30 aprile 2020
Basta fare una passeggiata fra i monti disboscati del Triveneto per capire che l'ondata di maltempo che ha colpito l'Italia a fine ottobre 2018 non è solo un brutto e lontano ricordo. Dalle foreste dei violini, dove si racconta che Stradivari fosse solito aggirarsi alla ricerca degli abeti perfetti, non è rimasto quasi nulla. Sicilia e Calabria hanno pagato il prezzo più alto in termini di vittime. Con 17 regioni in stato di emergenza, quello del 2018 è stato uno degli eventi meteo-climatici più disastrosi degli ultimi anni, le cui conseguenze si faranno sentire ancora a lungo: i finanziamenti per farvi fronte dovranno prolungarsi almeno fino al 2021.
Secondo Fausto Guzzetti, direttore del Cnr-Irpi, si tratta di "un bilancio pesante, specialmente perché le persone spesso perdono la vita in circostanze evitabili". Ciò che è accaduto è conseguenza del "dissesto idrogeologico", ovvero l'insieme di fenomeni naturali che implicano un'interazione tra acqua e suolo che si manifesta in esondazioni, frane, valanghe ed erosione costiera. Fenomeni naturali, certo, ma accentuati dal cambiamento climatico e dall'azione dell'uomo come il crescente consumo di suolo o l'abusivismo.
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Dal 1998 al 2018 sono stati programmati 5.661 interventi per una spesa complessiva di 5.640 miliardi di euro con oltre 2.4 miliardi di euro disponibili per i cantieri non spesi
Nonostante l'elevato rischio idrogeologico a cui è esposta l'Italia, manca un approccio sistemico al problema. Continuano a pesare l'inadeguatezza delle procedure, l'assenza di controlli, il mancato scambio di informazioni tra Stato e Regioni e la frammentazione dei dati disponibili.
Secondo la Corte dei conti i principali nodi sono "lo scarso utilizzo delle risorse e l'incapacità delle misure previste di risolvere problemi strutturali del territorio al di fuori di un approccio emergenziale". Dall'ultima relazione sul Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico emerge che alle Regioni è stato erogato solo il 19,9 per cento delle risorse. Una situazione sconfortante, soprattuttto se si considera che rispetto all'indagine del 2015 "il quadro complessivo delle problematiche risulta immutato".
Il piano ProteggItalia ha stanziato: 10.853 miliardi di euro per il triennio 2019-2021 a disposizione di Regioni ed Enti locali, di cui 3.124 miliardi per far fronte all'emergenza dell'ottobre 2018
Anche il ProteggItalia, il piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico approvato a febbraio 2019, presenta diversi problemi. Secondo Legambiente, è carente poichè non riene conto del cambiamento climatico nella progettazione degli interventi e non affronta la necessità di uno stop al consumo di suolo, che pure nel nostro Paese è passato dal 2,7 per cento degli anni Cinquanta al 7,64 per cento del 2018. Una percentuale che sale all'86,83 per cento se raffrontata al suolo utile. Solo una pianificazione a lungo termine, sistemica e che agisca a livello preventivo può invece garantire risultati sufficienti nella lotta al dissesto idrogeologico.
Da lavialibera n° 2 marzo/aprile 2020
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