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25 ottobre 2024
L'Agenzia regionale per l'ambiente dell'Emilia Romagna, ente pubblico che deve vigilare lo stato di salute di acque, aria e terreni, sapeva che i rifiuti stoccati nella discarica di Finale Emilia, gestita da Herambiente, stavano contaminando la falda, ma non ha ordinato alcuna bonifica. È emerso nell’ultima udienza del processo che vede imputate sette persone tra dirigenti della società Feronia di proprietà di Herambiente, funzionari di Arpa e della Provincia di Modena, accusate a vario titolo di omissioni di atti d’ufficio, abuso d’ufficio, gestione non autorizzata di rifiuti e inquinamento ambientale permanente, in un lasso di tempo che va dal 2009 a oggi.
Discarica inquinata a Finale Emilia, rischio prescrizione
I magistrati hanno chiamato a testimoniare il maresciallo Marcello Marchi, carabiniere forestale di Modena che tra il 2019 e il 2022 – periodo in cui la discarica, da piccolo sito utilizzato per i rifiuti del comune di Finale Emilia, è stato acquistato dalla società bolognese arrivando a espandersi su decine di ettari di campi agricoli – ha seguito le indagini sfociate poi nel processo penale. “Già nel 2010 l’Arpa dell’Emilia Romagna aveva i dati sulla contaminazione nella falda sottostante la discarica – ha detto il militare – ma incomprensibilmente non ha mai seguito la legge ambientale imponendo la bonifica al gestore Feronia”.
“Le nostre indagini – spiega il carabiniere – sono partite leggendo un report prodotto da Arpa nel 2016, che raccoglieva i dati sull’acqua di falda sottostante la discarica. Ci siamo accorti che alcuni metalli superavano i valori limite e che era presente il cromo esavalente (cancerogeno ndr). Allora siamo andati a ritroso, arrivando ai documenti del 2010”.
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E ancora: “Il codice dell’ambiente impone la bonifica del sito potenzialmente contaminato, anche con un solo superamento dei campionamenti, ma in questo caso nessuno l’ha mai applicato”. Il pubblico ministero Marco Niccolini, che nel 2019 aveva ottenuto il sequestro della discarica per tre anni, ha chiesto a Marchi se fosse a conoscenza di discariche monitorate da Arpa. “Abbiamo trovato due casi per cui Arpa ha chiesto la bonifica – ha spiegato il teste –. Si tratta delle discariche di Imola e San Giovanni in Persiceto. Non abbiamo ancora capito perché la stessa richiesta non sia stata avanzata per la discarica di Finale Emilia”.
“Solfati, ferro, manganese, nichel e per alcuni anni anche il cromo esavalente, hanno sempre superato le concentrazioni soglia di contaminazione, un limite imposto dalla legge ambientale e che serve per indicare eventuali perdite”, ha osservato il maresciallo, spiegando come spetti al gestore della discarica eseguire ogni mese il monitoraggio. Durante l’udienza il pm Niccolini ha proiettato una tabella aggiornata con i risultati di giugno 2024 e ha chiesto al maresciallo Marchi di commentarli.
Solfati, ferro, manganese, nichel e per alcuni anni anche il cromo esavalente, hanno sempre superato le concentrazioni soglia di contaminazione
“Riceviamo mensilmente i dati dal gestore tramite il portale di Arpa, perché l’inquinamento è considerato permanente e come forestali dobbiamo monitorarlo. I dati indicano come molti di questi metalli superino costantemente anche le nuove soglie imposte dall’agenzia nel 2022”. Dopo i tre anni dal sequestro per superamento delle soglie di alcuni metalli, nel 2022 Arpa ha modificato i limiti, sostenendo che quei metalli sono rilasciati da altre fonti e non dalla discarica.
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L’Agenzia, che in quel momento era sotto indagine, ha quindi decisi di alzare il valore limite per il ferro da 200 microgrammi per litro (secondo la legge 152 del 2006) a 11mila microgrammi per litro. “I valori di ferro registrati a giugno 2024 sono però di 80mila microgrammi – ha osservato il maresciallo – ma non sono state disposte procedure di bonifica. Anzi, nel 2022, con il parere di Arpa, si è proceduto al dissequestro della discarica e al suo ampliamento per la costruzione di Feronia 2”.
Per provare a ostacolare l’attività della discarica, il sindaco di Finale Emilia Claudio Poletti ha emesso un’ordinanza che vieta il transito nelle due strade che conducono al sito, ufficialmente per l’instabilità dell’asfalto. “Non ci sono le condizioni di sicurezza minime per far transitare camion di oltre tre tonnellate, in quelle strade non è stata fatta alcuna manutenzione”, spiega a lavialibera il primo cittadino, che ha fatto costituire l'amministrazione come parte civile al processo.
Per provare a ostacolare l'attività della discarica, il sindaco di Finale Emilia ha emesso un'ordinanza che vieta il transito dei tir
I legali della discarica hanno chiesto di stralciare il divieto di transito perché, secondo il loro parere, non esistono studi tecnici accreditati che dimostrino il rischio concreto per i tir. “Noi ci abbiamo provato – ha commentato sul sito del Comune il sindaco – ma il nostro tentativo è stato reso parzialmente vano dalla normativa vigente”.
Una lotta parallela a quella del Comune è portata vanti dall'ossevatorio Ora Tocca a noi, che da oltre un anno, tutti in giorni, presidia i cancelli della discarica per chiederne il sequestro. "Non è possibile che i dati di Arpa confermino la contaminazione e la discarica continui ad ampliarsi", dice il portavoce dell'osservatorio, Maurizio Poletti. Allo scattare dell'ordinanza comunale, poi parzialmente ritirata, gli attivisti si sono presentati alle sei del mattino per avvertire i camionisti, che hanno risposto a tono: "State combattendo contro un colosso, non ce la farete mai".
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