
21 marzo a Milano: Libera e l'elenco delle vittime di mafie, una scelta complicata

Aggiornato il giorno 27 maggio 2021
Una notte in cella, in stanze separate, senza cellulari e scarpe, videosorvegliati, sotto la luce continua e con la necessità di chiedere il permesso per andare a bere e al bagno. È ciò che ci è successo solo per aver documentato, la notte del 6 aprile scorso, il passaggio di un gruppo di otto migranti sul confine italo-francese, cinque afgani e tre iraniani. Siamo stati fermati dalla polizia di frontiera francese (Paf) poche centinaia di metri dopo il confine. I migranti sono stati perquisiti, interrogati e dopo quattro ore respinti in Italia. Noi fotogiornalisti, nonostante avessimo mostrato una lettera di collaborazione con un’associazione locale, il tesserino di iscrizione all’Associazione italiana reporter e fotografi, i nostri siti web e, addirittura, le fotografie scattate durante il passaggio, siamo stati accusati di essere trafficanti di esseri umani e trattenuti in custodia cautelare tutta la notte. Dopo 16 ore siamo stati rilasciati senza neanche una carta che attestasse lo stato di fermo.
Diventare un lettore registrato de lavialibera.it non costa nulla e ha molti vantaggi. Avrai accesso a contenuti inediti dedicati e riceverai le nostre newsletter: ogni sabato la raccolta degli articoli della settimana e ogni prima domenica del mese un approfondimento speciale.
Registrati ora!Se sei già registrato clicca qui per accedere e leggere l'articolo