibera, sono già compromessi.
Ci spiace dover leggere l’articolo “Pfas nei pozzi privati di Alessandria, la contaminazione oltre i confini dell'ex Solvay” della rivista Lavialibera riguardante Syensqo, contenente informazioni imprecise o parziali che rischiano di provocare ingiustificati allarmismi, oltre che fornire una descrizione non adeguata dell’impegno e degli investimenti in sostenibilità effettuati dalla nostra Società a Spinetta Marengo.
Syensqo prende molto sul serio il tema dei PFAS. Niente è più importante della salute e della sicurezza dei nostri colleghi e delle nostre comunità locali. Siamo fermamente impegnati per un futuro più sostenibile - e l'eliminazione graduale dei tensioattivi fluorurati e i continui investimenti nelle migliori tecnologie disponibili per ridurre le emissioni nella nostra produzione ne sono la prova.
E’ innanzitutto doveroso ricordare che nell’area alessandrina dove opera il sito Syensqo l’acqua è potabile e non si è mai verificato alcun problema relativo alla potabilità dell'acqua. Le analisi condotte dall'ASL sull'acqua potabile nel periodo 2019-2023 in Provincia di Alessandria non hanno individuato la presenza di PFAS nell'acqua potabile di Alessandria.
Riteniamo, inoltre, importante precisare quanto segue, limitandoci agli elementi più rilevanti:
Restiamo a disposizione per ulteriori informazioni.
Crediamo in un giornalismo di servizio a cittadine e cittadini, in notizie che non scadono il giorno dopo. Aiutaci a offrire un'informazione di qualità, sostieni lavialibera
La tua donazione ci servirà a mantenere il sito accessibile a tutti
NUMERO SPECIALE: Libera compie trent'anni e guarda avanti: l'impegno per l'affermazione della libertà contro ogni forma di potere mafioso è più che mai attuale
La tua donazione ci servirà a mantenere il sito accessibile a tutti