9 dicembre 2020
Quattordici miliardi. Secondo l'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), tanti sono stati gli euro messi al bando per far fronte alla crisi sanitaria causata dall'emergenza Covid-19 dall'inizio della pandemia allo scorso 17 novembre. Soldi che sono stati spesi per l’acquisto massiccio di servizi e forniture attraverso procedure straordinarie. Ma le stazioni appaltanti hanno comunicato solo gli importi aggiudicati per 5,55 miliardi di euro. Questo significa che non abbiamo alcuna traccia di oltre il 60 per cento di quei quattordici miliardi: non sappiamo se siano stati erogati o meno e in che forme, né per farci che cosa.
È uno dei dati contenuti nel dossier “InSanità. L’impatto della corruzione sulla nostra salute", presentato da Libera e lavialibera per la Giornata internazionale contro la corruzione. Un report che evidenzia l'importanza della trasparenza, soprattutto in ambito sanitario: il secondo settore più a rischio corruzione stando ai dati Anac che hanno rilevato nella sanità il 13 per cento degli episodi corrutivi avvenuti dal 2016 al 2019.
La tabella sulla spesa per regione ci dice che solo per due regioni si ha una conoscenza più diffusa della spesa (Emilia-Romagna al 51 per cento dei 726 milioni e Toscana al 54 per cento dei 924 milioni), mentre tutte le altre hanno dati molto bassi, con il picco della Liguria (3 per cento degli oltre 322 milioni) e Sardegna (7 per cento degli oltre 100 milioni). Dei 1,44 miliardi messi a bando dalla Lombardia, la regione più colpita dalla pandemia in termini di contagi e decessi, conosciamo soltanto il 22 per cento della spesa. Solo il 17 per cento dei 670 milioni nel caso del Piemonte, il 19 per cento dei 885,09 milioni per il Veneto, il 14 per cento dei 391 milioni della Campania, e il 10 per cento dei 155 milioni della Puglia.
La sussistenza di criticità nel settore sanitario è confermata da un’indagine conoscitiva condotta da Anac in relazione agli affidamenti di forniture di dispositivi di protezione nel periodo marzo-aprile 2020 che ha evidenziato come “gli affidamenti di forniture di mascherine abbiano presentato in circa un caso su due varie tipologie di criticità". In particolare, le criticità hanno riguardato il mancato rispetto dei tempi di consegna (32 su 52 segnalate), la qualità della fornitura (8 su 52), la quantità della fornitura (7 su 52) nonché il mancato rispetto del possesso dei requisititi di partecipazione (5 su 52).
Negli affidamenti per le forniture di mascherine a marzo-aprile, in 1 caso su 2 l'Anac ha riscontrato varie criticità
Significativo il fatto che di fronte a queste anomalie, gli enti pubblici non abbiamo preso provvedimenti nella quasi totalità dei casi: il ricorso all’applicazione di penali o di risoluzioni contrattuali si è verificato appena sette volte su 311. Mentre si è registrato un solo caso di segnalazione all’Anac di esclusione per mancato possesso dei requisiti, ovvero per grave inadempimento.
Difficile dire quanto la tolleranza o l'inerzia dei funzionari pubblici alle criticità nelle forniture sia giustificabile date le condizioni emergenziali, sia frutto di inefficienza, o sia invece la conseguenza di collusione sottobanco e di speculazione. "Di certo – si legge nel rapporto – mostra la sussistenza di gravi carenze nel sistema di controllo amministrativo interno agli stessi enti pubblici". Una lacuna che, rileva Anac, ha reso le opportunità di corruzione più allettanti durante la pandemia. A ciò vanno aggiunti altri due fattori: l’ampiezza delle “rendite” – in questo caso, l’esborso di prezzo superiore al valore di mercato nell’appalto – ricavabili grazie alla scelta pubblica e il grado di “discrezionalità” della scelta, ossia l’esercizio di un potere arbitrario, da parte del decisore pubblico, di determinare l’identità del beneficiario e l’ammontare.
Imprese interessate agli appalti, funzionari pubblici infedeli e criminalità organizzata: così mafie e colletti bianchi si spartiscono la sanità
Uno dei business più vulnerabili alla corruzione è quello delle mascherine, che fin da subito ha attirato l'interesse degli speculatori come dimostrato ad aprile dall'arresto di un imprenditore che aveva vinto una gara Consip da 253 milioni di euro: avrebbe dovuto consegnare in tre giorni 24 milioni di euro di mascherine, ma i dispositivi non erano – né sarebbero mai stati – nella sua disponibilità. Da allora non molto è cambiato. A ottobre, "documenti alla mano, si scopre che il business viene ancora in buona parte gestito secondo una logica dell’emergenza”: centinaia di aziende hanno ricevuto il via libera del ministero della Sanità con “un’autorizzazione in deroga rispetto alle procedure ordinarie”.
Dal primo lockdown non molto è cambiato: a ottobre, il business delle mascherine viene ancora in buona parte gestito secondo una logica emergenziale
È sufficiente un’autocertificazione accompagnata dai risultati di alcuni test di laboratorio per poter entrare nel mercato, gli eventuali controlli scatteranno solo a posteriori, tanto che tra le imprese che producono o importano mascherine, accanto a grandi gruppi industriali, si trovano “meccanici, gommisti, fabbriche di materassi o confezioni per gioielli”. Non solo. Nel dicembre 2020 la Guardia di finanza ha avviato accertamenti in relazione a un possibile reato di “traffico di influenze” relativo a un appalto per la fornitura di mascherine per 72 milioni di euro a un imprenditore, di cui 12 milioni sarebbero stati destinati come “commissione” a un mediatore: “L’impressione – prosegue il report – è quella di un sottobosco di persone ben inserite nei ministeri e con conoscenze da sfruttare che hanno cercato di cavalcare l’emergenza per trasformarla nell’occasione della vita”.
“L’impressione è quella di un sottobosco di persone ben inserite nei ministeri e con conoscenze da sfruttare che hanno cercato di cavalcare l’emergenza per trasformarla nell’occasione della vita” dossier InSanità - Libera e lavialibera
Dati che Luigi Ciotti, fondatore di Libera e del Gruppo Abele, definisce "impressionanti" lanciando un appello: "Bisogna non solo pensare 'mai più come prima!', ma trasformare il pensiero in impegno risanatore e rigeneratore, nella costruzione, il più possibile comune, di un mondo finalmente a misura di persona, di dignità e di vita". Lo scenario offerto da questo dossier sull’impatto della corruzione in ambito sanitario, "cioè sul prezzo pagato in termini di vite non salvate a causa dell’idolatria del denaro e del profitto – aggiunge Ciotti – non è che una conferma di come il Covid 19 abbia trovato terreno fertile in altri due virus storici di cui non ci si è mai abbastanza occupati in sede politica, economica e anche civile. Virus a cui troppi si sono assuefatti come se fossero ‘normali’, in una convivenza irresponsabile, distruttiva e, alla lunga, autodistruttiva. Parlo ovviamente della corruzione e delle mafie, i principali parassiti del bene comune, mali in combutta che da decenni, se non secoli, ledono il nostro tessuto sociale, la dignità, il lavoro e le speranze di tanti".
In questo contesto la trasparenza viene definita "essenziale, come mezzo attraverso il quale consentire un maggior controllo a tutti i livelli e rendere più difficili le infiltrazioni criminali". Non sembra andare in questa direzione il fatto che non si abbia traccia del 61 per cento dei quattordici miliardi messi al bando per far fronte alla crisi sanitaria, nonostante la normativa relativa alla trasparenza amministrativa – il decreto 33 del 2013, applicativo della legge sulla prevenzione della corruzione 190 del 2012 – affidi alla cittadinanza la responsabilità del “controllo diffuso”.
Nei primi sei mesi del 2019, l'Anac ha ricevuto dai whistleblower oltre 430 segnalazioni, di cui 35 relative al settore sanitario
Il ruolo dei cittadini, invece, si è rivelato fondamentale per scoperchiare casi di corruzione nella sanità. Così come sarà "cruciale per difendere da corrotti e corruttori le risorse europee previste dal Next Generation Eu (il pacchetto varato dal Consiglio europeo per la ripresa dell'economia dell'Unione che ha stanziato 750 miliardi di euro di cui 209 destinati al nostro Paese, ndr)", spiega Davide Del Monte, presidente di Transparency International Italia che oggi lancia una campagna destinata a tutti i cittadini italiani dal titolo Abbraccia la trasparenza. "L'obiettivo non può essere perseguito senza il supporto di una cittadinanza attiva, vigile e attenta, per cui sono necessarie misure di monitoraggio e partecipazione civica – dice Del Monte –. Tra le varie azioni che attiveremo nel 2021 ci saranno uno sportello per inviare segnalazioni, anche anonime, di reati relativi alla gestione dei fondi del piano Next Generation Eu, un progetto dedicato ai giornalisti di inchiesta per aiutarli a trovare e recuperare informazioni pubbliche, che tuttavia non vengono fornite".
Chi sono i whistleblower e perché il futuro dell'Italia dipenderà (anche) da loro
A questo proposito una menzione particolare merita la figura del whistleblower, cioè colei o colui che riporta una situazione di opacità a cui assiste sul luogo di lavoro prima che sia davvero corruzione, venendo tutelato nella sua riservatezza. Nei primi sei mesi del 2019, Anac ha ricevuto dai whistleblower oltre 430 segnalazioni, di cui 35 (ovvero l’otto per cento) si riferiva al settore sanitario. Sempre nel 2019, il servizio Allerta anticorruzione (Alac) di Transparency International Italia ha ricevuto sul settore sanità 13 segnalazioni. Inoltre, durante l'emergenza si è registrato il caso di una struttura ospedaliera costretta a ritirare una fornitura di dispositivi di protezione individuale non certificati e quindi non adeguati alla tutela del personale sanitario, grazie a una segnalazione fatta da un dipendente con il supporto di Transparency Italia. Anche Libera ha raccolto attraverso il suo servizio telefonico Linea Libera numerose segnalazioni sul tema corruzione e complessivamente le telefonate che riguardano la sanità sono state circa il 50 per cento.
Tra le tipologie di illeciti segnalati ce ne sono alcune ricorrenti: nomine irregolari, malagestione di reparti ospedalieri o strutture distaccate, appalti irregolari, “malasanità”, favori ai pazienti da parte dei medici, false invalidità, ospedalizzazioni irregolari, favori elettorali in cambio di prestazioni mediche.
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