Ranya (Iraq), 26 novembre 2022. Mustafa Mina Nabi mostra la foto del figlio Zanyar, 20 anni, morto nel naufragio nel canale della Manica il 24 novembre 2021 (Foto Andrés Mourenza)
Ranya (Iraq), 26 novembre 2022. Mustafa Mina Nabi mostra la foto del figlio Zanyar, 20 anni, morto nel naufragio nel canale della Manica il 24 novembre 2021 (Foto Andrés Mourenza)

Hawala, una garanzia per migranti e trafficanti, una sfida per le autorità

Per arrivare in Europa dal Medio Oriente, molti migranti pagano i loro trafficanti usando un sistema antico, l'hawala, che le autorità europee non riescono a tracciare e fermare. Un'inchiesta internazionale condotta da sei giornalisti, cui ha partecipato anche lavialibera, tenta di far luce su questo sistema

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

17 aprile 2023

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di Andrea Giambartolomei, Elena Ledda, Andrés Mourenza (El País), Iliana Papangeli (Solomon), Priyanka Shankar ed Emma Yeomans (The Times)

Per un migrante in partenza dal Medio Oriente verso l’Europa è una garanzia: i suoi soldi non saranno rubati; lui o lei pagherà soltanto una volta raggiunta la meta prevista, e se dovesse morire la sua famiglia potrà riavere una parte del denaro. Per i trafficanti di migranti, invece, il metodo permette di nascondere i propri guadagni alle autorità. Per polizia, magistratura e autorità antiriciclaggio europee è una sfida: è un sistema difficile da indagare. È l’hawala, un antico metodo di trasferimento di denaro ancora in uso nel Medio Oriente e non solo, un tempo utilizzato dai mercanti sulle lunghe rotte commerciali come la Via della seta per evitare di portare con sé grosse quantità di denaro e di subire rapine. Un’inchiesta giornalistica condotta da sei giornalisti in Turchia, Gran Bretagna, Spagna, Grecia, Francia e Italia tenta di illustrare questo meccanismo molto utilizzato sulle rotte migratorie verso l’Unione europea e il Regno Unito, e per questo “attenzionato” dalle autorità europee negli ultimissimi anni.

Tra Francia e Gran Bretagna

Nel Regno Unito sono aumentati gli sbarchi di migranti che attraversano la Manica a bordo di un gommone: 8.631 nel 2020, 28.526 nel 2021, 45.755 nel 2022

Grande-Synthe si trova alla periferia di Dunkerque, città portuale della Francia che si affaccia sulla Manica. Qui molti migranti si accampano alla meglio nell’attesa dell’occasione buona per attraversare il canale a bordo di un gommone. Dal 2018 a oggi, sempre più persone – soprattutto iraniane, afghane, irachene e siriane – hanno usato questo metodo per raggiungere le coste britanniche: dalle 8.500 del 2020 si è passato alle oltre 28mila nel 2021 e alle oltre 45mila nel 2022, secondo i dati del governo inglese.

Molte persone hanno pagato il loro viaggio, organizzato da reti di trafficanti, lasciando nel proprio villaggio di partenza, o a Istanbul, il denaro a una persona di fiducia. Questa viene definita hawaladar, ossia colui che pratica l’hawala. Spesso si tratta di cambiavalute, a volte di gestori di ristoranti, caffè o negozi di telefonia. Lavorano in rete con altri. La loro forza si basa sulla fiducia e sulla reputazione. “A ogni confine che attraverso, invio a mio padre un messaggio WhatsApp con la mia posizione e lui avvisa il nosinga (una parola curda che significa ufficio e indica la figura dell’hawaladar, ndr) in modo che i pagamenti possano essere effettuati al trafficante”, spiega Aisha (nome di fantasia, ndr) arrivata con le sue due figlie piccole dall’est del Kurdistan iracheno, dove lavorava come giornalista e dove ha avuto problemi per via del suo lavoro. Vuole raggiungere il marito, che è già nel Regno Unito in attesa di ottenere lo status di rifugiato. Un volo l’ha portata dall'Iraq a Istanbul e poi ha percorso la rotta balcanica. Finora il viaggio è costato 4.500 euro per loro tre, e lei prevede di spenderne altri 1.500-2.000 per raggiungere il Regno Unito in barca. Suo padre ha pagato il viaggio tramite un hawaladar.

Ventenni morti del naufragio nella Manica. I genitori cercano giustizia

Le partenze dal Kurdistan iracheno

"È un sistema basato sulla fiducia, su un patto. Quando mio figlio arrivava a una certa tappa, telefonava all’intermediario e dava l’ok al trasferimento. Qui è una società tribale, ci conosciamo tutti e l’hawaladar non si rovinerebbe la reputazione perché è la sua attivitàMustafa - Padre di Zanyar Mustafa Mina, vittima del naufragio nella Manica del 24 novembre 2021

A un hawaladar aveva lasciato quasi 12mila dollari (11mila euro), ricavati dalla vendita di terreni e dell’auto di famiglia, il padre di Zanyar Mustafa Mina. Vent’anni, Zanyar non vedeva prospettive nella sua terra e così ha provato ad andare in Europa. Il 21 settembre 2021 è partito con un visto turistico per la Turchia e un volo fino a Istanbul. Da qui si è imbarcato verso l’Italia, da cui poi è arrivato in Francia. Arrivato vicino Dunkerque, ha ritrovato due amici con cui aspettare la buona occasione per raggiungere il Regno Unito a bordo di un gommone. Costo: 2.500 sterline (circa 2.800 euro), pagati sempre tramite un hawaladar. Dopo alcuni tentativi, sono riusciti a partire, ma il 24 novembre il loro Zodiak è affondato e, nonostante le telefonate ai soccorsi, né Francia né l’Inghilterra sono intervenute. Lui e una trentina di migranti sono morti. A un anno dalla scomparsa del figlio, nel pomeriggio di sabato 26 novembre 2022, suo padre Mustafa ci accoglie nella sua casa a Zurkan, zona est del Kurdistan iracheno a quasi un’ora dal confine con l’Iran. È un peshmerga (un militare curdo) che ha combattuto insieme alle forze occidentali contro l’Isis e, oltre a raccontarci la storia di Zanyar, ci aiuta a ricostruire la catena: “In Turchia puoi trovare un buon trafficante – premette –. Abbiamo dato 12mila dollari a un hawaladar, che li avrebbe tenuti e avrebbe pagato il trafficante una volta arrivato. È quest’ultimo a dire all’hawaladar a chi mandare i soldi. È un sistema basato sulla fiducia, su un patto. Quando mio figlio arrivava a una certa tappa, telefonava all’intermediario e dava l’ok al trasferimento. Qui è una società tribale, ci conosciamo tutti e l’hawaladar non si rovinerebbe la reputazione (tradendo la fiducia di chi deposita il denaro, ndr) perché è la sua attività”.

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Il meccanismo della hawala nei viaggi dei migranti

Il sistema funziona così. Una volta raggiunta la meta, il migrante darà l’ok all’intermediario affinché il suo denaro sia trasferito al trafficante, ma non con un semplice bonifico bancario o un sistema money transfer: i soldi non si muovono quasi mai, si opera per compensazione di crediti e debiti. L’hawaladar A contatterà un hawaladar B dicendo di consegnare una certa somma a chi mostrerà un codice stabilito all’inizio. Il trafficante mostrerà il codice all’hawaladar B, che consegnerà i contatti. Tra A e B si sarà creato un debito che potrà essere compensato da altre transazioni, per esempio se B dovesse inviare denaro nella zona di A. A un certo punto, se resta una differenza tra le somme, si farà un trasferimento tramite banca o money transfer, ma le cifre saranno esigue e le tracce nel sistema finanziario minime.

I pericoli del viaggio non fermano le speranze di una vita migliore. Seduti sotto un gazebo nella piazza del mercato di Ranya, nel Kurdistan iracheno, protetti dalla pioggia incessante, la sera di sabato 26 novembre del 2022 alcuni giovani guardano la partita dei mondiali di calcio tra Argentina e Messico bevendo latte caldo con miele abbondante. Uno di loro si lamenta, da tre giorni non guadagna niente perché non riesce a fare trasporti con il suo quad, un quadriciclo fuoristrada, e pensa seriamente di andare in Europa. Partire sembra facile. In quella stessa piazza ci sono alcune agenzie di viaggio. “Vengono qui e ci chiedono come fare. Noi li aiutiamo a ottenere un visto per la Turchia e poi partono”, spiega Sherko (nome di fantasia, ndr), gestore di un’agenzia. Lui ha i contatti con alcune persone fidate: “Non sempre i trafficanti mantengono le promesse. L’hawaladar è un filtro, serve a non perdere il tuo denaro”.

Istanbul, la centrale dei traffici

Se non si arriva al trafficante tramite il passaparola, su Telegram si possono trovare gruppi che reclamizzano i viaggi organizzati da trafficanti. Fingiamo di voler far arrivare un familiare nel Regno Unito o in Belgio e, grazie ai traduttori, proviamo a ottenere qualche informazione. C’è chi organizza viaggi lungo la rotta dei Balcani a piedi, in auto o in camion, o chi trova delle vie attraverso la Bielorussia e, di qui, verso la Polonia e la Germania (leggi gli articoli sulla crisi al confine con la Bielorussia). Su un gruppo, gestito da persone con utenze telefoniche irachene, spiegano che “l’organizzazione dei viaggi comincerà a febbraio o marzo, quando miglioreranno le condizioni meteo”, risposta confermata anche da un gestore dopo averlo contattato in privato. Quest’ultimo dà anche alcune informazioni sul pagamento: a Istanbul il denaro può essere depositato in un’agenzia, di cui ci fornisce nome e indirizzo.

Si trova vicino una delle arterie principali di Aksaray, un quartiere centrale della città dove si possono trovare molti intermediari, però quando lo visitiamo, i gestori dicono di non praticare l’hawala, ma di appoggiarsi ai circuiti di money transfer e di dedicarsi ad altre attività. Chiediamo ragguagli all’organizzatore del falso viaggio del nostro familiare e lui conferma che il posto dove depositare i soldi prima di partire è quello. Ma l’hawala è basata sulla fiducia e trovare un’agenzia dove depositare il denaro per il viaggio è un’impresa. Serve qualcuno che ci introduca. A volte sono i trafficanti stessi ad andare in questi uffici col migrante in attesa di partire: “Questi uffici sono conosciuti da tutti, anche dallo Stato. Quando ho lavorato come trafficante, nessuno li ha infastiditi perché tutti si fidano di loro. E quando qualcuno è fidato, non viene perseguito. Se succede qualcosa, la polizia va dietro ai trafficanti, non agli uffici”, spiega Samir, un ex trafficante.

Lungo le rotte si incontrano trafficanti, ma anche persone ordinarie disposte a tutto

Le indagini europee contro i trafficanti di migranti

"Il metodo più comune per il trasferimento di fondi, spesso contanti, generato dal traffico di migranti da una giurisdizione all’altra è l’hawala (...). Rende molto complesso, per le unità di informazione finanziaria e le agenzie di contrasto, realizzare analisi finanziarie e indagini”.Gruppo di azione finanziaria - Organismo intergovernativo antiriciclaggio

Diverse inchieste sulle organizzazioni di trafficanti, portate avanti dalle forze di polizia in Grecia, Italia, Germania, Francia e altri Stati, hanno fatto emergere l’utilizzo dell’hawala nell’ambito delle migrazioni in Europa. In Italia, la polizia economica-finanziaria della Guardia di finanza di Lecce, guidata dal tenente colonnello Giulio Leo, ha arrestato alcuni uomini accusati di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nell’ambito dell’inchiesta “Astrolabio”. Secondo una relazione del Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata (Gico) della Finanza, comandato dal capitano Alfredo Iannace, le agenzie in cui si pratica l’hawala “fungono anche da “agenzie” di reclutamento dei migranti desiderosi di raggiungere l’Europa. Sono le medesime agenzie a mettere in contatto i migranti con i trafficanti (...). È solo il buon esito del trasferimento dei migranti a garantire all’hawaladar la riscossione delle percentuali sui compensi spettanti ai trafficanti”. Inoltre, “per le organizzazioni criminali il sistema offre molteplici vantaggi, quali la rapidità nelle transazioni (6 -12 ore), costi ridotti del servizio (pari al 2-5%), semplicità di accesso, possibilità di raggiungere aree geografiche remote e, soprattutto, totale anonimato delle transazioni e mancanza di obblighi (tra cui l’assenza dell’obbligo di identificazione della clientela e di registrazione delle operazioni)”.

Europol (l’Ufficio europeo di polizia, ndr) ha dedicato diverse indagini sul riciclaggio di denaro incentrate sull'uso criminale di hawala, ma poiché in una rete di questo tipo non esiste un flusso diretto di denaro/valore tra mittente e destinatario, per le forze dell’ordine rintracciarlo è praticamente impossibile”, ha detto il 21 luglio 2020 il commissario europeo Valdis Dombrovskis rispondendo a un’interrogazione parlamentare e specificando che “la portata esatta” dell’hawala nell’Unione europea “non è nota”. Fonti dell’Europol, che ha partecipato ad alcune indagini, spiegano che “i ‘broker’ non si rivolgono soltanto ai trafficanti di migranti, ma offrono i loro servizi a un’ampia gamma di criminali. Le fasi finanziarie delle transazioni possono aiutare a identificare i beneficiari di questo crimine”.

Fino a pochi anni fa, l’attenzione sull’hawala era legata alla lotta al terrorismo islamico. Di recente le autorità europee e internazionali stanno dedicando sempre più attenzione all’uso dell’hawala connesso al traffico di migranti. A ottobre 2022 il tema è stato discusso a quella che è stata definita dai suoi organizzatori, l’Agenzia europea di cooperazione della giustizia penale (Eurojust), come la “più grande riunione di sempre di magistrati che indagano sul traffico di migranti”. Pochi mesi prima, nel marzo dello stesso anno, il Gruppo di azione finanziaria (Gafi o Fatf), l’organismo intergovernativo che definisce e promuove strategie anti-riciclaggio, aveva pubblicato un rapporto sui flussi finanziari generati dal traffico di migranti. Come si legge nel documento che presenta le priorità della presidenza, a Germania, presidente di turno dell’organizzazione nel biennio 2020-2022, aveva stabilito di porre attenzione al riciclaggio dei “guadagni significativi” dei trafficanti, le cui attività “spesso hanno un terribile costo umano, poiché migliaia di persone muoiono durante viaggi pericolosi o si ritrovano nelle mani di contrabbandieri criminali”. Nel rapporto, pubblicato nel marzo 2022, si documenta che “il metodo più comune per il trasferimento di fondi, spesso contanti, generato dal traffico di migranti da una giurisdizione all’altra è l’hawala” e questo “rende molto complesso, per le unità di informazione finanziaria e le agenzie di contrasto, realizzare analisi finanziarie e indagini”.

Le cautele degli esperti

“È un meccanismo di salvaguardia e questa è la cosa più importante nell’uso dell’hawala nel traffico di migranti, perché ho sentito di molti casi di trafficanti che, una volta ottenuto il denaro, non hanno portato la persona a destinazione”Gözde Güran - Sociologa economica esperta di migrazioni

Se è vero che un sistema con queste caratteristiche può prestarsi bene alle attività di chi opera fuori dalla legge, alcune esperte consultate mettono in guardia: “Dobbiamo stare attenti a non presentare l’hawala come un'attività criminale”, spiega Claire Healy, coordinatrice dell'Osservatorio sul traffico di migranti dell’Ufficio delle Nazioni unite sulla droga e il crimine (Unodc), attualmente impegnato in un’ampia ricerca sull’abuso del sistema hawala da parte dei trafficanti di migranti nell'ambito di un progetto più ampio che riguarda anche il traffico di oppiacei. L’esperta parla di abuso perché in alcune aree l’uso non è illecito, dipende dagli scopi. “Molti migranti e rifugiati usano l'hawala perché il loro status di immigrazione è irregolare, e quindi non possono accedere a trasferimenti di denaro e banche”, aggiunge. Inoltre “gli hawaladar possono fornire una fonte di protezione e una garanzia, in quanto è un sistema basato sulla fiducia. L'hawaladar non rilascerà il pagamento al trafficante a meno che il migrante o il rifugiato non arrivi sano e salvo alla destinazione prevista”. Gözde Güran, sociologa economica esperta di migrazioni e assistant professor alla Georgetown University che ha studiato a fondo l’uso della hawala all’interno nella popolazione siriana, aggiunge: “È un meccanismo di salvaguardia e questa è la cosa più importante nell’uso dell’hawala nel traffico di migranti, perché ho sentito di molti casi di trafficanti che, una volta ottenuto il denaro, non hanno portato la persona a destinazione”.

Healy conferma che c'è un grande interesse da parte delle autorità europee, così come dei governi di altre regioni, nel comprendere il sistema e misurare il flusso di denaro. “Capisco che i governi siano preoccupati per le persone non registrate che effettuano trasferimenti di denaro, perché questo non si adatta ai paradigmi di sicurezza e di sorveglianza e non sono in grado di tracciare questi flussi, anche di somme significative – sostiene Güran –. Tuttavia in molti contesti è l’unico sistema che la gente conosce perché non c’è altro modo per pagare i fornitori o finanziare qualsiasi tipo di operazione".

È un mattino freddo e umido nel campo profughi a La Grande-Synthe, Dunkerque. Un giovane curdo iraniano, che vuole rimanere anonimo perché è in attesa del suo permesso di soggiorno in Francia, ha chiara la soluzione al problema. “L'Unione europea dovrebbe agire per cambiare questa situazione concedendo più visti. Anche se (le autorità, ndr) provassero a combattere l'hawala, le persone troveranno comunque un modo per varcare i confini”.

***

L’inchiesta è stata realizzata grazie al sostegno economico di Journalismfund Europe e Ij4Eu Fund

È stata pubblicata anche su El Paìs (prima parte e seconda parte) e Solomon (in inglese e in greco)

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