Aggiornato il giorno 27 maggio 2021
Una notte in cella, in stanze separate, senza cellulari e scarpe, videosorvegliati, sotto la luce continua e con la necessità di chiedere il permesso per andare a bere e al bagno. È ciò che ci è successo solo per aver documentato, la notte del 6 aprile scorso, il passaggio di un gruppo di otto migranti al confine alpino tra Italia e Francia, cinque afgani e tre iraniani. Siamo stati fermati dalla polizia di frontiera francese (Paf) poche centinaia di metri dopo aver varcato i limiti territoriali. I migranti sono stati perquisiti, interrogati e dopo quattro ore respinti in Italia. Noi fotogiornalisti, nonostante avessimo mostrato una lettera di collaborazione con un’associazione locale, il tesserino di iscrizione all’Associazione italiana reporter e fotografi, i nostri siti web e, addirittura, le fotografie scattate durante il passaggio, siamo stati accusati di essere trafficanti di esseri umani e trattenuti in custodia cautelare tutta la notte. Dopo 16 ore siamo stati rilasciati senza neanche una carta che attestasse lo stato di fermo.
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Siamo certi di aver vissuto un’intimidazione al giornalismo indipendente, ma altrettanto consapevoli che la nostra esperienza sia davvero poca cosa rispetto a ciò che tocca vivere ai migranti in cammino attraverso le frontiere europee. Secondo Medici per i diritti umani, 12mila persone hanno attraversato il confine tra Italia e Francia tra il 2017 e la prima metà del 2020. Sono passate dall’alta val di Susa, sul versante nord-ovest delle Alpi. Poi è arrivata la pandemia e le restrizioni agli spostamenti, ma i flussi migratori non si sono mai fermati. Decine di persone ogni giorno percorrono a piedi i sentieri che attraversano queste montagne per arrivare nei paesi di Montgenevre e Briancon, sul versante francese delle Alpi.
Provengono da due principali rotte migratorie, quella balcanica e quella del Mediterraneo centrale. Quale che sia l’origine, la destinazione e lo status giuridico, i migranti in transito sono qui per attraversare il confine. Costretti a farlo illegalmente, scelgono la notte, quando è più difficile essere visti, fermati e respinti dalla Paf. Ma con il rischio di perdere l’orientamento nei sentieri, con la neve e le temperature che arrivano a toccare i meno 10 gradi. Attraversare le montagne di notte è estremamente pericoloso.
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