
Dare un nome a chi muore in mare

Paolo ValentiRedattore lavialibera

5 marzo 2021
Le donne di mafia vivono una normalità paradossale, in bilico tra senso di appartenenza e non. Quando la loro conflittualità interiore deflagra e "prendono coscienza della condizione di minorità e della violenza subita, il conflitto che si genera può aprire spiragli verso possibilità di fuoriuscita", spiega Alessandra Dino, ordinario di Sociologia della devianza all’Università di Palermo. Che avverte: "Occorre agire prima che le mafie comprendano la pericolosità dell’attuale esclusione femminile e riconoscano alle donne spazi di partecipazione".
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Con i criptofonini, i clan della Locride gestivano il narcotraffico internazionale da San Luca, paese di tremila anime arroccato sull'Aspromonte jonico. Tramite il "denaro volante", sistema informale di trasferimento di valore gestito da cinesi, con contatti a Dubai, pagavano la droga ai cartelli sudamericani. Con il beneplacito dei paramilitari, tonnellate di cocaina partivano da Colombia, Brasile e Ecuador per poi raggiungere il vecchio continente grazie agli operatori portuali corrotti dei principali scali europei. L'ultimo numero de lavialibera offre la mappa aggiornata degli affari della 'ndrangheta, così per come l'hanno tracciata le ultime indagini europee, in particolare l'operazione Eureka